È deceduto ieri all’età di novanta anni Irinej, patriarca della Chiesa ortodossa serba, a provocare il decesso le conseguenze del virus SARS Covid-19 che il religioso aveva contratto.
Miroslav Gavrilović, questo il nome del patriarca allo stato civile, era nato il 28 agosto del 1930 nel villaggio di Vidova, presso Čačak. In gioventù era entrato al seminario di Prizren, in Metohija (Dukagjini in lingua albanese), laureandosi in seguito presso la facoltà di Teologia di Belgrado.
Espletato il servizio militare, divenne docente, quindi nel 1959 venne ordinato monaco nella chiesa di Ružica, a Kalemegdan. Nel 1974 divenne vicario del patriarca serbo assumendo il titolo di vescovo di Moravica, poi nel 1975 vescovo di Niš, ufficio ricoperto per i successivi trentacinque anni.
Successo al patriarca Pavle il 22 gennaio 2010 quale quarantacinquesimo patriarca di Serbia e, contestualmente, arcivescovo di Peć (che è sede del monastero patriarcale), nonché metropolita di Belgrado e Karlovci.
Il 28 agosto scorso, nel giorno del suo novantesimo compleanno anche il pontefice della Chiesa cattolica Romana, Francesco, gli aveva inviato un messaggio di auguri.
Appresa la triste notizia, il patriarca di Mosca Kirill, che a Irinej era molto legato, ha ricordato il defunto nel corso di una divina liturgia, durante la quale ha fatto anche menzione di Feofan, metropolita di Kazan e Tatarstan scomparso sempre a causa del Covid-19.
Messaggi di cordoglio per la scomparsa sono stati fatti pervenire anche da altri esponenti della Chiesa di Roma.
«Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani ha appreso con profonda tristezza la notizia della morte di sua santità Irinej”, questo si legge in un messaggio ufficiale. «Durante tutto il suo ministero è stato un esempio di fede e di dialogo, umile e gioioso, dedicando la sua vita totalmente a Dio e incoraggiando lo spirito di comunione all’interno della Chiesa ortodossa serba».
Il cardinale Kurt Koch, presidente di questo Pontificio consiglio, ha inviato una lettera di condoglianze al metropolita Chrizostomo, Arcivescovo di Sarajevo, attuale locum tenens del trono patriarcale, nella quale ha ricordato con gratitudine i suoi incontri con il patriarca ortodosso venuto a mancare, così come la calorosa e fraterna ospitalità di sua santità.
Messaggio personale anche dell’arcivescovo cattolico di Belgrado Stanislav Hocevar, che ha espresso personalmente, «anche a nome del clero, dei monaci, di tutte le persone consacrate e dei fedeli laici della nostra arcidiocesi di Belgrado, sincera vicinanza orante e solidarietà spirituale in occasione del passaggio all’eternità di sua santità il patriarca serbo Irinej».
«Quando sono arrivato a Belgrado nel 2000 – ha proseguito l’arcivescovo della capitale Serba -, l’ho incontrato per la prima volta nella gloriosa città di Costantino, come vescovo di Niš. Era nato un grande desiderio di celebrare l’anno 2013, a ricordo dell’anniversario dell’Editto di Milano, con un grande segno dell’incontro tra Oriente e Occidente»,
Monsignor Hocevar ha quindi concluso affermando che: «I diversi pellegrinaggi a Venezia e Milano fatti insieme hanno aperto i nostri cuori e le nostre menti a tante domande e segreti della storia».