TEMI ETICI, Lettonia. Omosessuali: la Chiesa cattolica rettifica

Secondo ambienti di oltre Tevere nel Paese baltico sarebbe stata fatta disinformazione, poiché la proposta dell’arcivescovo Stankevičs di stabilire una dichiarazione che garantisca alcuni diritti alle coppie omosessuali, senza paragonarle in alcun modo alla famiglia, è stata riportata dall’agenzia di stampa Leta come una vera e propria apertura al matrimonio gay

Secondo ambienti di oltre Tevere in Lettonia la disinformazione avrebbe colpito la Chiesa cattolica romana, poiché la proposta dell’arcivescovo di Riga Zbigņevs Stankevičs di stabilire una dichiarazione che garantisca alcuni diritti alle coppie omosessuali, senza paragonarle però in alcun modo alla famiglia, è stata descritta dall’agenzia di stampa Leta come una vera e propria apertura al matrimonio omosessuale.

La notizia, che ha fatto il giro del mondo, non era vera e lo stesso Stankevičs si è premurato di rettificarla con una “interpretazione autentica” di Santa romana Chiesa, ottenendo così, rapidamente, che la notizia fosse corretta sugli organi di informazione che l’avevano diffusa.

Stankevičs ha quindi sottolineato allarmato che: «Con le elezioni del 2018 la Lettonia ha un parlamento e un governo molto frammentato, con una forte crescita della presenza pro-LGBT nella politica e nei media», radicalizzando in questo modo il dibattito che nel frattempo si era avviato.

A novembre, la corte costituzionale del Paese baltico aveva riconosciuto il diritto al congedo di paternità anche a una coppia formata da persone dello stesso sesso e, come effetto della sentenza, il parlamento di Riga ha dovuto adeguare la legge rendendola conforme al dettato della corte.

Il 14 dicembre, la conferenza episcopale lettone ha inviato una lettera aperta al presidente della repubblica Egils Levits, al primo ministro Krisjanis Karins, al presidente del parlamento e ai capi delle commissioni parlamentari interessate, nella quale veniva richiesto di non modificare il testo legislativo da emendare. Il giorno successivo, è stato lo stesso arcivescovo di Riga a essere ascoltato dalla commissione affari sociali della Seima, il parlamento lettone.

In parte schiacciato dalla radicalizzazione che ormai caratterizzava il dibattito sui diritti civili, onde evitare di colpire la famiglia naturale, Stankevičs si è fatto quindi latore di una proposta di legge sulla “convivenza domestica dichiarata e sull’assistenza reciproca”, che consisterebbe in una dichiarazione – ma non in una registrazione – che permette alle coppie dello stesso sesso di vedersi riconosciuti alcuni diritti, quali il subentro nel contratto di locazione di un’abitazione, la visita negli ospedali e altre questioni di natura economica.

Afferma al riguardo l’arcivescovo che si tratta di una “mera soluzione tecnica” che non andrebbe a intaccare la struttura del matrimonio.

Sempre Stankevičs ha in seguito eccepito che la dettagliata spiegazione da lui data alla commissione parlamentare è stata tuttavia travisata dall’agenzia di stampa, che ha invece riportato interpretazioni nel senso di «ritorsioni e odio» per quanti si adoperano al fine di registrare le unioni gay, e sarebbe quindi bene “lasciare da parte l’ideologia”.

Egli ha vibratamente protestato contro i responsabili del lancio di agenzia – che però nel frattempo aveva già fatto il giro del mondo – e la notizia è stata corretta.

In Lettonia la Chiesa cattolica è minoritaria rispetto a quella luterana. Nel 2019, le confessioni cristiane del Paese hanno incontrato il neoeletto presidente avviando un processo di dialogo.

Condividi: