ARTE, pittura. “Eyes in color”, i bimbi dell’Amazzonia nei ritratti del calabrese Franco Azzinari

Una grande rassegna internazionale di arte moderna, interamente dedicata ai bambini dell’Amazzonia, ma anche allo stesso papa Francesco a cui il maestro Franco Azzinari, nel corso del suo ultimo incontro con il pontefice, aveva promesso che nelle sue tele avrebbe raccontato la bellezza e la malinconia dei bambini indios

 di Rosario Sprovieri –  “Eyes in color” sta per «Gli occhi nel colore», tema di grande suggestione con cui il ritrattista ufficiale di Gabriel Garcia Marquez lancia e anticipa alla stampa specializzata di Montecarlo la sua prossima mostra, che subito dopo Natale verrà inaugurata prima in Calabria, al Museo dell’Alimentazione di Altomonte, in onore del grande artista di origini calabresi, per poi fare il giro delle principali capitali estere.

«Spero ora che mio progetto diventi un grande evento internazionale – spiega Azzinari- perché la rassegna ospiterà i ritratti di decine di bambini che in questi anni ho incontrato in Amazzonia, dove ho trascorso lunghi periodi della mia vita, alla ricerca di una realtà molto lontana da tutti noi cittadini europei».

Il famoso ritrattista di Gabriel Garcia Marquez aggiunge ancora: «I bambini che io ho incontrato in Amazzonia, e a cui tante volte ha fatto riferimento il santo Padre nei suoi discorsi ufficiali sui “più poveri del mondo”, non sono come tutti i nostri bambini. Forse sono più poveri degli altri, ma sono anche più fortunati, perché sono bimbi che nascono crescono e vivono con negli occhi i colori bellissimi della loro terra. Ho attraversato migliaia di chilometri, e ho visto che laggiù non ci sono grandi città, grandi palazzi, grandi ponti in acciaio, non ci sono macchine. Questi bimbi, per tutta la loro vita, vedono allora soltanto i colori del mare, della foresta, dei fiumi, delle cascate, delle orchidee, delle strelitzie, della natura incontaminata che hanno intorno. Non vedono nient’altro. E io spero che le mie tele possano ben raccontare la loro vita e la loro meravigliosa semplicità».

Franco Azzinari è un uomo che sorride sempre.

È vero che alle spalle ha una storia tutta sua, avvolgente e affascinante, e che come artista vanta un patrimonio pittorico assolutamente invidiabile, ma è anche vero che in Oriente ha imparato a vivere il suo tempo con le “giuste pause”, e una saggezza fuori dal comune.

Ancora una volta, dunque, Franco Azzinari…

Raccontato da Sergio Zavoli come “il pittore del vento”, paesaggista unico al mondo, meravigliosamente accolto da Vittorio Sgarbi, per i suoi dettagli carichi di colore, ginestre e papaveri rossi bellissimi, ammirato e adorato da Gabriel Garcia Marquez che alla fine lo aveva scelto come suo ritrattista personale, inseguito e corteggiato da Fidel Castro, a cui alla fine ha dedicato un compendio di ritratti in bianco e nero entrato nella storia dell’isola, ospite esclusivo a Los Angeles di Francis Ford Coppola per i ritratti a lui dedicati, Franco Azzinari continua ad essere coccolato dal jet set internazionale non solo per la magia della sua pittura, forte, innovativa, viva, accecante, avvolgente, ma soprattutto per questo suo carattere dolce ed eternamente accondiscendente.

A settanta anni compiuti, dopo aver girato il mondo in lungo e in largo per almeno venti volte nella sua vita, dopo aver vissuto stabilmente intere stagioni dell’anno nei paesi dell’America Latina, oggi Franco Azzinari è tornato per qualche mese in Calabria, tra i laghi di Sibari e Altomonte, per ritrovare parte del suo passato, ma soprattutto per organizzare questa sua prossima rassegna di Altomonte dedicata ai bambini indios dell’Amazzonia.

Quasi una sfida culturale al mondo della pandemia, in pieno look down, con la complicità di Giampiero Coppola, il sindaco di Altomonte, suo vecchio amico di sempre, e del direttore della Sede Rai della Calabria, l’instancabile Demetrio Crucitti, a cui Altomonte ha chiesto un “patto di collaborazione” per poter permettere una videoinstallazione fissa  all’interno del Museo dove poter far vedere parte del suo lungo viaggio nella terra di Márcia Theóphilo, poetessa e antropologa brasiliana che dopo aver studiato a Rio De Janeiro e San Paolo, si è laureata a Roma in antropologia dove vive dal 1971 e che non ha mai smesso di decantare e raccontare la foresta amazzonica.

Instancabile, eternamente solo, salvo che non sia affiancato e accompagnato dalle sue modelle preferite, bellissime ed eteree, subito dopo Altomonte Franco Azzinari esporrà  le sue tele più belle, in una sorta di rassegna antologica, tra New York Boston e Chicago, dove i suoi “prati in fiore” e le “ginestre al vento” attirano ogni anno migliaia di visitatori diversi, soprattutto il cuore del Made in Italy che vive in Nord America, e che nelle sue tele ritrova immancabilmente le proprie radici, e soprattutto i colori della propria terra di origine.

Prima dell’estate il maestro Franco Azzinari era qui a Roma, dove lo abbiamo incontrato, alla Casa del Cinema, e dove ci ha confidato il suo sogno più intimo: «Sarebbe bello” – ci ha confidato – se la nuova Giunta regionale possa sposare il mio progetto più ambizioso, che è quello che realizzare un’opera monografica che racconti dall’inizio alla fine la mia vita, e il valore reale dei miei capolavori. Vede, dopo di me- sorride il maestro- sono certo che rimarranno le mie tele, e non vi è una sola tela che non racconti il sole di Calabria o i paesaggi della costa ionica dove io sono cresciuto da bambino e dove, quando posso, torno a portare un fiore ai miei cari».

Maestro, quanto si sente ancora calabrese?

«Allo stesso modo di come mi sento oggi cubano o brasiliano, o anche cittadino di Monte Carlo. Ormai la mia casa è per il mondo. Da quasi sessanta anni questa è la mia condizione di apolide, e la sola certezza che oggi io ho è che sono nato a San Demetrio Corone, un piccolissimo paesino del Pollino, in Calabria. Il dopo, lo racconterete voi altri giornalisti, quando magari io non ci sarò più. Ho già fatto però testamento, vorrei che le mie ceneri venissero sparse in uno dei campi di ginestre di Cerchiara di Calabria, mi creda sono immensi e bellissimi, sono campi fioriti che io tanto ho amato, e che tanta pace interiore mi hanno dato. Soprattutto, nei momenti di maggiore solitudine della mia vita».

Che programmi ha per l’immediato?

«Sono appena diventato nonno, e prima di ripartire per Cuba e il Nord America vado a riabbracciare mio nipote. Ma questo per favore non lo scriva, non ha nulla a che fare con la mia storia di artista. E poi, forse, alla gente neanche interessa».

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