Oltre duecento militari della Guardia di Finanza, coordinati dal Comando provinciale del Corpo di Napoli e supportati dai loro colleghi di Salerno, Caserta, Catania, Torino e Varese, hanno eseguito venti misure di custodia cautelare (dieci in carcere e dieci agli arresti domiciliari) emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale della città partenopea, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
L’attività d’indagine è stata condotta dal Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata (GICO) e ha avuto a oggetto un traffico di sostanze stupefacenti sulla rotta che dalla Colombia, attraverso la Spagna, giungeva dapprima in Italia per poi venire portata a Malta, luogo dove veniva spacciata.
Nel corso delle loro attività investigative, le Fiamme gialle hanno individuato tre gruppi criminali attivi nel Napoletano, aventi anche diramazioni all’estero.
Un’articolata organizzazione criminale
Destinatari dei provvedimenti della magistratura sono persone ritenute appartenenti a tre distinti gruppi dediti al narcotraffico, che avevano le loro basi operative a Torre Annunziata e nei quartieri napoletani di Scampia e Secondigliano.
Il primo di essi è riconducibile alla famiglia Genovese, ritenuto dagli investigatori quale principale promotore del sodalizio criminale. Si tratta di un’aggregazione della quale sono risultati partecipi anche soggetti noti alle forze dell’ordine e alla magistratura per il loro storico coinvolgimento nel traffico di stupefacenti, persone già coinvolte in precedenti vicende giudiziarie relative a filoni di indagine sugli affari illeciti posti in essere col clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata.
Nella prima fase delle indagini è emerso che Genovese Franco aveva acquistato due partite di hashish del peso di oltre cento chilogrammi da Intagliatore Savino, droga che è stata successivamente inviata dapprima in Sicilia, a Bonaccorsi Agatino, quindi, imbarcatala a Pozzallo, nell’isola di Malta, luogo dove uno dei sodali dell’organizzazione, Esposito Geremia, si occupava dell’immissione e la distribuzione su quella piazza di spaccio estera che, almeno fino all’inizio della pandemia di coronavirus, soddisfava il fabbisogno espresso sia dai consumatori maltesi che dei numerosi turisti che solitamente affollano le isole maltesi durante la lunga stagione estiva.
Al gruppo Genovese veniva inoltre attribuito un carico di quaranta chili del medesimo stupefacente sequestrato in Calabria, a Villa San Giovanni, droga che, unitamente a numerose munizioni per armi da fuoco, era in procinto di essere fatta pervenire in Sicilia per il successivo trasferimento a Malta.
Abili «broker della droga»
Parallelamente, l’attenzione degli investigatori si è concentrata su un secondo gruppo, formato dalle famiglie Manzi e Dannier, attive nei quartieri napoletani di Scampia e Secondigliano. I Dannier risultano storicamente inseriti nel panorama del narcotraffico e vengono ritenuti vicini ai clan Di Lauro e Caldarelli, quest’ultimo presente alle Case Nuove.
Le indagini del GICO avrebbero evidenziato la particolare specializzazione di alcuni elementi di spicco del clan Dannier, rivelatisi abili «broker» della droga, anche in virtù delle numerose referenze vantate presso i “cartelli” spagnoli del narcotraffico, oltreché tra diversi affiliati a clan camorristici del Napoletano.
Determinanti per il loro business sarebbero stati i frequenti contatti che essi avevano stabilito e mantenuto con diverse organizzazioni criminali, tra le quali i citati clan camorristici Di Lauro e Caldarelli, dai quali si sarebbero riforniti di stupefacenti.
Complessivamente, nel corso di questa lunga indagine sono stati sequestrati 576 chilogrammi di hashish, 11 di cocaina e 166.360 euro in contanti, numerosi orologi di pregio (marca Rolex, Patek Philippe, Tudor) e strumenti per la pesatura degli stupefacenti.
Il valore della droga sequestrata nel corso dell’intera operazione, qualora fosse stata immessa nelle piazze di spaccio avrebbe fruttato oltre otto milioni di euro.
Il narcotraffico con la Colombia
Parallelamente agli eventi sopra descritti, all’esito delle indagini condotte emerse anche che Montella Vincenzo di Torre Annunziata, stava coordinando il trasporto di una imprecisata partita di hashish, attraverso due suoi emissari in Spagna, persone che poi avrebbero dovuto fungere da corrieri.
L’immediato approfondimento investigativo ha però consentito di pervenire al sequestro di 294 chili di hashish, operazione effettuata a Genova, nonché all’arresto, in flagranza di reato dei due responsabili.
Successivamente venivano identificati i presunti principali promotori del traffico illecito, nelle persone del Montella medesimo, nonché di Manzi Armando e di due membri della famiglia Dannier, Tullio e Adolfo, quest’ultimo soprannominato «Falco».
La perdita economica conseguente a tale sequestro avrebbe ben presto portato alla fine del sodalizio criminale in atto tra Manzi Armando e la famiglia Dannier, che tuttavia, anziché desistere dalla perpetrazione degli specifici reati, si adoperavano, al fine di perfezionare, attraverso l’adozione di metodologie operative diverse, nuove importazioni di droga dall’estero.
Emerge dunque il notevole spessore criminale dell’organizzazione, in quanto potenzialmente in grado di effettuare il trasferimento di una partita di cocaina dal Sudamerica all’Italia. Il carico avrebbe dovuto essere caricato al porto di Buenaventura (Colombia) all’interno di un container diretto ad Algeciras (Spagna), dove il clan napoletano poteva fare affidamento sulla complicità di operatori portuali infedeli incaricati del recupero della droga. Una operazione che però non ha avuto esito positivo a causa di problemi di natura logistica insorti in seno all’organizzazione.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno consentito inoltre di identificare nel Cuccia Carlo, un giovane originario della provincia di Varese, il principale collaboratore in Italia dei fornitori di droga spagnoli.