Approvata in Portogallo la legge sull’eutanasia, lo scorso 29 gennaio il Parlamento di Lisbona ha approvato una legge della Repubblica condivisa con la compagine governativa, confermata in seguito dopo che era stata respinta una proposta di referendum abrogativo.
Un impianto legislativo sempre più liberale
Il Portogallo prosegue dunque nel suo percorso in direzione di un impianto legislativo sempre più liberale in termini di vita e fine vita. Il varo da parte dei rappresentanti del popolo eletti segue gli altri fondamentali passaggi epocali che hanno segnato l’esistenza di uno dei Paesi europei maggiormente caratterizzati dalla partecipazione religiosa della gente. Come l’aborto, che venne legalizzato nel 2007 e, otto anni dopo, nel 2015,in carica, la cui legge che regolamentava la disciplina subì delle modifiche in senso restrittivo a causa delle politiche dell’allora esecutivo di centrodestra in carica. Tuttavia, l’anno seguente, insediatosi un nuovo governo, stavolta di centrosinistra, la materia era stata interessata da una nuova liberalizzazione.
L’iter parlamentare
La legge sull’eutanasia è stata approvata con 136 voti a favore e 78 contrari, si tratta del coronamento del progetto sviluppato nel Paese attraverso la presentazione nel 2020 di cinque proposte di legge, successivamente unificate in un’unica.
Il 23 ottobre scorso il Parlamento di Lisbona aveva respinto l’iniziativa intrapresa da alcuni promotori di un referendum per la depenalizzazione o meno dell’eutanasia. Se la consultazione fosse stata autorizzata, secondo i promotori sulla scheda referendaria ai votanti sarebbe stato sottoposto il seguente quesito: «Siete d’accordo che uccidere un’altra persona su vostra richiesta o aiutarla a suicidarsi dovrebbe continuare a essere punibile penalmente in qualsiasi circostanza?»
Verso l’entrata in vigore
A questo punto la normativa sull’eutanasia verrà vagliata dal Presidente della Repubblica, che potrà o promulgarla, o porvi il veto e quindi rinviarla all’Assemblea perché questa la confermi con un ulteriore voto, oppure inviarla alla Corte costituzionale affinché essa si pronunci in merito.
Qualora la legge superasse positivamente il vaglio presidenziale il Portogallo sarebbe il quarto paese in Europa a prevedere nel proprio ordinamento giuridico una normativa in materia di eutanasia, affiancandosi a Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Il testo di legge presentato dalla parlamentare socialista Isabel Moreira, approvato successivamente in Aula, i cittadini portoghesi in «una situazione di estrema sofferenza, presentando lesioni irreversibili o perché affetti da malattia incurabile, possono ricorrere a tale pratica di morte. La richiesta deve essere convalidata da diversi medici e da uno psichiatra, per fugare ogni dubbio sulla scelta libera e cosciente del paziente, che la dovrà poi reiterare in presenza di testimoni nel suo ultimo giorno di vita».
La dura reazione del clero
Una volta entrata in vigore, la legge permetterà la pratica dell’eutanasia nelle strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale e in altri luoghi che presentino le condizioni cliniche necessarie e i comfort adeguati.
Durissima la reazione del clero lusitano, in una nota emessa dalla locale conferenza episcopale, i vescovi, oltre a esprimere «tristezza e indignazione», hanno associato la pratica eutanasica alla particolare drammatica fase vissuta in questi mesi dal Portogallo, particolarmente colpito dalla pandemia di coronavirus.
«Una tristezza e indignazione – essi affermano – aggravate dal fatto che si sta legalizzando una forma di morte provocata nel momento del massimo picco di una pandemia mortale, nella quale tutti noi vogliamo sforzarci di salvare il maggior numero di vite, accettando restrizioni su libertà e sacrifici opportunità economiche senza pari».