Alcuni dati di background utili alla comprensione della centralità e strategicità del settore automotive in Italia forniti da Massimiliano Di Silvestre, presidente e amministratore delegato di BMW Italia.
Secondo Di Silvestre «il 2019 è stato un anno a pieno regime, con una stima da parte di E&Y di un impatto medio del 25% sui fatturati nel 2020 a causa della crisi epidemiologica».
L’automotive in Italia. Il settore automotive italiano – ha egli proseguito – genera direttamente un fatturato di 52 miliardi di euro, 106 miliardi se si considerano le attività indirette. Il comparto vale circa 11-12% del Prodotto interno lordo italiano, il settore auto impiega direttamente il 4,6% del totale del settore del manufacturing e la filiera componentistica vale circa 38 miliardi e oltre 126 mila addetti.
L’Italia è uno dei Paesi con il tasso di motorizzazione più elevato, con 730 auto per ogni mille abitanti, tuttavia con uno dei parchi circolanti più vecchi d’Europa, 11,3 anni rispetto a una media europea del 10,8.
La componente automotive di ricerca e sviluppo ammonta a circa 1,7 miliardi all’anno, pari a 13,2% del totale, mentre l’export del settore componentistica e carrozzeria verso l’Europa è del 76 per cento.
In questo contesto – secondo Di Silvestre – oggi bisogna essere capaci di disegnare un futuro alternativo in cui sostenibilità e mobilità vadano di pari passo.
«Il nostro progetto è forte – ha egli aggiunto -, abbiamo istituito un ufficio di protezione ambientale a Monaco già nel 1973, allora in pochi parlavano di queste tematiche. La transizione energetica iniziava, la mobilità sostenibile scaldava i motori e grazie a questo approccio le emissioni di CO₂ della nostra flotta sono state ridotte del 40% negli ultimi tredici anni e nel 2020 il tasso scenderà del 20% rispetto al 2019».
Mobilità sostenibile. In Italia si assiste a una crescita significativa della richiesta di modelli elettrificati, tuttavia nel Paese la strada verso la mobilità elettrica è appena iniziata.
In questo senso un elemento cruciale è l’approccio alla sostenibilità, poiché fino a un terzo delle emissioni di un veicolo elettrico dipendono dalla produzione delle batterie di accumulatori.
La BMW si pone l’obiettivo di raddoppiare il volume delle vetture elettrificate vendute in Italia nel 2021.
La mobilità sostenibile si declina in molteplici tecnologie, non soltanto quella elettrica, infatti è possibile ricorrere all’ibrido plug-in, al diesel e alla benzina Mild Hybrid, euro 6, piuttosto che idrogeno dal 2022.
«Produciamo già auto termiche ed elettriche sulle stesse linee, questa è la metafora del cambiamento», ha quindi sottolineato il presidente di BMW Italia nel suo intervento, aggiungendo che «il primo passo da compiere è quello di comprendere quale esigenza di mobilità abbia la persona che ci troviamo di fronte. Se la fase di ascolto funziona bene, saremo in grado di orientare e consigliare meglio il potenziale cliente. Magari di entusiasmarlo, capaci di generare relazioni dedicate ai clienti, per immergerli in un’esperienza unica, che passi dal fisico al digitale continuamente senza alcun imbarazzo».
Digitale, connessioni e comunicazione di massa. «Paradossalmente è stato proprio il digitale a riportarci su questa strada – sostiene Di Silvestre -, da un approccio generalista tipico delle campagne pubblicitarie di massa, a quello One-to-One che deriva dalla profilazione dei social e del web. Quindi la digitalizzazione dei processi di marketing e vendite, la comunicazione digitale rappresentano mezzi aggiuntivi e necessari per generare un’esperienza con il cliente moderna, innovativa e sofisticata. Allo stesso tempo abbiamo però bisogno di infondere un approccio più umano al cuore dei servizi gestiti da remoto. I nostri venditori devono diventare artigiani della conversazione o micro influencer».
Inoltre, ha aggiunto, «siamo inoltre pronti a dialogare con le città per una mobilità modulabile e sostenibile, ad esempio il nostro sistema e-drive zones disponibile sui nostri ibridi plug-in consente il passaggio automatico alla modalità elettrica all’ingresso nelle zone a traffico limitato».
Quindi l’indefettibile quesito: come far divenire virtuoso il processo della mobilità sostenibile in Italia?
Incentivi e bonus per la conversione ecologica e tecnologica. In un paese dove il parco circolante è tra i più vecchi d’Europa, il sistema di finanziamenti, incentivi e bonus deve essere sfruttato per sviluppare un piano di rinnovamento che sia coerente con una strategia di conversione ecologica e tecnologica verso una mobilità sostenibile orientata al medio-lungo termine.
«Innanzitutto – ha egli affermato – le infrastrutture di ricarica rappresenteranno sempre più un fattore indispensabile per facilitare l’adozione di veicoli alternativi da parte del mercato. In tale contesto, una maggiore semplificazione del sistema normativo rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo dell’innovazione e per facilitare l’armonizzazione delle regolamentazioni, al fine di ridurre le attuali frammentazioni. Decisivo lo sviluppo di partnership verticali e orizzontali tra gli attori dell’ecosistema, che tengano conto di start-up innovative in grado di proporre soluzioni altamente tecnologiche».
Riforme e auspici. Un altro elemento affrontato nel corso dell’intervento al Forum WPP/The European House Ambrosetti è stato quello della riforma della fiscalità aziendale, «una delle più penalizzanti in Europa» sostiene l’amministratore delegato di BMW Italia, che può essere uno strumento fondamentale per supportare la voglia che le aziende hanno di fare scelte di mobilità sostenibile.
Egli ha poi sottolineato l’importanza, in questo senso, della definizione del perimetro della mobilità sostenibile nel Paese, «costruendo il perimetro sui dati certi e oggettivi e abbandonando logiche di pregiudizio, ad esempio verso le moderne motorizzazioni euro 6, quindi non inquinanti».
Infine, ha concluso, «è importante accelerare il processo di passaggio al 5G per migliorare la connettività delle auto, la guida autonoma e l’intermodalità. Il nostro settore è in profonda trasformazione, questo processo diventa un’opportunità e sarà virtuoso se politica, industria e ricerca rimarranno sedute allo stesso tavolo e faranno sistema, prendendo decisioni precise in merito ai punti espressi».