Questa mattina a Bruxelles, nel suo lungo discorso del quale in seguito viene fornita la versione integrale, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto sottolineare in modo chiaro che il tempo delle polemiche è finito.
Ma non solo, poiché si è rivolta direttamente ai cittadini italiani affermando che «per tutti, nessuno escluso, è tempo di chiedere ufficialmente scusa all’Italia».
Ella ha poi aggiunto che: «È vero che nessuno era davvero pronto a questo (la pandemia di Covid-19, n.d.r.) ed è anche vero che troppi non c’erano quando l’Italia aveva bisogno di una mano all’inizio, dunque, per tutto questo è giusto che l’Europa nel suo insieme le offra sincere scuse».
Nel discorso sullo “stato dell’Unione” la Presidente ha riconosciuto i limiti dell’azione di Bruxelles nella gestione di una crisi non percepita come tale, ascrivendo responsabilità anche ai singoli Stati membri: «C’è voluto molto tempo affinché tutti comprendessero che dobbiamo proteggerci a vicenda», tuttavia, poiché «chiedere scusa conta qualcosa se si cambia comportamento», von der Layen ha quindi inteso offrire degli esempi concreti di come in Europa si sta già agendo. «Paramedici polacchi e i medici rumeni salvano vite in Italia – ha affermato -, mentre i pazienti di Bergamo vengono trasportati in aereo nelle cliniche di Bonn e abbiamo visto respiratori essere trasferiti dalla Danimarca all’Italia».
Dal canto suo anche uno dei capofila dei cosiddetti “frugali” è tornato sulle sue parole per rettificarle, rendendosi conto di avere sbagliato. Si tratta del ministro delle Finanza olandese Woepke Hoekstra, che era giunto a chiedere alla Commissione europea di indagare sui motivi che avevano portato i Paesi membri a richiedere l’accesso ai coronabond, motivando questa sua inusuale richiesta con l’asserita necessità do comprendere esattamente i motivi per i quali quegli stessi Stati non disponevano di margini di bilancio sufficienti a fornire un’adeguata risposta all’impatto della crisi sanitaria sul piano economico.
Di fronte alla sentita e vigorosa reazione degli Stati del Sud, Hoekstra ha poi rettificato, riconoscendo di non aver espresso «sufficiente empatia nei loro confronti» e ammettendo l’errore.
«Se raccogli solo tempesta – ha dichiarato l’olandese – evidentemente non hai fatto bene», tuttavia alla sua pubblica autocritica non sono però seguite né scuse ufficiali e neppure una revisione della propria (e del suo governo) posizione in materia di coronabond.
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Di seguito viene pubblicato il discorso dalla Presidente Ursula von der Leyen sull’azione coordinata dell’UE per combattere la pandemia Covid-19 e le sue conseguenze pronunciato il 16 aprile 2020 dinanzi al Parlamento europeo riunito in sessione plenaria
Caro Presidente, Onorevoli deputate e deputati,
non trovo le parole per rendere giustizia al dolore dell’Europa o a tutte le persone che soffrono nel mondo. Rivolgiamo i nostri pensieri e le nostre preghiere a tutte le famiglie in lutto e ci ripromettiamo di raccontare le loro storie e di onorare le loro vite e la loro memoria. Ci ricorderemo di tutti loro.
Ci ricorderemo di Julie, la giovane francese che si era appena affacciata alla vita, di Jan, lo storico ceco di grande esperienza che aveva sempre lottato per ciò in cui credeva e di Gino, il medico italiano in pensione che era tornato in servizio per salvare vite umane.
Ci ricorderemo dell’incredibile gesto di Suzanne, che ha ceduto il suo respiratore a un paziente più giovane in Belgio e dell’immagine di Francis, che ha detto addio a suo fratello attraverso la finestra di un ospedale irlandese.
Ci ricorderemo della neomamma polacca che non vedrà crescere il suo bambino e del giovane allenatore spagnolo di calcio che non vedrà mai realizzarsi il suo sogno.
Ci ricorderemo di tutti loro: delle madri, dei padri, delle sorelle e dei fratelli. Dei giovani e degli anziani, provenienti da nord o da sud, da est o da ovest; degli amici e dei colleghi, dei vicini della porta accanto e degli estranei di paesi lontani; di quelli con storie da raccontare e luoghi da visitare, di quelli sulla cui spalla piangiamo e sul cui amore facciamo affidamento.
