USA, attacco al Parlamento. L’era Trump finisce nel caos, con la polarizzazione che diviene violenza: a Washington i seguaci del presidente uscente assaltano Capitol Hill, una donna rimane uccisa. Coprifuoco a Washington

Dopo alcune ore e grazie all’intervento in forze di polizia ed esercito i lavori del del Congresso sono potuti riprendere, ma ormai in America l’incubo rappresentato dalle milizie suprematiste e sovraniste è divenuto realtà. Mike Pence ai facinorosi: «Non avete vinto, la violenza non vince mai»; il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell: «Hanno cercato di distruggere la nostra democrazia, ma hanno fallito». Intanto Facebook blocca il profilo di Donald Trump per ventiquattro ore

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Disordini e scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati nel giorno della ratifica dell’elezione del neoeletto Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden. Una donna, colpita dal proiettile di un’arma da fuoco, ha perso la vita nel corso delle violenze scatenate dai seguaci di Donald Trump, che ha appiccato questo incendio rifiutandosi di riconoscere la propria sconfitta alle presidenziali, contribuendo così a polarizzare ulteriormente la società statunitense.

Il primo bilancio reso noto dalle autorità di sicurezza della capitale è di tredici arresti, mentre le armi da fuoco sequestrate ai dimostranti sarebbero almeno cinque.

In giornata erano giunti i risultati delle elezioni nello Stato della Georgia, che avevano registrato la vittoria dei democratici con Ossoff.

Il Presidente Biden, che è previsto prendere possesso della Casa Bianca tra pochi giorni, ha esortato il suo avversario a fare di tutto per riportare la calma nel Paese: «Trump vada in tv per riportare la calma», questo mentre il vicepresidente in carica Pence, oltre a prendere finalmente le distanze da Trump, ha ordinato alla Guardia nazionale di intervenire a Washington rivolgendosi alle persone scese in piazza affinché esse facciano ritorno alle loro case.

La polarizzazione è divenuta violenza

C’era da aspettarselo: la polarizzazione è dunque divenuta violenza. I sostenitori del tychoon divenuto presidente degli Usa sono giunti a fare addirittura irruzione a Capitol Hill mentre il Parlamento era riunito per la ratifica dell’elezione di Joe Biden.

Un’azione intollerabile per una democrazia come quella americana, ma evidentemente il clima era ormai rovente ed è bastato poco a uno come Trump per innescare una dinamica che potrebbe divenire incontrollabile.

Egli, che non vuole accettare la sconfitta decretata democraticamente dalle urne, ha incitato alla rivolta.

Rivolgendosi irresponsabilmente ai suoi seguaci, ha ribadito la volontà di non concedere la vittoria a Biden e ha accusando gli avversari di aver «rubato le elezioni».

È stato il classico fiammifero acceso gettato nella polveriera, poiché alle sue parole sono seguiti gli scontri di piazza tra la polizia e i manifestanti e una donna ci ha rimesso la vita.

Come prevedibile, l’incendio appiccato da Trump si è propagato in numerose altre località del Paese, nella Georgia dove si era votato, in Oregon e anche ad Atlanta, Denver e Topeka. I facinorosi hanno invaso Capitol Hill e nella capitale federale si è dovuto imporre il coprifuoco. Interrotte per alcune ore le sedute parlamentari per la ratifica dell’elezione di Biden.

Perseveranza nella provocazione

Dopo esser stato sollecitato da più persone, incluso da Biden, Trump è comparso in televisione per invitare tutti alla calma: «Ci hanno tolto la vittoria – ha continuato a sostenere -, ma tornate a casa. Non vogliamo che ci siano feriti».

Twitter ha dapprima bloccato like e condivisioni del video, quindi lo ha rimosso del tutto, così come hanno fatto anche Facebook e Youtube, infine ha bloccato direttamente l’account di Trump.

Ma non è finita lì, poiché, evidentemente non pago di ciò che aveva scatenato, Trump, dopo il coartato invito alla calma ha in ogni caso insistito ancora sui social forum, twittando che: «Questo è quello che succede quando una vittoria elettorale a valanga è brutalmente strappata».

A questo punto Twitter si è vista costretta alla decisione di sospendergli l’account per dodici ore, minacciando il suo blocco permanente.

Vince la democrazia

Dopo l’assalto al Congresso, alle otto di sera (ora di Washington), scortati dagli agenti e dai militari della Guardia nazionale, i membri del Senato hanno potuto fare rientro in aula e hanno ripreso da dove era stata interrotta la seduta per la certificazione del risultato elettorale di Joe Biden.

Nel frattempo, inevitabilmente, la cesura interna al Partito repubblicano apertasi già da qualche tempo si è andata allargando, con i senatori ribelli che sono orientati ad abbandonare la sfida e a non presentare obiezioni sull’elezione di Biden.

Riaprendo la seduta, Pence ha condannato l’assalto dei sostenitori di Trump rivolgendo loro le seguenti parole: «Non avete vinto, la violenza non vince mai».

«Hanno cercato di distruggere la nostra democrazia, ma hanno fallito – ha dal canto suo affermato il leader dei repubblicani in Senato Mitch McConnell, parlando di una «falsa insurrezione» e di una «ribellione armata» che però non impedirà al Senato di fare il suo lavoro: «Gli Stati Uniti non saranno intimiditi» ha egli agiunto, assicurando che non si inchinerà all’illegalità.

In nottata è giunta la notizia che anche Facebook, al pari di quanto aveva precedentemente fatto Twitter, ha bloccato il profilo di Donald Trump per ventiquattro ore.

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