Nel corso della conferenza stampa tenuta dal Commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni Silveri che ha avuto luogo questa mattina a Bruxelles, sono state illustrate le stime elaborate dalla Commissione europea riguardo alla ripresa dell’economia dell’Unione, oltreché al grado di incidenza negativa su di essa della pandemia di coronavirus in atto.
Una curva a «V». Se l’estate è andata meglio del previsto rispetto alle aspettative della scorsa primavera, però la seconda ondata della pandemia si farà sentire tutta.
Infatti, seppure in diversa misura da Paese membro a Paese membro, questo nuovo inizio di restrizioni delle attività in funzione del contenimento dei contagi da Covid-19 stanno bloccando l’economia europea, influendo sulla curva dell’attesa ripresa, che non sarà certamente a «V», bensì – auspicabilmente – a «U», quindi molto più lenta.
Soltanto Germania e Polonia recupereranno nei prossimi due anni mentre gli altri resteranno indietro, inclusa l’Italia (-9,9%), che in termini di recessione si colloca al secondo posto soltanto dopo la Spagna (-12,4%).
Stime divergenti e rischio sostenibilità. In questo senso i dati forniti in merito dal Governo Conte 2 mediante la NaDef (redatta prima della nuova viralità autunnale) divergono dalle stime elaborate a Bruxelles di nove decimali di punto, differenza apparentemente non eccessiva che, tuttavia, inciderà sul gigantesco debito pubblico italiano, che in termini di rapporto con il prodotto interno lordo nazionale (Pil), nel 2020 passerà dal 158% (stime di Palazzo Chigi) al 159,6%, con una tendenza, secondo gli analisti di Bruxelles, alla stazionarietà nel prossimo biennio.
Dunque a Via XX Settembre si dovranno rivedere i conti, poiché non ci si attesterà – come previsto a Roma – al 155,6% nel 2021 e al 153,4% nel 2022.
Riguardo alla sostenibilità del debito pubblico italiano nel medio termine, Gentiloni Silveri ha espresso il parere che attualmente la situazione non è preoccupante, ma nell’arco di tempo considerato esso andrà certamente ridotto attraverso un percorso graduale, aspetto del quale ha consapevolezza anche l’esecutivo in carica.
Stimoli alla ripresa. Nel quadro di estrema incertezza che caratterizza questa fase, la Commissione europea ribadisce la necessità di proseguire nelle politiche economiche e di bilancio nazionali di stimolo alla ripresa. E qui, il Commissario agli Affari economici ha inteso sottolineare l’urgenza di un accordo sul cosiddetto “pacchetto” del bilancio dell’Unione europea, dal quale dipenderà l’effettivo avvio delle misure di sostegno alle economie dei Paesi membri, cioè il Recovery Fund, l’erogazione di prestiti e le sovvenzioni.
In mattinata è stata diffusa la notizia del raggiungimento di un’intesa tra la Presidenza tedesca dell’Unione e il Parlamento europeo su uno dei punti controversi del pacchetto, il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che comporterà l’interruzione della fornitura di aiuti a quei Paesi membri che lo violeranno, ad esempio in materi di giustizia, libertà di espressione e di stampa.
Problemi aperti. Sul tavolo permane comunque irrisolta la controversia tra Parlamento e Consiglio (cioè i vari governi dei Paesi membri) relativa al quadro finanziario pluriennale 2021-2027, il “bilancio” dell’Unione definito nel mese di luglio del 2019, che in seguito ha subito tagli per l’ammontare di alcune decine di miliardi di euro dei programmi precedentemente stabiliti (ricerca, immigrazione, Erasmus, sanità, eccetera).
Tutto viene dunque riaggiornato alla prossima riunione, che dovrebbe avere luogo lunedì 9 novembre.
Se la procedura non subirà ulteriori ritardi, l’approvazione dei diversi piani nazionali di riforme e l’inizio dei finanziamenti previsti dal programma Next Generation EU potrà conseguentemente consentire l’anticipo del primo rateo pari al 10% della quota spettante al Paese beneficiario nella tarda primavera dell’anno venturo.