ECONOMIA, inflazione. Gli effetti della pandemia sui prezzi al consumo

In un recente documento del Fondo monetario internazionale dal titolo “Data Disruption: The Impact of Covid-19 on Inflation Measurement”, pubblicato il 10 novembre 2020 a forma Marshall, viene affrontato il tema dell’inflazione calcolata, con qualche difficoltà, nella prima fase della pandemia da Covid-19

Lockdown, lavoro da casa e allontanamento fisico hanno indotto molte persone a spendere quote maggiori dei loro consueti bilanci domestici per l’acquisto di generi alimentari e oggetti necessari per la conduzione delle proprie abitazioni, mentre un numero minore di esse hanno invece acquistato beni non essenziali, quali i biglietti aerei e i capi di abbigliamento.

Tuttavia, il drastico calo dei redditi disponibili causato dalla perdita del lavoro di milioni di persone farà sì che la spesa per i beni non essenziali permarrà con ogni probabilità depressa.

L’indice dei prezzi al consumo non riflette questi bruschi cambiamenti nei modelli di spesa, poiché i dati a esso relativi non vengono periodicamente aggiornati, infatti, potrebbe risentire negativamente per un calo dei prezzi dei beni voluttuari che non vengono più acquistati sui mercati.

In un recente documento elaborato dagli analisti del Fondo monetario internazionale (Fmi) viene fatto ricorso alle stime di spesa derivate dai dati ricavati dalle carte di credito e dai debiti contratti dalla gente, questo al fine di stimare un indice dei prezzi al consumo sulla base dei modelli di spesa registrate durante la fase di pandemia.

Lo studio ha rilevato che durante i primi tre mesi della pandemia l’inflazione risultava in realtà più alta di quanto previsto.

Nel grafico viene esaminata la differenza registrata nel periodo intercorrente tra i mesi si febbraio e di maggio del 2020, facendo riferimento a dati che consentono di ricavare i dati relativi all’indice dei prezzi al consumo determinati dagli effetti dell’impatto del Covid-19, confrontato con un indice con dati invece invariati.

È evidente la differenza tra i due indici per regione, in sette di esse i prezzi al consumo sono infatti inferiori all’indice determinato dalla pandemia di Covid-19 e, considerando la media di tutte le regioni esaminate, il divario risultante è pari a 0,23 punti percentuali.

I principali fattori che hanno influito sul divario tra l’indice Covid-19 e quello dei prezzi al consumo sono stati gli alimenti e i trasporti, che hanno contribuito ciascuno per lo 0,16% al divario complessivo considerato su scala mondiale.

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha contribuito alla rapida crescita dell’indice influenzato dagli effetti della pandemia da Covid-19 nelle regioni considerate, mentre la flessione dei prezzi dei trasporti, che rivestono un peso maggiore nell’indice dei prezzi al consumo rispetto all’altro, hanno inciso anche sulla rapidità dell’incremento di quest’ultimo, fatta eccezione che nella regione dell’Africa sub-sahariana.

I principali contributori negativi al divario mondiale sono i costi degli alloggi (-0,03%) e l’abbigliamento, (-0,08%), mentre l’effetto al ribasso dell’abbigliamento è dovuto agli aumenti stagionali dei prezzi, che rivestono un peso inferiore nel paniere dell’indice di riferimento in questa fase di pandemia.

Nonostante la constatazione che i dati dell’indice dei prezzi al consumo siano stati sottovalutati con riguardo al fenomeno inflattivo nei primi mesi della pandemia, un rapido aggiornamento di essi che rifletta i modelli di spesa nel corso del periodo considerato sarebbe impraticabile.

Inoltre, l’introduzione di dati rilevati su un breve periodo di tempo potrebbe ridurre il livello di accuratezza dell’indice considerato sul lungo periodo.

Un approccio migliore per le agenzie di rilevazione statistica, conclude il documento del Fmi, potrebbe tendere allo sviluppo di un indice supplementare i cui dati riflettano modelli di spesa specifici della fase di pandemia. I risultati ottenuti con questa metodologia potrebbero conferire ai responsabili politici un quadro migliore dell’effetto dell’inflazione sui prezzi, cioè di ciò che i consumatori stanno effettivamente pagando.

Nel corso dell’ottavo Forum statistico organizzato dal Fmi e in calendario per la prossima settimana consentirà un approfondimento della materia e di quali sono le sfide derivanti dalla pandemia.

Nell’illustrazione la tabella riporta i dati relativi all’inflazione non rilevata. Durante l’apice della pandemia, l’inflazione reale era superiore a quella registrata dall’indice dei prezzi al consumo in quasi tutte le regioni. (stime in punti percentuali elaborate nel periodo febbraio-maggio 2020

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