CRIMINALITÀ, ‘ndrangheta. Operazione «yellow submarine»: sequestrati beni per un valore di oltre 55 milioni di euro ad alcuni affiliati alla cosca di Briatico

Si tratta di persone ritenute nel 2016 responsabili a vario titolo dei reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti

I militari della Guardia di Finanza del Comando provinciale di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio centrale d’investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) della Guardia di Finanza, coordinati dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, dal sostituto procuratore Annamaria Frustaci e dal sostituto procuratore Andrea Mancuso, hanno dato esecuzione a sette provvedimenti di sequestro di beni per un valore di oltre cinquantacinque milioni di euro, emessi dal Tribunale di Catanzaro su richiesta della Procura distrettuale.

Destinatari della misura ablativa risultano essere alcuni persone affiliate e/o contigue al clan Accorinti di Briatico, satellite della più potente cosca Mancuso di Limbadi.

Essi – riferisce la Procura  della Repubblica in un suo comunicato stampa -, già in passato erano stati coinvolti nell’operazione di polizia convenzionalmente denominata «costa pulita”, culminata nell’aprile 2016 con il fermo in qualità di indiziati di delitto nei confronti di ventitré persone ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti, nonché col sequestro preventivo dei beni intestati e/o riconducibili ad alcuni dei soggetti indagati.

L’operazione, avviata nei primi mesi del 2013, aveva avuto a oggetto affiliati e contigui al clan Mancuso, operante nel Vibonese, e alle consorterie collegate Accorinti, La Rosa e Il Grande, attive nel litorale tirrenico della provincia, colpendone vertici e sodali.

l’indagine aveva inoltre lambito contesti politici locali, in particolare di passate amministrazioni dei comuni di Briatico e Parghelia. Nel mirino del clan Accorinti era finito anche il giornalista Pietro Comito.

Nel 2018, il processo “costa pulita” si era concluso in primo grado con una serie di condanne per un totale di 218 anni di carcere nei confronti di trenta imputati.

L’intero patrimonio sottoposto oggi a sequestro è costituito da sessantasette fabbricati, sedici terreni, quote sociali relative a otto aziende e complessi aziendali di sette società operanti prevalentemente nel settore turistico/alberghiero, sei ditte individuali operanti nel settore edile, nel settore immobiliare, nella vendita al dettaglio di ortofrutta e generi di monopolio, un’associazione sportiva di calcio, quattro motonavi, diciannove automezzi, sette autobus e diversi rapporti bancari e finanziari.

I beni immobili e le società colpite dai provvedimenti odierni di sequestro si trovano nelle province di Vibo Valentia e di Cosenza.

Tra i beni oggetto di sequestro figurano un lussuoso villaggio turistico ubicato a Briatico, un complesso residenziale situato a Zambrone, tre società di navigazione titolari di imbarcazioni e di un sommergibile utilizzati nel settore turistico per il trasporto dei passeggeri.

Le indagini patrimoniali condotte dagli investigatori del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro e dello Scico di Roma, prodromiche all’emanazione dei provvedimenti di sequestro, hanno consentito di ricostruire in capo ai proposti ingenti patrimoni, i cui valori sono risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati o alle attività economiche svolte dagli stessi e dai loro familiari.

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