Grande cambiamento atteso per il Patriarcato latino di Gerusalemme, verranno avvicendati sia il vescovo ausiliare che il patriarca, destinato a sostituire l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, investito quattro anni fa dal pontefice della funzione di amministratore apostolico, un incarico delicato e irto di difficoltà nel suo espletamento.
L’annuncio dell’arrivo di un nuovo patriarca è stato dato dallo stesso arcivescovo nel corso della giornata di ieri attraverso la pubblicazione di una sua dichiarazione sul sito web del Patriarcato latino di Gerusalemme. Nel comunicato egli si è riferito al accettazione da parte del papa della rinuncia presentata del vescovo Giacinto Marcuzzo, dal 1993 era ausiliare del Patriarcato latino.
L’arcivescovo Pizzaballa ha ringraziato il vescovo Marcuzzo «per il suo servizio costante, attento e completo alla nostra diocesi, che ha amato sin da giovane e alla quale ha dato tutta la sua vita, portandovi il suo contributo positivo ed apprezzato, e sostenendone le attività pastorali sia della diocesi che di tutte le altre chiese cattoliche della Terra Santa».
L’amministratore apostolico ha poi specificato che “«date le particolari circostanze della diocesi», il vescovo Marcuzzo «ne permane comunque Vicario generale di tutta la diocesi fino alla nomina del nuovo patriarca, che non dovrebbe tardare molto tempo».
Ergo, dovrebbe così concludersi a breve la fase di amministrazione apostolica dell’arcivescovo Pizzaballa, che Bergoglio aveva chiamato direttamente dalla Custodia Francescana di Terrasanta a gestire la non facile successione del patriarca Fouad Twal nel 2016.
Pizzaballa – che è stato tra l’altro l’organizzatore della preghiera per la pace in Medio Oriente nei Giardini Vaticani nel giugno 2014 – aveva trovato una difficile situazione finanziaria anche a causa del crack dell’Università di Madaba.
Egli in questi anni ha riorganizzato l’economia del patriarcato attraverso l’introduzione di un sistema di controlli interni ed esterni, rendendo più trasparente un’istituzione che sostiene le spese di duemila salari al mese e che si è trovata sommersa da debiti per un ammontare pari a cento milioni di dollari.
L’agenzia di informazioni ACI Stampa riferisce che il deficit «è stato ripianato con un taglio delle spese, una raccolta di donazioni internazionali, ma anche con l’alienazione di alcune proprietà a Nazareth non strettamente indispensabili. L’arcivescovo lascia così una diocesi finanziariamente più pronta ad affrontare la crisi economica che si sta vivendo adesso con le conseguenze della pandemia del Covid-19».
Per Pizzaballa alcuni prospettano una venuta a Roma in veste di prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, tuttavia si afferma che allo stato attuale è difficile prevedere chi potrà essere il suo successore in Palestina.
Una terna di nomi sarebbe emersa da una serie di consultazioni effettuate da oltre Tevere con la Chiesa locale, che confermerebbe l’idea di sostenere un cattolico locale alla guida del Patriarcato.
Sarebbe stato anche questo uno dei temi della discussione che ha avuto luogo lo scorso 27 agosto tra l’amministratore del Patriarcato di Gerusalemme e il pontefice, quando il primo è stato ricevuto in udienza privata dal capo della Chiesa cattolica romana.
Ma Roma dovrà provvedere anche al nuovo ausiliare, poiché quello attuale ha superato i limiti dell’età della pensione al compimento del settantacinquesimo anno di età.
Anche Marcuzzo proviene da una “regione bianca” italiana, egli infatti è veneto mentre Pizzaballa è bergamasco.
Marcuzzo ha studiato teologia e filosofia a Beit Jala, in Cisgiordania, dove ha anche lavorato come cappellano, località dove ha insegnato presso il Seminario minore dopo avere svolto l’ufficio di cappellano a Ramallah e a Malakal, nel Sud Sudan.
Dopo essersi specializzato a Roma presso la Pontificia Università Lateranense e il Teresianum, è tornato a Beit Jala, dove ha insegnato al Seminario maggiore, divenendone anche rettore.
Vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme dal 1993, è stato protagonista del Sinodo pastorale diocesano voluto dal patriarca Michel Sabah e durato sedici anni, dal 1993 al 2009, esperienza che riuscì a fare incontrare tutte le realtà ecclesiali dei quattro tra Stati e Amministrazioni sotto la cui giurisdizione cade il Patriarcato latino, cioè Cipro, Giordania, Israele e Palestina.
Dal 1997 al 2002 Marcuzzo si è trovato a dover affrontare la questione di Nazareth, città nella quale alcuni musulmani avrebbero voluto edificare su un terreno di proprietà del demanio statale una grande moschea accanto alla Basilica dell’Annunciazione, un luogo di culto che sarebbe risultato più elevato in altezza del templio cristiano, su un terreno di demanio statale.
Presto dunque il Patriarcato Latino di Gerusalemme verrà interessato da un profondo rinnovamento al suo vertice. L’auspicio di molti è quello che il prossimo patriarca vedrà finalmente definirsi l’accordo tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, da tempo in fase di stallo.