di Giuseppe Morabito, generale dell’Esercito italiano in ausiliaria e attualmente analista della NATO Defense College Foundation – Lo scoppio del «Virus di Wuhan» in Cina (chiamiamo la pandemia con il suo vero nome senza ipocrisie e paura delle ritorsioni della Cina comunista) ha amplificato l’incertezza geopolitica. Ci ha fatto capire quanto siamo interdipendenti e vulnerabili di fronte alle minacce globali, rendendo vitale la cooperazione internazionale.
Ciò suggerisce che nessun paese e nessuna nazione dovrebbe essere isolato nell’impegno per affrontare la crisi. Per quanto possa sembrare un’affermazione elementare, per Taiwan, vittima di soft power di Pechino e, conseguentemente, isolata dalla Cina dal resto del mondo, una maggiore cooperazione internazionale rimane un obiettivo ancora lontano.
Per chiarezza, quando si scrive della Repubblica di Cina (ROC), o semplicemente Taiwan, è, anche, far capire al mondo come la storia si sarebbe potuta evolvere nella Repubblica Popolare Cinese (PRC), se i comunisti di Mao non avessero vinto, nel 1950, la guerra civile contro i nazionalisti di Khiang Kai-shek.
Da una parte Taipei, capitale di una moderna democrazia, economicamente avanzata e creata sullo stato di diritto; dall’altra un’autocrazia, in cui l’apparato del partito comunista decide sulla vita (e spesso la morte) di più di un miliardo e trecento milioni di cittadini.
Confronto Usa-Cina. Con gli Stati Uniti e la Cina che intensificano la loro grande rivalità di potere, è prevedibile un’ulteriore escalation della tensione nelle relazioni bilaterali nell’Indo-Pacifico.
Gli Stati Uniti sono a poche ore da quelle che sembrano essere le elezioni presidenziali più incerte di sempre mentre il presidente della Cina Popolare Xi Jinping continua a rafforzare il controllo interno e approfitta della situazione a Washington per continuare a utilizzare il soft power. Non appare, comunque e al momento, possibile una variazione nell’approccio di Washington nei confronti di Pechino, comunque si concludano le elezioni presidenziali americane.
Questo anche se ormai è certo che il secondo figlio di Biden, Hartur, sta guadagnando milioni di dollari in Cina essendo uno degli investitori in Face++, startup cinese di riconoscimento facciale che lavora con il governo di Pechino sulla sorveglianza della minoranza musulmana nello Xinjiang.
Con l’approssimarsi della fine del 2020, definibile come «anno orribile», l’Unione europea rischia di essere – per dirla in gergo romano – «messa in mezzo». È inevitabile che, quale che sia il vincitore il 3 novembre negli Usa, un’eventuale escalation della concorrenza tra Stati Uniti e Cina aumenterà la vulnerabilità di Taiwan.
Rischio Taiwan. Per chi conosce e ha visitato Taiwan negli ultimi anni, è evidente quale sia il rischio che la Cina rappresenta e come lo stesso sia reale e imminente. Taiwan, è una fiorente democrazia e l’ex ambasciatore di Taiwan presso l’Unione europea, il dottor Michael Y.M. Kau non ha ultimamente mancato di sottolineare che l’Ue, in quanto formata da nazioni tutte democratiche, dovrebbe sentirsi incoraggiata a supportare Taiwan in tre aree principali, vale a dire la salute pubblica, la tecnologia e i processi democratici.
L’Unione europea coesa è, al momento, l’unico attore globale in grado di inserirsi nella dinamica trilaterale Pechino-Washington-Taipei. L’Ue può farlo perché è il più grande blocco commerciale del mondo, con il più grande mercato degli appalti a livello globale e ha una posizione di leadership negli investimenti internazionali. Sulla specifica crisi un’Europa unita può far sentire la sua d’influenza sia sugli Stati Uniti sia sulla Cina più di quanto supponga.
L’ambasciatore di Taiwan in Italia Andrea S.Y. Lee, ha recentemente dichiarato che “Taiwan è un paese di alta tecnologia, con una grande capacità di ricerca e sviluppo, in continua innovazione tecnologica e con una grande capacità di risposta alle sfide del presente”. Si pensi solo all’efficienza con cui abbiamo risposto al problema della pandemia. Siamo, in sintesi, un paese che crede al potere dell’innovazione”.
