Mercoledì 23 settembre alle 17:30 nella Sala Paolo Alessi del Circolo della Stampa di Trieste in Corso Italia 13, l’architetto Marianna Accerboni, ideatrice e curatrice dell’incontro, presenterà la monografia Ennio Cervi: i disegni, la pittura. Interverranno il critico d’arte Giulio Montenero, il giornalista e scrittore Roberto Curci e Franco Rosso. Sarà presente l’artista.
L’accurato e ampio volume riassume, attraverso numerosi testi e oltre duecento foto riprese dai fotografi Ennio Demarin e Gianni Mohor, più di settant’anni dell’attività di Cervi e rappresenta una memoria storica molto dettagliata dell’evoluzione del linguaggio artistico dell’architetto e pittore triestino dagli esordi, avvenuti a fine anni Quaranta, a oggi.
I posti sono limitati in base alle disposizioni anti Covid, prenotabili telefonando allo 040 370371 dal lunedì al venerdì ore 09:00-15:00.
L’incontro sarà trasmesso in diretta sul profilo Facebook del Circolo della Stampa (dove rimarrà sempre visibile) e successivamente inserito sul sito del Circolo stesso.
L’accurato e ampio volume, che si apre con una presentazione dell’editore e un’introduzione di Giulio Montenero, il primo a stilare un testo critico sull’artista in occasione della sua prima mostra alla Sala Comunale d’arte di Trieste nel 1963, – scrive Marianna Accerboni – riassume, attraverso numerosi testi e oltre 200 foto di opere, riprese dai fotografi Ennio Demarin e Gianni Mohor, più di settant’anni della sua attività.
E rappresenta una memoria storica molto dettagliata dell’evoluzione del linguaggio artistico dell’architetto e pittore triestino dagli esordi, avvenuti a fine anni Quaranta, a oggi: a partire dagli icastici disegni realizzati dal 1948, appena dodicenne, al 1954 a grafite, penna e china, tra cui compare un’efficace e sintetica raffigurazione del 1948 dello scultore Marcello Mascherini mentre lascia il suo studio in sella alla Vespa assieme alla moglie Nera. Un disegno originale, nel cui ritmo transita, implicita, anche la memoria del Futurismo.
Dinamico ed essenziale, il segno di Cervi affronta poi con grande sicurezza numerose tematiche, da quella dantesca con l’iracondo Filippo Argenti a quella africana, alla musica, nel cui ambito appare molto apprezzabile l’esecuzione di una sonata per violino, a quella equestre e alla corrida d’ispirazione hemyngwaiana di Morte nel pomeriggio.
L’artista e Trieste. Il segno invade anche i libri di testo usati al Liceo Petrarca e ampiamente ”istoriati” dal pittore nei primi anni Cinquanta, per proseguire poi fino alla fine degli anni Novanta. Il tema sacro e quello classico, la battaglia, il toro, il pugilato, le figure muliebri e, ancora, la musica, la danza, le liaison sentimentali si susseguono alla ricerca della semplificazione della forma e dei volumi attraverso l’iterazione del segno, che appare sempre più deciso e sicuro.
Soluzioni espressive che Cervi riesce a comporre con grande naturalezza e precoce maturità, trovando istintivamente un felice equilibrio tra energia vitale e sintesi contemporanea, che dialogano felicemente, armoniche e nel contempo incisive. Alternandosi, a partire dagli anni Sessanta, con il soggetto amatissimo delle barche, delle reti, dei pesci e del mare, conosciuto e apprezzato fin da piccolo poiché Cervi era nato a Barcola, un quartiere di Trieste lambito dal mare, e grazie al nonno materno, che era stato comandante di nave ai tempi dell’Impero austroungarico. Di particolare interesse tra questi disegni appare un pesce che nel capoluogo giuliano viene chiamato angusigolo (in italiano aguglia) del 1962, che si staglia essenziale e dinamico mentre nuota in un mare immaginario e immaginato.
Un’opera questa, che fu utilizzata da Aurelia Gruber Benco per la copertina della rivista “Umana”, da lei diretta in quegli anni, avendo la giornalista e intellettuale triestina apprezzato la particolare nitidezza del disegno. In questa fase Cervi alterna l’analisi, rappresentata da un fastello di segni che dettagliano appunto il tema, alla conseguente semplificazione del dato figurale, dotando spesso i suoi disegni di un sensibilissimo chiaroscuro dalla valenza evocativa.
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo l’architetto artista inserisce nel suo disegno il colore, preludio all’attività pittorica vera e propria, testimoniata nella monografia dal 1959 a oggi. Questa fase esprime l’anima più contemporanea di Cervi, insistendo ancora sui temi del toro, della natura e, in particolare, del mare, attraverso un raffinato cromatismo, allusivo – tra ombre e luci – al reale. E sottolineato ora spesso da una sobria ma eloquente sensibilità materica e da inattesi moti dinamici, resi più interessanti da improvvisi effetti di luce. Ed ecco gli ittiogrammi, espressi attraverso tracce semantiche che raccontano, con inclinazione criptica, il mistero e i segreti del mare.
Acrilici, grafite, pastelli, tecnica mista sono i media usati dall’artista in pittura, teso sempre più a comporre un mondo essenziale nelle linee e nei colori. E in tale ambito pittorico s’inserisce, dopo i primi anni Duemila, – conclude Accerboni – il senso dell’architettura, capace di conferire un significato profondo, narrativo e icastico alla linea e al colore nel definire, con eleganti cromatismi, il paesaggio infinito.
Ennio Cervi (Trieste, 1936), si laurea in architettura a Venezia con Ignazio Gardella. Libero professionista, lavora inizialmente con il padre Aldo e negli studi del gruppo Boico-Cervi-Frandoli-Nordio, soprattutto nell’ambito della cantieristica navale. È il periodo delle “navi bianche” (1949 – 1966) che escono dai cantieri navali di Trieste e di Monfalcone e in tale ambito ha modo di frequentare a Trieste artisti come Bergagna e Rossini, Sbisà, Mascherini, Predonzani, Righi, Sormani, Perizi e a Venezia Music, chiamati a decorare le navi con le loro opere. Contemporaneamente, dal ’63, espone a livello nazionale e internazionale i propri lavori grafici e pittorici, allacciando un sodalizio con l’artista Livio Schiozzi e creando, fino a oggi, qualche migliaio di opere.
Presidente dell’Ordine degli Architetti nel biennio 1976-1978 e docente dal 1980 al 1983 al Corso di Igiene Edilizia e Urbanistica della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Trieste, ha progettato lavori nel campo dell’edilizia pubblica e privata, realizzando in tale ambito monumenti commemorativi, tra cui, ultimo in ordine di tempo, il recupero dell’area della Foiba di Basovizza, con la nuova perimetrazione del Sacrario e la realizzazione del monumento e del centro di documentazione.
Ennio Cervi. I disegni, la pittura, Franco Rosso Editore, pagg. 234, € 25,00);
dove: Sala Paolo Alessi del Circolo della Stampa Corso Italia, 13 Trieste
quando: 23 settembre 2020 alle ore 17.30
a cura di: Marianna Accerboni
info: +39 335 6750946