USA, Corte suprema. La nomina di un giudice nell’anno delle presidenziali ha diversi precedenti

Quando un seggio della Corte Suprema degli USA diventa vacante, il presidente provvede alla nomina del giudice e la sottopone al consenso del Senato. Deve poterlo fare in fretta, poiché la Corte decide a maggioranza dei suoi membri, che per questo motivo sono nove.
NELL’ANNO DELLE PRESIDENZIALI, 29 CASI
Il potere di nomina di un giudice alla Corte Suprema nel corso dell’ultimo anno del mandato presidenziale, che Donald Trump intende esercitare, ha diversi precedenti storici. Casi simili si sono presentati altre 29 volte.
In 10 di questi casi, nei quali il presidente non contava su una maggioranza al Senato chiamato a ratificare la nomina, le candidature pre-elettorali sono state presentate sei volte, ma solo un candidato – era il 1888 – è stato confermato.
NEL 2016 CI PROVO’ ANCHE BARACK OBAMA
Fa parte di questa casistica, anche quanto avvenuto nel 2016, quando Barack Obama nominò il sostituto di Antonin Scalia, ma l’esame del candidato venne bloccato dal leader della maggioranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell.
LA NOMINA PASSA SE C’E’ LA MAGGIORANZA
Sono invece 19, le nomine di un Giudice alla Corte Suprema nell’anno pre-elettorale, da parte di presidenti che erano dello stesso partito che deteneva la maggioranza al Senato. Ben 17 volte questi candidati sono stati poi approvati dal Senato.
SOLO IL PRESIDENTE JOHNSON VENNE FERMATO DAI SUOI
I due soli rifiuti risalgono al 1968, quando il presidente democratico Lyndon Johnson, cercò di nominare Abe Fortas a Presidente della Corte Suprema, ma venne bloccato dal no bipartisan del Senato, che pure era a maggioranza democratica. Contestualmente il Senato, fermò anche la nomina presidenziale del successore di Fortas che avrebbe dovuto succedergli nell’incarico di giudice associato nella Corte Suprema.
NELL’ANNO DELLE PRESIDENZIALI NON E’ UNA NOVITA’
Al di là delle critiche sollevate dagli esponenti del partito democratico, sulla legittimità della nomina del nuovo giudice alla Corte Suprema, il voto del Senato sul candidato nominato da Trump, non è dunque una novità assoluta.

Condividi: