La Turchia del sultano-presidente Recep Tayyip Erdoğan continua con le sue violazioni del diritto internazionale bombardando la Regione federale del Kurdistan dell’Iraq, la cui sovranità è dello Stato iracheno.
I cacciabombardieri turchi hanno ripetutamente preso di mira obiettivi situati nella regione di Sidakan, ai piedi del monte Qandil, con il pretesto di colpire il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, meglio conosciuto come Pkk.
Questi bombardamenti hanno colpito la popolazione civile e, in particolare, gli allevatori di bestiame, che si spostano in estate verso le montagne per la transumanza.
Un alto comandante Peshmerga della zona, parlando in condizioni di anonimato, ha detto a Rudaw Tv che i caccia turchi hanno colpito con un missile il villaggio di Shapana, nella provincia settentrionale di Erbil, ma non essendo presente fisicamente nel luogo non ha potuto confermare il numero di vittime.
Un altro combattente peshmerga fuori servizio di nome Nazwad Rasheed, che vive nella zona e che stava guidando la sua motocicletta nel momento dell’esplosione, è stato ferito gravemente ed è stato trasportato nell’ospedale della città di Sidakan.
La Turchia come sempre non ha commentato l’incidente, ma il suo ministero della Difesa ha dichiarato di aver bombardato le posizioni del Pkk nella regione del Kurdistan e “neutralizzato” cinque combattenti. Ankara usa la parola neutralizzato per riferirsi a coloro che sono stati uccisi.
In realtà il governo turco ha iniziato i suoi attacchi sin dalla metà del mese di giugno, terrorizzando la popolazione civile, che non ha ancora dimenticato i crimini commessi dal regime di Saddam Hussein nei suoi confronti.
Dlsher Abdulsattar, sindaco di Batifa, nella provincia di Duhok, ha riferito a Rudaw Tv che «le forze turche hanno fatto saltare in aria tre case di civili questa mattina nel villaggio di Banke Bne» quale parte di un’operazione di terra di due giorni nell’area.
«Dopo questo, hanno concluso la loro operazione e sono tornati alle loro basi militari su una montagna vicina».
Erdoğan ha le mani libere e interviene dove vuole, dal Kurdistan siriano al Kurdistan iracheno, dalla Libia alla Somalia nel silenzio della comunità internazionale.
Non va dimenticato che la Turchia è membro della NATO e del Consiglio d’Europa, entità che a oggi non hanno sollevato obiezioni.