CINA, Vaticano. Taiwan e questione dei vescovi

L’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede risponde alla chiamata del Papa per aiutare i senzatetto di Roma a combattere il freddo. Intanto, riguardo alla questione della nomina dei vescovi nella Repubblica Popolare, il cardinale segretario di Stato vaticano Parolin ha ribadito alla stampa che la Santa Sede persegue la «politica dei piccoli passi»

All’Angelus del 24 gennaio il pontefice aveva pregato per Edwin, un clochard morto di freddo non lontano dalla basilica di San Pietro. L’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede, come già aveva fatto altre volte, ha risposto prontamente alla preghiera del Papa indirizzata a coloro i quali possono aiutare i senzatetto di Roma a combattere il freddo.

Così, Taipei ha donato cinquanta Winter Blessing Bags, le cosiddette “borse di benedizione invernale” e le ha distribuite ai senzatetto intorno San Pietro. Le borse contengono scalda collo, scalda mani, mascherine chirurgiche e una mascherina di stoffa lavabile, barrette di cereali, gel disinfettante per le mani.

In precedenza, prima i partire per una visita ufficiale nel Camerun, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, rivolgendosi ad alcuni giornalisti francesi era tornato sulla questione della nomina dei vescovi nella Repubblica Popolare cinese, sottolineando come di essa se ne sia parlato tanto.

«Noi abbiamo scelto – ha quindi aggiunto il cardinale segretario di Stato – e ancora più sotto impulso di Papa Francesco, la politica dei piccoli passi, tenendo conto che l’accordo sulla nomina dei vescovi non è un accordo per risolvere tutti i problemi che si trova ad affrontare la Chiesa in Cina, ma per migliorare la situazione».

Parolin si è dunque congedato dalla stampa rammentando che: «Non si ha la pretesa di concludere la situazione, è un seme che speriamo, con la grazia di Dio e la buona volontà, che possa crescere e portare frutto. Ci vuole tanta pazienza».

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