DIRITTI UMANI, pena di morte. Usa: Trump esce di scena autorizzando l’esecuzione capitale di una donna insana di mente

Lisa Montgomery, cinquantaduenne, unica donna detenuta nel braccio della morte, verrà dunque uccisa il giorno 12 gennaio; nel 2004 aveva commesso un delitto efferato; da bambina era stata ripetutamente violentata e sua madre, in seguito, l’aveva costretta a prostituirsi. Il tychoon divenuto presidente avrebbe avuto tutti gli elementi per concederle la grazia mutando la pena in ergastolo, tuttavia ha deciso diversamente. Sulla vicenda, a insidertrend.it il parere di Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino Spes contra Spem

L’esecuzione della pena capitale sentenziata a suo tempo a carico di Lisa Montgomery, unica donna detenuta nel braccio della morte verrà dunque eseguita. L’esecuzione, sospesa nel dicembre scorso, è stata ora fissata per il giorno 12 gennaio.

Una donna inferma di mente

La Montgomery, nata a Melvern nello Stato del Kansas nel 1968, nel 2004 si era resa responsabile di un efferato delitto, nel Missouri aveva strangolato una donna incinta di otto mesi, Bobbie Jo Stinnet, poi le aveva praticato un parto cesareo e quindi aveva rapito il neonato che ella portava in grembo, illudendosi di poterlo crescere lei facendo credere alla gente che il bambino fosse suo figlio.

Gli avvocati difensori, facendo leva sulla condizione di inferma mentale, avevano chiesto alla corte di giustizia di mutare la condanna alla pena capitale richiesta dall’accusa nell’ergastolo senza alcuna futura possibilità di una liberazione condizionale, tuttavia, il verdetto è stato quello della conferma della pena di morte.

A nulla è poi valso il loro appello al presidente Donald Trump al fine di concedere alla condannata «misericordia», anche alla luce della sua vita disgraziata, infatti, ella durante l’infanzia e la gioventù aveva subito durissimi traumi, poiché era stata ripetutamente violentata e costretta da sua madre a prostituirsi.

Il velenoso e doloroso lascito di Trump

Qualora il boia dovesse dare corso alla sentenza, si tratterebbe della prima donna a venire messa a morte negli Stati Uniti d’America negli ultimi settanta anni e l’esecuzione, lascito dell’era della presidenza Trump, avrebbe luogo a pochi giorni dall’insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente, il democratico Joe Biden, che durante la sua campagna elettorale si è impegnato ad abolire la pena di morte nel Paese, almeno a livello federale.

Secondo Sergio D’Elia, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino Spes contra Spem, si tratta di un velenoso e doloroso lascito dell’era Trump.

«L’ultima esecuzione di una donna negli Stati Uniti – afferma D’Elia –, per altro ricorrendo all’orribile pratica della camera a gas, risale al 1953. Oggi noi abbiamo un presidente americano uscente che, contro ogni tradizione, protocollo e consuetudine che vorrebbero che rinvii la decisione se eseguire o meno una sentenza di morte federale al suo successore, decide invece di non tenerne conto, completando la sua opera iniziata negli ultimi sei mesi del suo mandato».

Infatti, nello scorso mese di luglio il presidente Donald Trump ha disposto che venisse data esecuzione alle sentenze di condanna alla pena capitale pendenti sul capo dei detenuti nel braccio della morte del carcere federale di Terre Haute, nello stato dell’Indiana.

Un millenarismo mortifero

Riguardo al fervore mortifero del presidente uscente le statistiche sono oltremodo eloquenti, come sottolinea lo stesso D’Elia: «Da luglio a dicembre non era mai accaduto, almeno dalla fine del XIX secolo, che un presidente americano autorizzasse l’esecuzione di così tante condanne a morte a livello federale, dieci in questo breve periodo di tempo».

Trump tracotante e preda del delirio, che sfida il senso di giustizia e ogni tendenza precedente per “liberare” per mano del boia il braccio della morte da coloro vi sono detenuti.

«Questo suo senso della giustizia spesso arcaico, anacronistico, millenario – prosegue il segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino Spes contra Spem –, che affonda le radici nell’Antico Testamento che Trump spesso richiama facendo riferimento all’occhio per occhio dente per dente, la vendetta insomma, che lui ha praticato e del quale ha fatto un proprio codice personale e penale, applicandolo poi nel modo mortifero che vediamo».

Secondo D’Elia con questo comportamento Donald Trump contravverrebbe anche al VIII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, poiché esso statuisce che i modi di esecuzione e la pena di morte sono «crudeli».

«Fu proprio la Corte suprema degli Usa – argomenta D’Elia – stabilì che eseguire sentenze capitali nei confronti di persone inferme di mente è contrario alla Costituzione».

Addormentati col pentobarbital

Trump esce dunque di scena in maniera inusuale e crudele, un epilogo macabro, quando invece avrebbe avuto tutti gli elementi per concedere la grazia.

Se non interverranno novità in extremis ha Lisa Montgomery verrà praticata una iniezione di pentobarbital, quindi altre due di farmaci letali, uno a base pancuronio e l’altra di cloruro di potassio, che provocherà l’arresto cardiaco del condannato, ponendo così fine alla sua vita, questo però tra sensazioni di panico, soffocamento e affogamento.

Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervista concessa ieri alla giornalista di Radio Radicale Cristiana Pugliese (A292)

A293 – DIRITTI UMANI, PENA DI MORTE: USA, ULTIMA ESECUZIONE FEDERALE NELL’ERA TRUMP. Lisa Montgomery, cinquantaduenne, unica donna detenuta nel braccio della morte, verrà dunque uccisa il giorno 12 gennaio.
Nel 2004 aveva commesso un delitto efferato: strangolò una donna incinta di otto mesi, Bobbie Jo Stinnet, poi le praticò un parto cesareo e quindi rapì il neonato che ella portava in grembo, illudendosi di poterlo crescere lei facendo credere alla gente che il bambino fosse suo figlio.
Gli avvocati difensori, facendo leva sulla condizione di inferma mentale, avevano chiesto alla corte di giustizia di mutare la condanna alla pena capitale richiesta dall’accusa nell’ergastolo senza alcuna futura possibilità di una liberazione condizionale, tuttavia, il verdetto è stato quello della conferma della pena di morte.
A nulla è poi valso il loro appello al presidente Donald Trump al fine di concedere alla condannata «misericordia», anche alla luce della sua vita disgraziata, infatti, ella durante l’infanzia e la gioventù aveva subito durissimi traumi, poiché era stata ripetutamente violentata e costretta da sua madre a prostituirsi.
Trump esce dunque di scena in maniera inusuale e crudele, un epilogo macabro, quando invece avrebbe avuto tutti gli elementi per concedere la grazia.
Sulla vicenda, a insidertrend.it il parere di SERGIO D’ELIA, segretario dell’associazione Nessuno tocchi Caino Spes contra Spem, intervistato ai microfoni di Radio Radicale dalla giornalista CLAUDIA PUGLIESE. (6 gennaio 2021)
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