VATICANO, archivi. La Fondazione Giovanni Paolo I riceverà l’archivio personale di papa Albino Luciani

I media veneti danno notizia che i documenti personali dell’ex Patriarca di Venezia e vescovo di Vittorio Veneto sarebbero stati inviati a Roma. Intanto i cristiani «attendono il miracolo»

L’archivio personale di papa Giovanni Paolo I verrà custodito in Vaticano presso la Fondazione pontificia dedicata al pontefice «dei trenta giorni». La notizia dell’invio a Roma dei documenti personali di Albino Luciani, che fu vescovo di Vittorio Veneto e Patriarca di Venezia prima di esercitare il magistero petrino, è stata diffusa dai media locali, che collegano la decisione al momento particolare che sta attraversando in questa fase l’iter della beatificazione del religioso cristiano che da papa durò soltanto trentatré giorni.

Si attende il miracolo. Giovanni Paolo I è stato dichiarato venerabile nel 2017, e da allora i fedeli cattolici attendono il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa romana di un miracolo attribuito alla sua intercessione che possa così portarlo alla beatificazione.

In una nota diffusa oggi dall’agenzia ACI Stampa si afferma che: «Ci sono state varie segnalazioni alla Congregazione delle Cause dei Santi, ma nessuna, fino ad ora, aveva passato il vaglio dei requisiti necessari. Attualmente, è in esame della Congregazione un miracolo avvenuto a Buenos Aires nel 2011, ma, ovviamente, sulla questione c’è il massimo riserbo».

Papa Francesco vorrebbe comunque celebrare la beatificazione del suo predecessore. Lo scorso gennaio, incontrando Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno, il pontefice avrebbe affermato: «Ci vediamo a Belluno per la beatificazione di Luciani». In effetti, di recente sono circolate voci di corridoio riguardo all’intenzione manifestata da Bergoglio riguardo a un viaggio da fare in Veneto, ma poi la pandemia di Covid-19 avrebbe fatto abortire il progetto.

Documenti attesi ma finora mai inviati a Roma. Localmente, il trasferimento dell’archivio Luciani è stato visto con un certo sconcerto, seppure la Santa Sede aveva già richiesto i documenti dell’Archivio Luciani, poiché al fine di redigere la positio di un futuro beato è necessario analizzare meticolosamente tutti i suoi scritti, tuttavia, finora questi documenti non erano però mai stati spediti.

La speranza della comunità di Canale d’Agordo, paese natale del pontefice misteriosamente deceduto nel 1978, è che la beatificazione venga eventualmente fissata più avanti nel tempo, in modo da poter celebrare il «loro papa» in maniera congrua.

La causa per la beatificazione di San Giovanni I è stata aperta tardi, nel 2003, quindi a venticinque anni dalla morte, sebbene da subito arrivarono richieste per una canonizzazione di quello che oggi è conosciuto come «il papa del sorriso».

Per sollecitare la sua canonizzazione si organizzò anche una raccolta di firme, avviata in via del tutto non ufficiale, che comunque coinvolse firmatari da Brasile, Svizzera, Francia, Canada e Stati Uniti d’America. Il 9 giugno del 1990, per mano dell’arcivescovo Serafim Fernandes de Araujo di Belo Horizonte, la Conferenza episcopale brasiliana presentò addirittura una petizione ufficiale al polacco Woytjla.

Un processo di canonizzazione oltremodo lento. Fu, però, solo nel 2003 che l’allora vescovo di Belluno-Feltre Vincenzo Savio, richiese il consenso ad aprire la causa di canonizzazione, non presso il Vicariato di Roma, come dovrebbe essere per quanti sono papi, bensì nella diocesi natia, dove Luciani aveva trascorso il tempo maggiore della sua vita. La richiesta venne accettata e il 23 novembre di quello stesso anno si poté avviare finalmente l’inchiesta diocesana per la canonizzazione di Luciani.

Essa durò tre anni, comportò 203 sessioni nel corso delle quali vennero ascoltati 167 testimoni, tutti di persona, incluso il papa emerito Benedetto XVI.

Il 9 novembre 2007, la Congregazione per le Cause dei Santi rilevò che la documentazione riportava delle lacune, in particolare quelle di alcuni documenti  dell’Archivio storico del Patriarcato di Venezia e dell’Archivio della Conferenza episcopale del Triveneto, dunque richiese un supplemento di indagine. Dopo che esso ebbe luogo, nel 2008 si poté chiudere la fase diocesana e dare avvio alla fase romana.

Tra il 2008 e il 2015 vennero acquisite agli atti le deposizioni extraprocessuali di altri ventuno testimoni, con particolare riferimento al periodo del pontificato e alla morte di Giovanni Paolo I.

Il 17 ottobre 2016 venne consegnata la positio di Giovanni Paolo I presso la Congregazione delle Cause dei Santi, consistente in cinque volumi e più di 3.600 pagine complessive.

Il decreto di venerabilità sancito da Bergoglio. Il Congresso dei teologi ha espresso il suo voto positivo unanime nel giugno del 2017 e lo stesso responso venne dato dalla Sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi nel novembre. La causa concluse quindi con il decreto di venerabilità sancito da papa Francesco il 9 novembre 2017, con il quale sono state proclamate le virtù di Giovanni Paolo I.

Sempre secondo la nota di ACI Stampa, tra i miracoli allo studio «vi è una presunta guarigione straordinaria avvenuta per intercessione di Giovanni Paolo I nel 2011 in Argentina, nella diocesi di Buenos Aires», mentre, «un altro miracolo era particolarmente popolare: la guarigione, nel 1992, di Giuseppe Denora, della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, che era improvvisamente guarito da un tumore maligno».

La fase diocesana del processo Super miro si è chiusa nel novembre 2017 e l’iter giudiziale presso la Congregazione delle cause dei santi è ora giunto alle sessioni di esami conclusive.

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