Da oggi in Myanmar tutti i poteri sono nuovamente nelle mani di una giunta militare, stavolta presieduta dal generale Min Aung Hlaing, comandante in capo delle forze armate. Nel Paese asiatico che una volta si chiamava Birmania l’esercito non ha mai esitato a reprimere brutalmente le proteste dei suoi oppositori.
In un comunicato emesso dopo la presa del potere, la giunta ha dichiarato l’imposizione dello stato di emergenza della durata di un anno e che, in seguito, verranno indette nuove elezioni «libere e regolari» per consentire il trasferimento dei poteri nuovamente ai civili. L’ex generale Myint Swe, uno dei due vicepresidenti, ricoprirà la carica di presidente ad interim.
I militari denunciavano da diverse settimane presunte irregolarità avvenute nel corso delle elezioni legislative che hanno avuto luogo in novembre, nelle quali si era affermato in modo schiacciante della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), partito politico del premio Nobel San Suu Kyi. I militari affermano di aver scoperto casi di frode elettorali.
Gli arresti sono avvenuti poco prima della riunione inaugurale del parlamento birmano insediatosi di recente.
Dopo il colpo di stato, l’ormai ex capo del governo Aung San Suu Kyi ha esortato il popolo birmano a «non accettare» la presa del potere da parte della giunta militare.
«Esorto la popolazione a non accettarlo, a rispondere e a protestare con tutto il cuore contro il colpo di Stato »: ha ella fatto sapere mediante una dichiarazione diffusa dal suo partito, secondo quanto riportato dalla BBC.
In giornata l’ambasciata degli Stati Uniti d’America ha diffuso un’allerta sicurezza a causa della «potenziale rivolta civile e politica in Birmania», aggiungendo che Washington sta «continuando a monitorare la situazione».
Ferma la condanna del golpe da parte delle maggiori istituzioni internazionali. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha espresso la ferma posizione di condanna per l’arresto da parte dei militari di Aung San Suu Kyi e di altri leader politici birmani. Con «la dichiarazione del trasferimento di tutti i poteri legislativi, esecutivi e giudiziari ai militari – ha egli commentato -, questi sviluppi sono un duro colpo per le riforme democratiche nel Paese».
L’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha chiesto invece il rilascio immediato delle persone arrestate, aggiungendo che: «I risultati elettorali e la costituzione devono essere rispettati, perché il popolo birmano vuole la democrazia e l’Unione europea è con loro».
Dalla Casa Bianca confermato il forte appoggio alle istituzioni democratiche della Birmania, «in coordinamento con i nostri partner nell’area, chiediamo alle forze armate e a tutte le altre parti in causa di aderire alle norme democratiche e di rilasciare i detenuti». Il presidente Joe Biden è stato informato sugli, gli Usa sono allarmati” dalle informazioni che arrivano dal Paese del sudest asiatico «e si oppongono a ogni tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o impedire una democratica transizione».
Ursula Von der Leyen chiede la restaurazione del governo legittimo a Rangoon: «Condanno fermamente il colpo di stato in Birmania. Deve essere restaurato il legittimo governo civile, in linea con la costituzione del Paese e le elezioni di novembre. Chiedo il rilascio immediato e incondizionato di tutti i detenuti».
Da Roma la Farnesina in un proprio comunicato stampa ufficiale ha reso noto che: «L’Italia condanna fermamente l’ondata di arresti in Myanmar e chiede l’immediato rilascio di Aung San Suu Kyi e di tutti i leader politici arrestati. La volontà della popolazione è chiaramente emersa nelle ultime elezioni e va rispettata. Siamo preoccupati per questa brusca interruzione del processo di transizione democratica e chiediamo che venga garantito il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».