NORD AFRICA, Marocco. Rabat normalizza le relazioni con lo Stato di Israele

Ufficializzato ieri un accordo reso possibile dall’attivismo dell’amministrazione statunitense uscente. Ma l’intesa sacrifica gli indipendentisti sahrawi del Sahara occidentale. Sullo sfondo i sauditi ancora non assumono una posizione riguardo a un vero e proprio accordo con Gerusalemme

Nella giornata di ieri lo Stato di Israele e il Regno del Marocco hanno concordato la normalizzazione delle reciproche relazioni stipulando al riguardo uno specifico accordo.

Rabat riconosce lo Stato ebraico

Esso è stato raggiunto grazie alla mediazione dagli Stati Uniti d’America. Infatti, quale parte integrante dell’intesa, il presidente Donald Trump ha riconosciuto la sovranità di Rabat sul Sahara occidentale, zona da decenni contesa tra il governo marocchino e il Fronte Polisario, movimento separatista sostenuto dall’Algeria, che cerca di stabilire su quel territorio uno Stato indipendente e che di quel territorio controlla una non indifferente porzione.

In virtù di questo ennesimo accordo raggiunto, il Regno alawide è il quarto Stato nella regione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) ad aver normalizzato i rapporti con Gerusalemme, esso segue infatti gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein e il Sudan.

In base all’accordo il Marocco stabilirà piene relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico, aprirà il proprio spazio aereo ai voli da e per Israele e riaprirà inoltre gli uffici di collegamento a Rabat e a Tel Aviv in previsione di una futura attività nei due Paesi di vere e proprie ambasciate. Altri aspetti dell’intesa concernono poi gli ambiti della cooperazione bilaterale in campo economico.

I sauditi ancora fermi

Nel corso di una conferenza stampa, il consigliere della Casa Bianca Jared Kushner ha dichiarato che: «A questo punto è inevitabile che anche l’Arabia Saudita riconosca Israele».

In questo caso, l’amministrazione uscente si trova di fronte ad alcune difficoltà, poiché a Riyadh non tutti gli esponenti che contano della famiglia reale sono d’accordo nell’addivenire a un accordo di normalizzazione con gli israeliani e la posizione ufficiale della petromonarchia custode dei luoghi santi dell’Islam viene sintetizzata nella frase «non siamo ancora pronti».

Al riguardo, il ministro degli esteri saudita, principe Faisal bin Farhan Al Saud, ha dichiarato la scorsa settimana che «si potrebbe prendere in considerazione una tale decisione soltanto se un accordo di pace tra israeliani e palestinesi prevedesse la nascita di uno Stato palestinese con dignità e sovranità praticabile e accettabile da tutti i palestinesi».

Un modo per prendere tempo, dunque.

Trump liquida il Polisario

Come accennato, sulla base dell’accordo Washington ha anche reso noto che riconoscerà le rivendicazioni marocchine sul Sahara occidentale, l’ex territorio nordafricano un tempo controllato dagli spagnoli che dal 1975, anno del ritiro delle truppe di Madrid, è oggetto di una disputa tra Rabat e il Fronte Polisario.

«Gli Stati Uniti credono che uno Stato saharawi indipendente non sia un’opzione realistica per risolvere il conflitto e che la vera autonomia sotto la sovranità marocchina sia l’unica soluzione fattibile – si legge in una dichiarazione emessa dalla Casa Bianca, nella quale si aggiunge poi che -, esortiamo le parti a impegnarsi in discussioni senza indugio, utilizzando il piano di autonomia del Marocco come unico quadro per negoziare una soluzione reciprocamente accettabile».

Il Marocco ha annesso militarmente una parte del Sahara occidentale, quella situata più a ridosso della costa Nord-occidentale africana e, in risposta, nel 1976 il Fronte Polisario, precedentemente costituitosi come movimento nel maggio 1973, ha annunciato la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (SADR), instaurando un governo in esilio in Algeria e intraprendendo una guerriglia per l’indipendenza combattuta fino al 6 settembre 1991, quando venne dichiarato un cessate il fuoco grazie alla mediazione della Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO).

Ancora oggi Rabat rivendica la propria sovranità su quella regione, ma il Fronte Polisario continua a battersi affinché venga indetto un referendum per l’autodeterminazione del proprio territorio, dove risiedono mezzo milione di saharawi.

Rabat e Tel Aviv

Rabat intrattiene da anni legami informali con lo Stato di Israele e, nel corso degli anni Novanta i due Paesi hanno addirittura stabilito relazioni diplomatiche di basso livello, a seguito degli accordi di pace interinali intervenuti tra lo Stato ebraico e i palestinesi di Arafat, relazioni tuttavia sospese dopo l’esplosione della seconda intifada palestinese nel 2000.

Comunque, anche da allora i legami informali non si sono interrotti e si stima che circa 50.000 cittadini israeliani, in massima parte di origini marocchine (mizrahìm)  si rechino ogni anno nel Regno alawide.

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