Quale è l’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti degli eventi negli Stati Uniti d’America, tenuto conto anche dell’ultimo grave episodio dell’attacco a Capito Hill da parte dei sostenitori del presidente uscente Donald Trump?
Riguardo al recente attacco al Campidoglio a Washington a opera dei sostenitori di Trump, i leader europei hanno espresso pubblicamente tutto il loro stupore e hanno criticato quell’azione. A livello nazionale, i capi politici dei principali partiti, anche di quelli considerati euroscettici, nazionalisti e populisti, hanno gridato allo scandalo, sostenendo che l’attacco fosse un attacco alla democrazia tout court.
Le affermazioni, fondamentalmente unanimi sull’equiparazione attacco al Campidoglio = attacco alla democrazia, dei leader europei e dei politici delle varie nazioni membri dell’Unione europea meritano almeno due riflessioni.
La prima di carattere generale: i leader europei non riescono a concepire un tipo di democrazia diverso dal modello liberaldemocratico, cioè da quel modello che gli Usa hanno diffuso ed esportato a partire dal 1945 in gran parte del Pianeta e che costituisce la sovrastruttura, a un tempo ideologica e operativa, del cosiddetto «Occidente a guida statunitense».
Dal punto di vista della cultura politica, tale incapacità appiattisce le classi dirigenti europee e le decisioni assunte dai loro politici in materia di politica economica e sociale interna nonché di politica estera, sulle posizioni e sugli interessi esclusivi di Washington.
Tutto ciò si traduce in scelte politiche che, oltre a non tenere nella giusta considerazione le variegate identità culturali e gli interessi specifici del Vecchio continente, nel medio e lungo periodo potrebbero rivelarsi negative ai fini dell’implementazione della stessa integrazione europea e dell’evoluzione dell’Unione europea in senso unitario.
Un’altra riflessione, più attenta alle circostanze attuali, concerne invece l’interesse pratico di Bruxelles, e in generale delle classi dirigenti europee, volte a compiacere la nuova amministrazione Usa, che dal prossimo 20 gennaio sarà presieduta dal democratico Joe Biden.
Quali saranno le conseguenze della situazione politica negli Usa sulle relazioni tra e due sponde dell’Atlantico?
Nel lungo periodo non ci saranno conseguenze degne di nota, a meno che non si verifichino dei cambiamenti, al momento non prevedibili, nell’attuale leadership dell’Unione europea.
La politica di Bruxelles, invece, potrebbe subire influenze dal posizionamento di alcuni governi nazionali. In particolare, in riferimento all’Europa centroccidentale, si dovrà prestare molta attenzione alla Francia e, in certa misura, alla Germania, questo per quanto riguarda l’implementazione delle singole politiche estere di questi due paesi verso la Cina, la Russia e l’Iran.
la sintonia manifestatasi in alcune occasioni tra Parigi e Berlino riguardo ai loro interessi verso Pechino e Mosca potrebbe infatti riflettersi anche su alcune future decisioni di Bruxelles nei confronti delle due potenze euroasiatiche, per altro strategiche per la loro evoluzione; Washington, ovviamente, ostacolerebbe tale eventualità.
Per quanto riguarda l’Europa orientale, la situazione sembra essere meno chiara a causa degli effetti che le iniziative ambigue e contrastanti di Budapest e di Varsavia e i loro rapporti con gli Usa potrebbero avere su Bruxelles. L’Ungheria di Orbán, retoricamente critica nei confronti della visione liberaldemocratica di Bruxelles e, in certa misura, più prossima alla “dottrina Trump”, potrebbe subire da parte della nuova amministrazione americana pesanti ritorsioni, anche in considerazione di alcune sintonie tra Budapest e Mosca.
Nel caso di “eventuali ritorsioni” non sono da escludere processi che potrebbero sfociare in una sorta di «rivoluzione colorata» sul modello di quanto sperimentato in Ucraina, volta a eliminare Orbán.
La Polonia, parimenti critica verso Bruxelles come l’Ungheria, permane tuttavia ancora il “migliore amico” europeo degli Usa, per tale ragione non penso che subirà ritorsioni da parte di Biden. Al contrario, la sua funzione antirussa e filoucraina verrà rafforzata dal nuovo inquilino della Casa Bianca.
Le relazioni bilaterali tra Unione europea e Usa cambieranno nel corso della presidenza di Joe Biden? E se sì, in quale misura?
Gli Stati Uniti, anche sotto la presidenza democratica di Biden, non muteranno la loro strategia ormai secolare verso l’Europa. Nel quadro di essa, l’Europa è considerata una testa di ponte gettata sulla massa eurasiatica e sul continente africano, in particolare attraverso l’Italia; pertanto, l’amministrazione Biden si manterrà fedele a tale prospettiva, d’altra parte vitale per la sopravvivenza degli Stati Uniti quale potenza globale.
In considerazione di ci dobbiamo attenderci che la nuova amministrazione sarà ancora più assertiva di quella precedente, repubblicana, sia nei confronti dell’Unione europea che dei suoi singoli Stati membri.
Verosimilmente Biden attuerà azioni ancora più risolute di Trump nel contrastare il progetto russo-tedesco del North Stream o altre analoghe iniziative di partenariato tra Mosca e Parigi.
È inoltre realisticamente prevedibile che Biden ostacolerà le iniziative di partenariato eurocinese, imperniate a vario titolo sul progetto della Nuova via della seta. Alla luce di ciò, la contraddizione tra i reali interessi europei e quelli americani potrà esplodere solo se Germania e Francia condurranno una battaglia comune in nome della rifondazione dell’Unione europea quale attore indipendente nel nuovo scenario globale, apparentemente policentrico.
STRATEGY, EU and USA. Interview with Tiberio Graziani, Chairman Vision & Global Trends. International Institute for Global Analyses
What is the attitude of the European Union to the events in the United States including capture of the US Capitol by the supporters of Donald Trump?
Regarding the recent attack on the US Capitol by Trump supporters, European leaders have publicly expressed their amazement and criticized this action.
At the national level, the political leaders of the main Parties, even those ones considered Eurosceptic, nationalist and/or populist, have shouted scandal, claiming that the US Capitol attack was an attack on democracy tout court.
Such kind of a statement – attack on the Capitol = attack on democracy – by European leaders and politicians from the various member nations of the European Union deserve at least two reflections.
One of these reflections has a general character: European leaders are unable to conceive of a type of democracy different from the liberal democratic model, that is, from the model that the US has spread and exported since 1945 to a large part of the planet and which constitutes the superstructure – at the same time ideological and operational – of the so-called US-led Western System. From the standpoint of political culture, this inability flattens the European ruling classes and their politicians’ decisions concerning domestic economic and social policy and foreign policy on Washington’s exclusive positions and interests. All this translates into political choices which – in addition to not taking into due consideration the varied cultural identities and interests of the Old Continent – in the medium and long term could prove to be very negative for the implementation of European integration itself and the evolution of the EU in unitary sense.
Another reflection – more attentive to current circumstances – instead concerns the practical interest of Brussels and the European ruling classes in general aimed at pleasing the new administration which from January 20 will be led by the Democrat Joe Biden.
What will be the consequences of the political situation in the USA for the relations between the EU and the US?
In the long term, there will be no noteworthy consequences, unless there will be changes – currently not foreseeable – in the current leadership of the European Union. Brussels policy, on the other hand, could be influenced by the positioning of some national governments.
In particular, with reference to Central Western Europe, much attention will have to be paid to France, and to some extent to Germany, as regards the implementation of the individual foreign policies of these two countries towards China, Russia and Iran. The harmony manifested on some occasions between Paris and Berlin regarding their national interests towards China and Russia could in fact also reflect on some future decisions of Brussels towards the two Eurasian powers, moreover strategic for its evolution: the USA, obviously, would not hinder such eventualities.
As for Eastern Europe, the situation appears to be less clear, due to the effects that the ambiguous and conflicting initiatives of Budapest and Warsaw and their relations with the US could have on Brussels. Orban’s Hungary, rhetorically critical of the liberal democratic vision of Brussels, and, to a certain extent, closer to the “Trump doctrine”, could suffer heavy “reprisal” from the new US administration, also in consideration of some “sympathies” between Budapest and Moscow.
In the case of any “reprisal”, processes that could lead to a sort of “color revolution” on the model of what was experienced in Ukraine, aimed at eliminating Orban, cannot be excluded. Poland, equally critical of Brussels as Hungary, remains, however, still the US’s “best friend” in Europe: for this reason I do not think it will suffer “retaliation” from Biden. On the contrary, the anti-Russian and pro-Ukrainian function of Poland will be strengthened by the new occupant of the White House
Would the EU – US bilateral relations change under Joe Biden presidentship and if they would – how dramatically?
The United States, even under Biden’s democratic presidency, will not change its now secular strategy towards Europe. In the context of the US strategy, Europe is considered a bridgehead thrown on the Eurasian mass and on the African continent, in particular through Italy: therefore the Biden administration will remain faithful to this perspective, on the other hand vital for the survival of the United States as a global power. In view of this, we must expect that the new administration will be even more assertive than the previous Republican one towards Brussels and its Member States.
Likely, Biden will take even more resolute actions than Trump in countering the Russo-German North Stream project or other similar partnership initiatives between Moscow and Berlin and also between Moscow and Paris.
It is also realistically foreseeable that Biden will obstruct any kind of Euro-Chinese partnership initiatives, centered, in various ways, on the New Silk Road project. In light of this, the contradiction between real European and US interests can only explode if Germany and France wage a common battle in the name of the re-foundation of the European Union as an independent actor in the new global scenario, apparently polycentric.