ECONOMIA, Recovery Plan. «Arrivano i dollari!» (…forse e chissà quando), ma intanto sugli investimenti pubblici il CIPE viene messo da parte: a decidere ci penserà la «cabina di regia»

Il consueto punto della situazione settimanale in campo economico con il professor Mario Baldassarri. Egli, riguardo al MES incondizionato che finanzierebbe le spese sanitarie in questa fase di emergenza Covid-19, è categorico: «A mio parere, chi finora è stato contrario al suo ricorso si è comportato da irresponsabile»

Una struttura di governance per l’elaborazione del Recovery Plan, la cosiddetta «cabina di regia», appare forse un po’ barocca?

Questo l’interrogativo di esordio posto da Claudio Landi, giornalista esperto di economia che conduce da anni la trasmissione “Capire per Conoscere”, in onda su Radio Radicale ogni inizio di settimana.

La «cabina di regia» esiste già, essa è il CIPE.

Secondo il suo interlocutore fisso, cioè il professor Mario Baldassarri, in Italia una cabina di regia esiste già da decenni e si chiama CIPE, Comitato interministeriale per la programmazione economica.

Esso è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, che normalmente delega le attività di routine al titolare del dicastero di Via XX Settembre e, sempre Palazzo Chigi, nomina e delega un segretario del CIPE, solitamente nella persona di un viceministro.

«Negli ultimi cinquant’anni, cioè nel corso dell’intera esperienza repubblicana – eccepisce Baldassarri – il CIPE è stato l’organismo che ha varato i progetti di investimento e ha deciso l’assegnazione delle risorse, dunque, non si comprende questa nuova “cabina di regia”, per di più affiancata da trecento esperti… ma esperti definiti tali da chi? Incaricati da chi? e, soprattutto, pagati da chi?».

L’ex viceministro dell’Economia e attuale presidente del Centro studi economia reale (CSER) solleva dei dubbi su questa nuova struttura di governance, interrogandosi sulla concreta funzione che essa dovrà espletare: si affiancherà al CIPE oppure lo sostituirà?

Inoltre, il CIPE è partecipato da tutti i ministeri che hanno competenze negli investimenti pubblici, nonché dalle Regioni e dagli altri Enti locali, esso coordina tutti i lavori di istruttoria e presenta il piano di investimenti per la sua successiva approvazione.

Egli sottolinea dunque con vena critica che: «Chi propone cabine di regia ex novo, magari affollate da centinaia di esperti, forse non conosce l’assetto istituzionale italiano, che bene o male esiste e, tuttalpiù, si tratta di farlo funzionare bene e rapidamente».

MES e sanità.

Altro argomento oggetto di accese polemiche che, tuttavia, andrebbe affrontato con urgenza, il meccanismo europeo salva Stati (MES) relativo alla sanità e all’emergenza coronavirus, che va distinto dalla riforma strutturale del meccanismo che è attualmente in discussione in sede europea.

Ebbene, quest’ultimo non va confuso – sebbene qualcuno possa rinvenire un interesse proprio nell’indurre l’opinione pubblica in confusione su tale materia – con quell’istituto finalizzato al fronteggiamento della pandemia Covid-19 attraverso la copertura delle spese dirette e indirette nei settori della sanità, dell’istruzione e dei trasporti pubblici.

Esso, a differenza dell’altro, non è condizionato. Infatti, la riforma strutturale attiene prevalentemente alla fornitura di risorse nei casi di crisi bancarie e avrà effetti sul medio-lungo periodo, anche se gli effetti negativi della pandemia si rifletteranno prima o poi nelle forme di enormi insoluti nelle pance delle banche, i famigerati non performing loan (NPL).

Dunque una revisione strutturale finalizzata a circoscrivere tempestivamente eventuali focolai di crisi sul piano finanziario nell’Unione europea.

