Il papa ha inviato il suo ministro degli Esteri in Bielorussia in una fase nella quale il Paese attraversa una fase di crisi senza precedenti.
In precedenza Francesco si era già appellato a forme di «giustizia e riconciliazione» nel momento in cui le proteste di piazza seguite alle elezioni presidenziali avevano avuto inizio e con esse le repressioni poliziesche.
Tuttavia, tra la Chiesa cattolica romana e il governo di Minsk permane ancora una canale di dialogo, in precedenza l’arcivescovo della capitale bielorussa Tadeusz Kondrusiewicz aveva avuto un incontro con il ministro dell’interno Yuri Karaev.
Dal 31 agosto scorso all’arcivescovo non è stata però concessa la possibilità di rientrare a Minsk e, secondo quanto affermato oltre Tevere, la Chiesa vivrebbe «una persecuzione nascosta per essersi messa dalla parte della gente in piazza, questo quando le proteste non accennano a diminuire».
È in questo clima teso che il pontefice ha inviato il ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher, in Bielorussia, dove sta avendo una serie di incontri. Il viaggio del prelato ha avuto inizio il giorno 11 settembre, durante il quale si è incontrato con il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makei.
In una nota diffusa dal Governo bielorusso si afferma che: «Durante l’incontro, sono state discusse questioni pertinenti dell’agenda bilaterale, anche nel contesto dello sviluppo della situazione post-elettorale nel Paese».
«Le parti – prosegue la nota ufficiale – hanno anche affrontato questioni internazionali di comune interesse, la cooperazione nelle Nazioni Unite, incluso il sostegno bielorusso fornito alle iniziative della Santa Sede per rafforzare il ruolo e promuovere ulteriormente le attività del gruppo di nazioni unite nella lotta contro il traffico di esseri umani».
«Le due parti – conclude infine il comunicato -, hanno mostrato interesse reciproco nel mantenere le relazioni bilaterali, tradizionalmente amichevoli, attraverso contatti ad alta intensità e a diversi livelli».
Dal canto suo, il ministro Makei ha poi «evidenziato, in particolare, il ruolo storico svolto dalla Chiesa cattolica nella formazione e nello sviluppo dello Stato bielorusso, esprimendo fiducia che il dialogo costruttivo con la Santa Sede sia una delle condizioni per preservare la pace intercontinentale e l’armonia nel Paese».
Al momento, tuttavia, in Bielorussia non è presente un nunzio apostolico. Bergoglio ha nominato nell’incarico monsignor Ante Jožić, che verrà ordinato vescovo il prossimo 16 settembre dal cardinale Pietro Parolin e potrà così dare inizio allo svolgimento della sua missione.