Il coltello, che, beninteso, è nelle mani delle cosiddette Big Pharma, «gira nella ferita» provocata in tutto il mondo dalla pandemia. Non si tratta altro che di uno degli esempi degli effetti di un fenomeno, la globalizzazione, che per venti anni è andato avanti senza venire governato.
«Ma questo vuol dire – ha sottolineato Baldassarri – che tutto è dominato dal potere monopolistico delle multinazionali», questo in assenza di un «governo del Mondo» che possa stabilire forme di regolamentazione e bilanciamenti.
Questo non vale soltanto per i vaccini in questa devastante pandemia, ma anche per tutti i farmaci protetti da un brevetto o un esclusiva, per la posizione di dominio assoluto dei giganti della logistica che distribuiscono le merci (come ad esempio Amazon) e così via.
Ora, ha evidenziato l’economista nel corso dell’intervista, l’assenza di un potere regolatorio si avverte ancora di più in Europa che, «dal punto di vista economico, a fronte di una produzione in regime monopolistico, rappresenterebbe il più grande mercato mondiale dei farmaci, in questo caso dei vaccini anti-coronavirus, quindi, potenzialmente, avrebbe un enorme potere monopsionistico, potendo infatti agire sul lato della domanda sui mercati».
Tuttavia, l’Europa ha dimostrato di essere sostanzialmente disarmata di fronte alle Big Pharma. Ma, tenuto conto degli attuali poteri (interni) in materia di antitrust, come potrebbe agire in concreto l’Unione europea. A suo tempo, il Commissario Mario Monti intervenne nei confronti delle multinazionali che avevano filiali in Europa ammonendole facendo riferimento alle possibilità di intervento sulle fusioni estendendo così in qualche modo la giurisdizione europea.
In Europa l’Italia è la prima grande produttrice di farmaci e potrebbe essere in grado di produrre vaccini. A questo punto si potrebbe addivenire a due diverse soluzioni del problema: la prima sarebbe quella di “costringere” le multinazionali farmaceutiche detentrici dei brevetti a far produrre su licenza il siero; in alternativa si renderebbe praticabile una “minaccia” ancora più forte, quella di fare leva sui brevetti di altri farmaci che, a differenza di qui in Europa, negli Usa ne è stata liberalizzata la produzione. Si pensi invece all’Aspirina in Italia, dove esiste soltanto il marchio della Bayer.
«Un’Europa monopsionistica potrebbe allora paventare l’acquisto in giro per il mondo di farmaci multimarca, quelli dai principi attivi corrispondenti…». In sostanza: se Pfizer o AstraZeneca continueranno imperterrite nella loro politica dei vaccini, l’Unione europea potrebbe coordinare alcuni Paesi membri affinché essi, attraverso i loro servizi sanitari si approvvigionino all’estero soltanto dei principi attivi dei vaccini e non del brand delle multinazionali.
In fondo, riflettendoci su, l’Unione europea conta cinquecento milioni di abitanti, un reddito pro-capite più alto del mondo, sistemi sanitari avanzati e elevati livelli di consumi di farmaci, dunque tutte le carte in regola per esercitare sul mercato il proprio potere di consumatore, il monopsonio, appunto.
«Sarebbe il “grande scontro” che finora è stato molto attenuato – ha chiosato l’economista già viceministro -, quello tra i farmaci di marca e quelli cosiddetti “generici”». E questo con grande ritorni in termini commerciali per paesi come l’India, che di farmaci del genere sono grandi produttori(o meglio, in India si producono i principi attivi al di fuori dei brevetti dei farmaci con i quali vengono realizzati).
È questa la radice del problema secondo Baldassarri: «L’Europa ha acquistato i vaccini pagandoli 2,50 euro, gli Usa 5 euro, Israele 10 euro, «è chiaro che in una situazione di monopolio, il monopolista stipula contratti di fornitura con tutti, però poi le consegne dei vaccini tenderà a farle in via prioritaria ai clienti che pagano di più il prodotto; ecco spiegata la ragione dei ritardi e delle mancate consegne ai paesi europei».
In conclusione, un potere di mercato monoxionistico pubblico dovrebbe venire contrapposto a quello monopolistico, anche perché il mercato funziona se c’è libera concorrenza, lo fa molto meno bene quando invece si verificano concentrazioni oligopolistiche in campo economico.