Le potenzialità di Taipei. Attese le potenzialità di Taipei, l’Europa deve anche ricordare che ha anche i suoi interessi regionali da proteggere. Nelle parole del presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l’Unione europea dovrebbe applicare il suo «potere esistente» in modo più mirato nelle aree in cui sono coinvolti gli interessi europei: «L’Europa deve anche imparare la lingua del potere», ha sottolineato.
Avendo gli Stati Uniti come alleato stretto ma ora difficile, e la Cina come partner strategico e rivale sistemico, Bruxelles deve essere più ambiziosa. Portando un pensiero chiaro e positivo nella dinamica trilaterale, l’Ue potrebbe aiutare a trasformare la narrativa lontano dall’ostilità e verso il dialogo.
Dialogo è la parola chiave per aiutare a disinnescare le tensioni tra Stati Uniti e Cina e preservare Taiwan dalla possibile sorte che sta avendo la democrazia di Hong Kong e ha già subito la popolazione del Tibet.
L’Alto Rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell ha affermato che nella rinascita della competizione geostrategica, l’Ue «ha la possibilità di diventare un attore, un vero attore geostrategico”. L’Ue ha capito che le sfide globali non possono essere risolte se il mondo si frammenta in due campi avversari. Sta ora adottando misure per ripensare la sua “politica cinese”, cercando di proiettare una “voce forte, chiara e unificata nel suo approccio».
Il dialogo auspicabile. Tornando al dialogo, che si spera, guidi tutte le parti in causa, l’ambasciatore Lee ha anche dichiarato che: «È importante, per Pechino, avere buoni rapporti con noi: è nel suo interesse. Ecco perché accoglie ogni anno milioni di turisti e di studenti provenienti da Taiwan. Chiudere questo flusso non avrebbe senso e sarebbero contro gli interessi nazionali cinesi. D’altro canto, anche per noi la Cina è importante perché rappresenta il nostro mercato più grande. I cinesi comprano la nostra tecnologia e i nostri prodotti. Solo per fare un esempio, noi – non loro – siamo in grado di produrre microprocessori di alta tecnologia. Non ci si deve allora meravigliare, se la Cina non ha mai chiuso i collegamenti con la nostra Repubblica, anche quando a Taipei si sono insediati governi e presidenti, come gli attuali, che si battono per l’autonomia e l’indipendenza di fatto. Segno che a entrambi gli Stati conviene che una tale situazione rimanga invariata».
Atteso questo è sicuramente un buon momento per ricordare che l’Ue si è già impegnata a «perseguire una linea d’azione strategica e aumentare la sua capacità di agire in modo autonomo per salvaguardare i propri interessi, sostenere i propri valori e il proprio stile di vita e contribuire a plasmare il futuro globale».
Democrazia e tecnologia. Abbracciare Taiwan, anche attraverso la promozione di «soluzioni pratiche per quanto riguarda la partecipazione di Taiwan a quadri internazionali», s’inserisce perfettamente in questo impegno. Pechino deve convincersi che la Cina Popolare e Taiwan sono due Stati e che questo è un dato di fatto. Occorre quindi trovare una formula che permetta una convivenza pacifica e prospera tra la Repubblica di Cina e la Repubblica Popolare.
Mentre l’Europa e l’Italia sono purtroppo alle prese con una seconda ondata di pandemia, l’approccio di Taiwan al virus di Wuhan potrebbe ora servire da ispirazione… non è mai troppo tardi.
In particolare, Taiwan ha avuto successo nel costruire la fiducia dei suoi cittadini e nel sfruttare le piattaforme digitali per mantenere il pubblico informato e aggiornato. Nelle parole del ministro del digitale di Taipei, Audrey Tang, «i taiwanesi vedono la democrazia stessa come un insieme di tecnologie che possono migliorare, in modo che non si tratti solo di poche persone che parlano a milioni di persone, ma piuttosto di ascoltare milioni di persone».
Questo, ad esempio, è assolutamente in contrasto con quanto avviene nel nostro paese, dove ci sono enormi difficoltà a far utilizzare e comprendere i meccanismi connessi con l’impiego dell’applicazione “Immuni” agli italiani.
Nell’aprile di quest’anno, Von der Leyen ha ringraziato Taiwan per la donazione ai paesi europei di 5,6 milioni di mascherine per aiutare a combattere il Covid-19. Bruxelles dovrebbe ora passare dalla gratitudine a un sostegno significativo per Taiwan nel nome della democrazia.
Perché non è pensabile che nel 2020 l’Europa unita concordi con il fatto che l’autonomia sia vista da Pechino come un pericolo. Taiwan, ragionevolmente, come tutti i paesi europei all’autonomia e indipendenza non può rinunciare.