Egli ha affermato che «non mancano idee sulle politiche di stimolo «green», che offrono il potenziale per ricostruire meglio e accelerare la transizione dai combustibili fossili. Le proteste globali, dal clima alla razza, hanno dimostrato l’appetito per un nuovo pensiero, mentre la pandemia di Covid-19 ha anche dimostrato che i cittadini sono pronti a cambiare il loro comportamento quando gli viene richiesto di farlo. Tutto ciò quello che rimane da fare è che i governi agiscano».
Secondo Goldin gli attuali maggiori ostacoli che si frappongono alla riforma delle istituzioni globali sono quelli che determinano negli elettorati dei paesi democratici i comportamenti dei loro governanti, rendendo questi ultimi restii a intraprendere azioni a lungo termine e inducendoli al perseguimento di politiche protezionistiche, questo a fronte della disponibilità di finanze limitate e al bisogno di dare priorità a questioni urgenti nel quotidiano, piuttosto che a quelle incombenti e di vitale importanza da risolvere proiettando le politiche sul medio-lungo termine.
Le lezioni della pandemia. Il docente di Oxford si è detto convinto che la recente pandemia di coronavirus ha dimostrato che laddove si rinviene la volontà per farlo tutti questi ostacoli potranno venire superati, poiché gli elettorati, scossi dall’esperienza del Covid-19, saranno ora propensi a chiedere alle loro classi dirigenti soluzioni sul lungo termine.
I leader di Usa, Regno Unito, Russia, Brasile e di altri paesi si trovano esposti a crescenti critiche riguardo al loro operato nel corso della pandemia e gli elettorati non perdoneranno quei governi che si faranno cogliere impreparati una seconda volta. Né la storia – sempre secondo Goldin – potrà perdonare quella generazione di leader che non riuscirà a prevenire i catastrofici cambiamenti climatici.
È tuttavia possibile concentrarsi contemporaneamente sulle sfide a breve termine e su quelle a lungo termine, i decisori istituzionali a livello globale e le imprese private dovrebbe fare altrettanto.
Le emergenze sanitarie ed economiche generate dalla pandemia rendono necessari sforzi globali coordinati. Fermare la possibile seconda fase di contagi è richiesta una cooperazione internazionale nella ricerca del vaccini, mentre per superare la cronica carenza di medici e di infermieri qualificati c’è bisogno di immigrati. Infine, per affrontare il cambiamento climatico, impedire future crisi finanziarie e superare la povertà si devono raccogliere i benefici apportati dalla globalizzazione rimediando risolutamente alle sue debolezze, non ultimo i suoi rischi sistemici.
Nei paesi a reddito elevato le risorse sono disponibili, quindi andrebbero semplicemente riordinate le priorità. Nel mondo i governi destinano in media il 6% per cento delle loro ricchezze in spese militari, ma meno di un centesimo di questo ammontare alla prevenzione delle pandemie, nonostante queste ultime rappresentino una minaccia molto più grande della guerra.
«Il budget dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – ha quindi sottolineato Goldin – è inferiore a quello di un singolo grande ospedale degli Stati Uniti, ma il rapido incremento della risposta alla crisi del coronavirus ha dimostrato che quando a essere in gioco è l’interesse nazionale le risorse possono essere trovate.
Le riforme e i cambiamenti. Il panorama istituzionale è disseminato di riforme ben intenzionate che non sono state attuate.
Il progresso è possibile, come è evidente nei cambiamenti radicali che nel frattempo sono stati intrapresi. La crisi può essere un catalizzatore ed esempio ne è il fatto che Onu, Fmi, Banca mondiale, Piano Marshall e stato sociale sono stati tutti forgiati nell’incendio della Seconda guerra mondiale.
Negli ultimi mesi il Fmi ha erogato un numero record di prestiti in tempi brevi, imponendo meno condizioni. Dal canto loro, i governi nazionali hanno derogato alle vecchie regole al fine di fornire un sostegno diretto ai lavoratori e alle imprese in difficoltà a causa della pandemia. Ciò che una volta sembrava impossibile è stato invece realizzato.
«La devastazione causata dal Covid-19 – ha concluso Goldin – ci costringe a raddoppiare i nostri sforzi allo scopo di creare un mondo più equo e inclusivo. Ciò richiederà l’affrontare minacce che pongono in pericolo le nostre vite e aggravano disuguaglianza, povertà e cambiamento climatico. Costruire un futuro resiliente e sostenibile richiede l’azione di tutti noi, dal livello individuale fino al livello globale. La cooperazione internazionale è vitale non solo tra i governi, ma attraverso la società civile, le imprese e la collaborazione professionale. I problemi in rete del nostro tempo sono suscettibili di soluzioni in rete. Dobbiamo quindi usare questa crisi per costruire nuovi e più forti legami nelle nostre comunità, nei nostri paesi e a livello globale».