Migliaia di storie, ognuna delle quali si porta via un piccolo frammento del nostro cuore. Ma esse ci rendono ancora più determinati nel nostro obiettivo di garantire che l’Europa faccia tutto quello che è in suo potere per tentare di salvare ogni vita.
Onorevoli deputati,
non si può sconfiggere una pandemia così rapida e di tale portata senza dire la verità. La verità su tutto: sui numeri, sulla scienza, sulle previsioni, ma anche sulle nostre stesse azioni.
Sì, è vero: nessuno era davvero pronto per tutto questo. È anche vero che troppi non si sono resi disponibili per tempo quando l’Italia aveva bisogno di un aiuto nelle primissime fasi.
E sì, per questo, è giusto che l’Europa nel suo insieme porga le sue scuse più sincere. Ma scusarsi ha un valore solo se ci porta a modificare il nostro comportamento, ed è vero che non c’è voluto molto prima che tutti capissero che è solo proteggendoci a vicenda che possiamo proteggere noi stessi.
Ed è vero che l’Europa è ora diventata il cuore pulsante della solidarietà nel mondo, la vera Europa sta reagendo, pronta ad aiutare tutti nel momento del massimo bisogno.
Il continente dove gli operatori sanitari polacchi e i medici rumeni salvano vite in Italia. Dove ventilatori polmonari provenienti dalla Germania forniscono un’ancora di salvezza in Spagna. Dove gli ospedali della Repubblica ceca curano i malati provenienti dalla Francia. E dove pazienti di Bergamo vengono trasportati con voli speciali per essere curati nelle cliniche di Bonn.
Abbiamo visto forniture mediche inviate dalla Lituania alla Spagna e respiratori polmonari dalla Danimarca all’Italia. Di fatto abbiamo visto ogni tipo di attrezzatura viaggiare in ogni direzione in Europa, inviata da chi se ne poteva privare a chi ne aveva bisogno. Tutto questo mi rende orgogliosa di essere europea.
Naturalmente c’è ancora qualcuno che vuole puntare il dito o scaricare la colpa sugli altri e c’è chi preferisce fare discorsi populisti piuttosto che raccontare scomode verità. A tutto questo io dico basta.
Basta. Abbiate il coraggio di dire la verità. Abbiate il coraggio di difendere l’Europa, perché sarà grazie alla nostra Unione se riusciremo a venirne fuori. E dipende da come agiamo oggi se sarà altrettanto forte domani.
Se cercate ispirazione, guardate ai popoli d’Europa, a come sono uniti, con empatia, umiltà e umanità. È a tutti loro che rendo omaggio.
Ai rider delle consegne a domicilio e ai fornitori di prodotti alimentari, ai negozianti, agli addetti al packaging delle imprese e a chi applaude dai balconi, alle imprese che cambiano le loro linee di produzione per garantirci i prodotti di cui abbiamo urgente bisogno.
Rendo omaggio ai volontari portoghesi che confezionano mascherine per i loro vicini e al pianista greco di sette anni che ha composto un “walzer dell’isolamento” per infondere coraggio alla gente.
Ma soprattutto, ringrazio di cuore e rendo omaggio ai nostri eroi: ai medici, agli infermieri e agli assistenti sociali.
Sono loro quelli con il volto segnato e gli occhi pieni di immagini tragiche. Sono loro che tengono la mano ai malati con premura e gentilezza, come farebbero i famigliari se potessero essere al loro capezzale.
Sono loro che ci salvano la vita e l’onore. Sono loro che dobbiamo proteggere affinché ci possano proteggere. E proprio su questo obiettivo stiamo indirizzando i nostri sforzi e per questo stiamo costituendo scorte comuni di materiale medico. Per questo investiamo tutti insieme nella ricerca sui vaccini. Per questo ci coordiniamo a livello centrale per acquisire sul mercato mondiale i prodotti di cui abbiamo maggiore necessità.
E per questo abbiamo costituito un gruppo con i migliori esperti di tutta Europa, che si scambiano regolarmente informazioni che possono salvare vite umane.
E per questo abbiamo rinunciato a riscuotere i dazi doganali e l’Iva sulle apparecchiature mediche importate da paesi terzi.
Ed è anche questo il motivo per cui all’inizio del mese abbiamo fatto una promessa che è al contempo semplice e solenne: quella di utilizzare in tutti i modi possibili, ogni euro a nostra disposizione per salvare vite umane e per tutelare i mezzi di sussistenza delle europee e degli europei.
