STRATEGIA, Turchia. Le alleanze e la politica estera aggressiva di Ankara

Sempre più spesso gli Stati si comportano riflettendo il momento storico: Lasciato alle spalle il dualismo del passato - i due blocchi della Guerra fredda - si procede spediti verso un periodo in cui tutti cercano di prevalere sugli altri loro antagonisti

di Emanuela Locci (*) – La Turchia fa parlare di sé, sia in relazione alle dispute internazionali che la vedono contrapposta a paesi come la Grecia, la Francia e gli Emirati Arabi Uniti, per la questione relativa alla ricerca e allo sfruttamento delle fonti energetiche presenti nel Mediterraneo Orientale, sia per le questioni di politica interna che vedono un progressivo indebolimento, almeno secondo gli ultimi sondaggi, del partito al potere, l’Akp, guidato dal presidente della repubblica Erdogan.

Sfiorato lo scontro. Per quanto riguarda il primo aspetto, che è quello che in quest’occasione andremo ad analizzare, nelle ultime settimane si è sfiorato lo scontro, con un’escalation di provocazioni e di dichiarazioni da entrambe le parti.

Da un lato la Turchia che non ha lesinato dichiarazioni di fuoco, richiamando il proprio diritto allo sfruttamento energetico. Dichiarazioni che hanno alzato il livello dello scontro verbale e che hanno indispettito ancora di più i governi contrapposti, quello francese in primis. Dall’altro la Grecia e la Francia che non si sono risparmiate nelle critiche alla Turchia e alla sua classe politica.

Ora pare che i toni si stiano attenuando e che la situazione si stia lentamente normalizzando. Questa situazione e le sue dinamiche ha messo in luce quali siano i paesi che hanno interessi contrapposti rispetto a quelli turchi e quale sia la posizione del governo di Ankara rispetto al consesso internazionale.

L’aggressività di Ankara. Quello che è emerso è che la politica estera della Turchia continua ad essere abbastanza aggressiva e che la politica del buon vicinato ormai è stata abbandonata e superata da una linea politica più audace e protesa verso il solo interesse nazionale. In quest’ottica rientra la politica energetica del paese, che mira alla completa indipendenza rispetto agli attuali fornitori di energia, in primo luogo dalla Russia.

In questo quadro generale, oltre ad aver individuato i paesi che si contrappongono alla Turchia nello scacchiere mediterraneo e medio orientale, che abbiamo già citato, si possono facilmente determinare quali sono invece i paesi vicini ad Ankara.

Innanzitutto il Qatar. Innanzitutto va citato il Qatar che è da anni un alleato del paese del vicino oriente e che negli ultimi tempi ha fatto sentire fortemente il suo sostegno alla Turchia. Del resto i rapporti tra i due paesi si perdono nella storia, ma anche recentemente il Qatar ha sostenuto fattivamente la Turchia in diverse occasioni: dalla Siria alla Libia, fino ad arrivare alle dispute per le fonti energetiche. I loro rapporti commerciali sono un ulteriore collante a quelli che sono da decenni ottimi rapporti.

Quindi l’Azerbaijan. Un altro paese che non ha mai smesso di sostenere la Turchia è  l’Azerbaijan. I due paesi sono da sempre legati da una profonda amicizia, che non è mai venuta meno. I rapporti economici tra i due paesi non hanno fatto altro che rafforzare la loro intesa. La questione delle dispute tra l’Azerbaijan e l’Armenia, ovviamente avvicina ancora più Turchia e Azerbaijan.

Inoltre la Russia. Un altro alleato che potremo indicare con l’espressione “a corrente alternata” è la Russia che in alcuni frangenti si è affiancata alla Turchia, e in altri si è schierata contro. Questa linea di condotta espressa da entrambi i governi denota una più ampia politica estera caratterizzata dalla preminenza per entrambe dell’interesse nazionale, senza tenere in considerazioni questioni di opportunità, di alleanze durature, o schieramenti confermati. Le relazioni tra le due entità statali sono sempre state improntate all’instabilità, alternando periodi di aperta ostilità a periodi di collaborazione.

Mancanza di una struttura sovranazionale. Questa breve analisi pone in evidenza il fatto che sempre più spesso gli Stati tengono un comportamento che riflette il momento storico, lasciato alle spalle il dualismo rappresentato in passato dai due blocchi, caratteristici del periodo della guerra fredda, si procede spediti verso un periodo in cui tutti cercano di prevalere sugli altri antagonisti, contando spesso sulle sole proprie forze, o cercando alleanze di breve durata, utili a risolvere solo una determinata questione o situazione, ma non a mantenere un equilibrio stabile e duraturo.

In questa situazione è evidente che manca una struttura sovranazionale forte che possa ergersi sopra le parti, un ruolo al quale poteva assurgere l’Unione Europea, che però stenta a prendere il suo posto tra le istituzioni mondiali, continuando nell’errore di non esprimere una politica estera unica, coesa ed efficace.

(*)Emanuela Locci, PhD History and Institutions of Modern and Contemporary Asia and Africa Historical, Political and International Department Faculty of Political Sciences University of Cagliari (Italy)

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