«A un anno esatto dalla nostra ultima manifestazione, siamo ancora costretti a far sentire la voce dei poliziotti stufi di problemi sempre più stratificati. L’Fsp torna in piazza per dire che non è più possibile non sentirsi sprofondare in una palude di incertezze e ipocrisie in cui i nostri politici ci tengono da troppi anni, e che non ci consente più di fare sicurezza al meglio. Sono troppi gli abusi a cui i poliziotti sono costretti a sottostare. E noi che li rappresentiamo registriamo un disagio che va ormai molto al di là di un serpeggiante malessere. È un peso che grava come un macigno sulle spalle di chi svolge un lavoro unico, speciale e specifico, rendendo responsabilità e oneri insostenibili in quanto uniti a carenze, privazioni, nonché a una totale indifferenza, perpetrati sulle donne e sugli uomini che portano la divisa e sulle loro famiglie».
Così Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione sindacale della Polizia di Stato, in riferimento alla manifestazione: «Basta aggressioni agli uomini in uniforme», già annunciata dal Sap, che il 14 ottobre vedrà Fsp, insieme a Es, Ls, Consap, Lisipo, Pnfd, Italia celere ed Mp manifestare a Roma il proprio «vibrato appello a un mondo politico che, ormai da troppo tempo, ignora le istanze delle Forze dell’ordine».
«Gli appartenenti al comparto sicurezza – incalza Mazzetti – sono sempre figli delle opposizioni e orfani dei Governi. Da decenni sono troppe le promesse non mantenute, le bugie e le dimenticanze, a fronte di un servizio che viene reso allo Stato e agli italiani a costo di sacrifici personali non ripagati né riconosciuti. Chi veste la divisa viene sbeffeggiato dai delinquenti e abbandonato dallo Stato. Professionisti della sicurezza che sono considerati buttafuori da strada, e che nell’immaginario collettivo devono subire di tutto perché hanno scelto di portare l’uniforme, e registrano un ferito ogni tre ore ogni giorno, che non riescono a ottenere un contratto dignitoso, che non possono contare su leggi severe per chi delinque, su pene reali, su protocolli chiari, su dotazioni indispensabili, su organici sufficienti, su una paga dignitosa minimamente ancorata alle responsabilità che si assumono, su una pensione adeguata. Il malcontento cresce, e la mollezza del sistema sta facendo sfaceli. Noi pretendiamo risposte».