Per questo abbiamo proposto di destinare a un programma di emergenza tutta la parte rimanente del bilancio attuale, in questo modo possiamo destinare direttamente quasi tre miliardi di euro laddove ve ne è maggiore bisogno. Per acquistare nuovi ventilatori polmonari e dispositivi di protezione. Per eseguire un numero maggiore di test e garantire una migliore assistenza medica ai più deboli, compresi quelli che vivono nei campi profughi.
Pertanto, proponiamo di destinare ogni euro disponibile dei fondi strutturali e d’investimento europei alla lotta contro il coronavirus.
Ciò significa che garantiamo la massima flessibilità. I fondi possono essere destinati ad altre regioni, possono essere utilizzati laddove ve ne è maggiore bisogno, a prescindere dai vincoli, altrimenti consueti, quali cofinanziamento, destinazione o massimali.
Con questo pacchetto, sul quale il Parlamento è chiamato oggi a pronunciarsi, l’Europa si spinge ai limiti del possibile.
E lo stesso principio si applica alla tutela dei mezzi di sussistenza delle persone. Non è la prima volta che l’Europa si trova ad affrontare una crisi economica, ma non abbiamo mai vissuto un arresto dell’economia di queste proporzioni. Non è colpa di nessuno e tutti avranno bisogno di aiuto. A tal fine dobbiamo adottare misure senza precedenti e fare in modo che la nostra economia sia pronta a ripartire prima possibile.
E anche in questo caso bisogna dire le cose come stanno.
L’Europa ha fatto di più nelle ultime quattro settimane di quanto non abbia fatto nei primi quattro anni dell’ultima crisi.
Abbiamo reso più flessibili che mai le norme in materia di aiuti di Stato, solo negli ultimi giorni abbiamo approvato regimi che permetteranno di erogare un miliardo di euro alle imprese croate, 1,2 miliardi di euro alle piccole e medie imprese greche o, ancora, venti milioni di euro ai pescatori portoghesi. E potrei fare molti altri riferimenti: alla Lettonia e all’Estonia, al Belgio o alla Svezia.
Per la prima volta nella nostra storia abbiamo attivato pienamente il meccanismo di flessibilità del Patto di stabilità e crescita. Insieme alle coraggiose misure adottate dalla Banca centrale europea, questo provvedimento consente di disporre di una capacità fiscale e finanziaria senza precedenti.
E le decisioni adottate la settimana scorsa dai ministri dell’economia dell’UE significano che ulteriori cinquecento miliardi di euro saranno messi a disposizione di tutti coloro che ne hanno bisogno.
In tale contesto esorto tutti gli Stati membri a utilizzare al meglio SURE, il nuovo regime proposto dalla Commissione per tutelare gli europei dal rischio della disoccupazione.
SURE metterà a disposizione cento miliardi di euro per aiutare i governi a intervenire a livello integrativo nei casi in cui un datore di lavoro sia costretto a ridurre le ore lavorate o un lavoratore autonomo abbia bisogno di aiuto.
Il programma SURE è doppiamente vantaggioso. In primo luogo aiuterà le persone a pagare l’affitto, le bollette o i prodotti alimentari, mantenendo in vita, al contempo, altre imprese.
In secondo luogo esso è la quintessenza della solidarietà. Gli Stati membri in grado di farlo forniranno garanzie in modo che altri Stati membri possano aiutare le persone maggiormente colpite nei rispettivi paesi.
Nel loro insieme tutti questi interventi rappresentano una risposta collettiva dell’Europa quantificabile in più di tremila miliardi di euro. In nessun’altra parte del mondo la risposta è stata così impressionante.
Siamo però coscienti che dobbiamo fare di più. Molto di più, perché la strada da percorrere è tanta e il mondo di domani sarà molto diverso da quello di ieri.
Onorevoli deputati,
sono convinta che l’Europa sia in grado di plasmare questo nuovo mondo se saprà collaborare e riscoprire il suo afflato pionieristico.
A questo proposito voglio citare un brano del Manifesto di Ventotene — scritto da due tra i più grandi visionari italiani ed europei: Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, quest’ultimo uno dei nostri padri fondatori. Scrivendo dalla prigione di un’isola remota, nel pieno della guerra, quando tutte le speranze di un’Europa unita sembravano perdute, ci lasciarono queste parole piene di speranza:
«Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge così diverso da tutto quello che si era immaginato».
Cari amici, quel momento è sopraggiunto una volta di più. Il momento di lasciarci alle spalle vecchie divisioni, dispute e recriminazioni, di uscire dalle nostre trincee. Il momento di prepararci per questo mondo nuovo. Di usare tutto il potere del nostro spirito comune e la forza del nostro obiettivo condiviso.
Il punto di partenza per tutto questo è rendere le nostre economie, società e stili di vita più sostenibili e resilienti. Per riuscire a trovare le risposte in questo nuovo mondo ci serviranno coraggio, fiducia e solidarietà e saranno necessari enormi investimenti per rimettere in moto le nostre economie.
Abbiamo bisogno di un Piano Marshall per la ripresa dell’Europa e lo dobbiamo attuare immediatamente.
Abbiamo un solo strumento che:
1. gode della fiducia di tutti gli Stati membri,
2. è già attivo,
3. è in grado di produrre velocemente risultati,
4. è trasparente,
5. ed è uno strumento per la coesione, la convergenza e gli investimenti ben collaudato;
questo strumento è il bilancio europeo.
Il bilancio europeo rappresenterà la nave appoggio della ripresa e per questo motivo, il bilancio per i prossimi sette anni deve essere diverso da come lo avevamo immaginato, proprio come aveva detto Spinelli.
Useremo la forza di tutto il bilancio europeo per mobilitare gli enormi investimenti di cui abbiamo bisogno per ricostruire il mercato interno dopo la pandemia. Concentreremo gli interventi nella fase iniziale in modo da alimentare gli investimenti nei primi anni cruciali della ripresa.
Perché questa crisi è diversa da tutte quelle che abbiamo incontrato finora. Essa sta colpendo duramente aziende in perfetta salute a causa del blocco della vita pubblica. Ecco perché abbiamo bisogno di soluzioni innovative e di maggiore spazio di manovra nel QFP per sbloccare enormi investimenti pubblici e privati.
Questo metterà in moto le nostre economie e spingerà la ripresa verso un’Europa più resiliente, verde e digitale. In questo modo, non solo forniamo supporto alle nostre industrie e ai nostri servizi, ma li adattiamo anche a una nuova realtà.
Significherà investire nelle nostre tecnologie digitali, nelle infrastrutture e in innovazioni come la stampa 3D, per renderci più indipendenti e per sfruttare al massimo le nuove opportunità. E significherà anche raddoppiare gli sforzi per la nostra strategia di crescita, investendo nel Green Deal europeo.
Infatti, se la ripresa globale acquista slancio, il riscaldamento globale non rallenterà la sua corsa. Muoversi rapidamente sarà ancora più importante e trovare i progetti giusti in cui investire sarà fondamentale.
Un’economia più moderna e circolare ci renderà meno dipendenti e aumenterà la nostra capacità di ripresa. Questa è la lezione che dobbiamo apprendere dalla crisi.
Gli investimenti in ristrutturazioni su larga scala, energie rinnovabili, sistemi di trasporto puliti, cibo sostenibile e ripristino della natura saranno più importanti che mai. Questo non solo è positivo per il nostro ambiente, ma ridurrà anche la dipendenza, accorciando e diversificando le catene di approvvigionamento.
Ma dobbiamo tenere presente anche un’altra realtà: la crisi è simmetrica, ma la ripresa non lo sarà, perché ai danni provocati dal virus si aggiunge lo shock economico. Alcune regioni si riprenderanno mentre altre attraverseranno periodi più duri e per questo la coesione e la convergenza saranno più importanti che mai.
Il mercato unico e la politica di coesione sono le due facce della stessa medaglia, servono entrambe per garantire prosperità in tutta l’Unione europea.
Onorevoli deputati,
questa è l’Europa che io credo possa emergere da questa crisi. Un’Europa che fa tutto ciò che è in suo potere per proteggere vite e mezzi di sussistenza. Un’Europa aperta verso il mondo ma che può prendersi cura di sé stessa. Un’Europa più resiliente, verde e digitale e che investe coesa nel proprio futuro. Questa è la strada che conduce alla ripresa.
Sarà un percorso lungo e tutto il mondo sarà alla ricerca della propria strada. Probabilmente questa crisi ridefinirà le nostre politiche, la geopolitica e forse persino la globalizzazione. E in questo nuovo mondo l’Europa dovrà rimanere unita, nella buona e nella cattiva sorte.
Quando guardo a ciò che succede nella nostra Unione e vedo tutta questa umanità e ingegnosità, so che possiamo farcela e che ce la faremo.
Onorevoli deputati,
si dice che uno spirito forte risplende ancor di più dopo ogni tempesta. Se oggi ci battiamo tutti per l’Europa, con coraggio, fiducia e solidarietà, so che domani lo spirito dell’Europa risplenderà come mai prima d’ora.
Viva l’Europa!