TERRORISMO, jihadisti. Strage di Nizza, Karmon (Idc Herzliya): «Dietro l’attacco c’è la Turchia»

Secondo l'analista dell’Interdisciplinary Center di Herzliya la strategia del presidente Erdoğan si basa sulla radicalizzazione dei musulmani europei

Gli attentati di matrice islamista compiuti a Nizza, Avignone e Gedda rappresentano l’apice dello scontro tra la Turchia e la Francia, riacutizzatisi a seguito della pubblicazione da parte del periodico satirico “Charlie Hebdo” di una vignetta che sbeffeggia il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Quest’ultimo, da Ankara ha reagito con un tweet di fuoco in lingua francese nel quale è andato giù duro: «Siete dei bastardi, figli di cani».

Tuttavia, in una recente intervista pubblicata dal quotidiano italiano “Il Giornale” a firma di Chiara Clausi, il professor Ely Karmon, analista ed esperto di terrorismo internazionale presso l’Idc di Herzliya (Israele), sulla matrice delle azioni perpetrate dagli islamisti radicali in Francia non ci sono dubbi: «C’è la mano della Turchia. Gli jihadisti hanno attaccato prima “Charlie Hebdo”, hanno decapitato il professore Samuel Paty e, ora, sgozzato due donne in una chiesa. É un attacco con un significato simbolico. Contro la Francia e cosa rappresenta. Uno Stato molto liberale dove c’è una netta divisione tra Stato e chiesa».

Alla domanda della giornalista se questi attentatori sono dei lupi solitari egli ha risposto che non è così, poiché fanno parte di una famiglia, hanno un giro di amici e sono quindi connessi tra loro. «Al Qaeda – ha aggiunto Karmon – ha un’infrastruttura e un network che usa per la propaganda, utilizza anche social come Twitter. Il killer del professore dopo la decapitazione lo ha fatto. Al Qaeda vuole convincere chi legge la sua propaganda di uccidere quanti più infedeli possibile, con il machete, con una macchina, con un camion. Vuole soprattutto plasmare e arruolare le nuove generazioni di musulmani in Europa perché ha perso la guerra in Siria e Iraq e convincerli che sono martiri».

Sempre in replica ai quesiti postigli da Chiara Clausi, riguardo al presidente Emmanuel Macron, l’analista israeliano ha affermato che l’Eliseo dovrà prendere delle decisioni in merito a queste infrastrutture. «Erdoğan è già penetrato in Francia. Centocinquanta dei trecento più importanti imam in Francia sono di origine turca. Turchia e Qatar supportano moschee, associazioni caritatevoli in Inghilterra – è uscito di recente uno studio – ma fanno lo stesso in Francia. Il presidente francese ha già fatto dei discorsi molto forti contro l’estremismo islamico e messo in prigione centinaia di jihadisti e ha preso delle decisioni per combattere la loro propaganda. Non mi sorprenderebbe se l’ala destra francese attaccasse qualche moschea».

Nell’articolata intervista, Karmon ha quindi affrontato il tema della strategia del presidente turco sul lungo periodo, affermando che egli punta a radicalizzare i musulmani di Francia. «Ha trasformato Santa Sofia in una moschea, vuole liberare al-Aqsa, controllare il radicalismo sunnita, promuovere il suo sogno neo-ottomano e diventare il leader dei sunniti nell mondo».

Riguardo agli altri fronti e alla sovraesposizione di Ankara nel teatro mediterraneo e caucasico, ha poi sotolineato come la Turchia voglia espandersi in Grecia e Cipro, appropriarsi delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale, esercitare la propria influenza in Libia, dove appoggia Fayez al-Sarraj, nemico di Khalifa Haftar, che invece è sostenuto da Parigi. Uno scontro che ha le sue propaggini anche nel Nagorno-Karabakh, dove i francesi appoggiano gli armeni e i turchi gli azeri».

Sulle possibili emulazioni dei terroristi islamisti in Europa Karmon pensa che «che il pericolo che questi attacchi primitivi e a bassa tecnologia, con coltellate, possano svilupparsi in un’ondata di attacchi imitatori sull’esempio di quanto accaduto in Israele nell’autunno 2015. Le forze dell’ordine dei Paesi europei dovranno dunque trovare gli strumenti operativi per contrastare questa minaccia».

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