Preoccupazione è stata espressa dai vescovi africani riguardo all’attesa agenda di quello che potrebbe essere il nuovo direttore dell’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID).
Lo scorso 13 gennaio il presidente americano Joe Biden ha annunciato la prossima nomina di Samantha Jane Power, diplomatica e giornalista pluripremiata ed ex collaboratrice del presidente Barack Obama, quale amministratore di USAID.
Le paure derivano al clero cattolico dall’agenda pro-choice sostenuta dalla Power, poiché secondo la Chiesa cattolica africana, essa «potrebbe portare un attacco culturale, ideologico nel secondo continente più grande del mondo attraverso la promozione di programmi che vanno contro la cultura africana e il cristianesimo, come l’aborto e la cultura gender».
Secondo il vescovo Emmanuel Badejo, della diocesi nigeriana di Oyo, recentemente intervistato da ACI Africa, la nomina di Samantha a USAID «complicherebbe una situazione già esplosiva, considerato che il presidente eletto degli Stati Uniti, nonostante sia cattolico, si dice che sia il presidente più radicalmente pro-aborto e pro LGBT nella storia americana».
Egli giunge addirittura a chiedere ai governi africani di «avere il coraggio di rifiutare gli aiuti offerti in cambio di ingerenze sull’etica e la religione».
Il tema è stato spesso dibattuto anche in alcuni momenti dei sinodi dedicati all’Africa. Una delle condizioni per molti paesi è quella di dovere accettare aiuti in cambio di programmi e legislazioni che implicano un controllo delle nascite basato sull’aborto.
L’Assemblea sinodale per l’ Africa tollera la pratica abortiva clinicamente assistita esclusivamente nei casi nei quali la donna sia vittima di violenza sessuale, stupro, incesto e quando portare avanti la gravidanza comporterebbe la salute mentale e fisica della donna o la vita di lei o del feto.