Su questo aspetto Baldassarri è estremamente critico: «A mio parere, chi finora è stato contrario al ricorso al MES per la sanità si è comportato da irresponsabile, poiché nell’aprile scorso avessimo potuto spendere quei soldi, saremmo stati nelle condizioni di predisporre un piano efficace per l’assunzione di medici e di infermieri, intervenendo altresì sulle strutture e sulla catena degli approvvigionamenti di materiali; avremmo inoltre potuto pianificare meglio la ripresa delle lezioni nelle scuole e, soprattutto, intervenire sul sistema dei trasporti pubblici locali, affrontando questo problema in primavera, quindi con un adeguato margine di anticipo rispetto al mese di settembre».

Prevenzione ideologica o speculazione politica?

Gli argomenti addotti da coloro i quali si oppongono aprioristicamente al ricorso al MES “sanitario” sono sostanzialmente due.

Il primo è quello che vedrebbe in una prospettiva futura i beneficiari dei finanziamenti del MES sanitario soggetti all’imposizione di condizioni vessatorie culminanti con l’arrivo della temuta “troika” di ellenica esperienza, che si approprierà inesorabilmente delle residue potestà nel campo della pianificazione macroeconomica degli Stati nazionali.

Al riguardo Baldassarri afferma che si tratta di «una pura falsità», poiché, come accennato in precedenza, «quelle condizioni non esistono in quanto i “due MES” non hanno nulla  a che vedere tra di loro».

Il secondo argomento addotto dagli obiettori è invece attinente alla convenienza a indebitarsi in questo modo piuttosto che attraverso un collocamento sul mercato di titoli del debito pubblico.

Tuttavia, ricorda al riguardo il presidente del CSER, «è vero che collocando oggi titoli di Stato italiani sul mercato si pagherebbe un interesse sul debito parti a quasi zero, però non va trascurato un piccolo particolare: i tassi di interesse oggi sono bassi, ma un domani potrebbero schizzare improvvisamente in alto data la fragilità dei mercati e la volubilità delle condizioni da loro imposte agli operatori».

Perché converrebbe ricorrere al MES.

I tassi di interesse in questa fase si mantengono bassi per la ragione che la Banca centrale europea (BCE) acquista notevoli quantità di titoli emessi dagli Stati membri dell’Unione europea, in particolare di quelli italiani, ciò non toglie, comunque, che i rischi di esposizione sui mercati finanziari permangano molto elevati  rispetto ai fondi MES per la sanità, che sono destinati a restare bassi anche a fronte di mutamenti sui mercati.

«Laddove dovessimo discutere di eventuali condizioni fra quattro o cinque anni, oppure addirittura alla loro scadenza – conclude Baldassarri -, per quanto concernerà il MES sanitario questa discussione avrà luogo nell’ambito dell’Unione europea, mentre qualora dovesse venire a mancare la fiducia nello Stato italiano da parte dei mercati finanziari internazionali, partirebbe immediatamente una incontrollabile ondata speculativa che innalzerebbe lo spread, una dinamica che non prevedrebbe la presenza di interlocutori validi con i quali discutere di condizioni».

Di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale della trasmissione andata in onda lunedì 30 novembre 2020 

A283 – ECONOMIA: MES, CABINA DI REGIA, 300 ESPERTI E 10 SAGGI… E IL CIPE CHE FINE FARÀ? Nella consueta trasmissione radiofonica “Capire per Conoscere”, condotta dal giornalista di Radio Radicale CLAUDIO LANDI e andata in onda il 30 novembre  2020, il professor MARIO BALDASSARRI, già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale (CSER), si è posto questo interrogativo.
Il consueto punto della situazione settimanale sull’economia. Trattati gli argomenti relativi alla costituenda “cabina di regia” per la elaborazione del Recovery Plan, la struttura di governance voluta dal Governo Conte 2 che, nella sostanza, esautorerebbe il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), organismo preposto all’espletamento di tale specifica funzione.
Nel corso della trasmissione radiofonica il presidente del CSER ha affrontato poi il tema della convenienza di un eventuale ricorso al MES per finanziare la sanità. Egli ha ribadito che si tratta di un istituto incondizionato del quale si sarebbe dovuto approfittare già dallo scorso mese di aprile per coprire le spese in campo sanitario in questa difficile fase di emergenza Covid-19. Baldassarri al riguardo è stato categorico: «A mio parere, chi finora è stato contrario al suo ricorso si è comportato da irresponsabile»
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