POST-CORONAVIRUS, movida sicura. Ecco il «distanziamento sociale» che previene il contagio

Una rissa tra giovani ubriachi a Marina di Carrara degenera in un episodio di ribellismo gratuito. Le mascherine protettive le indossavano soltanto i poliziotti, gli altri no. È concepibile una situazione del genere? Evidentemente no. Le (ovvie) rimostranze dei sindacati del comparto Sicurezza

Featured Video Play Icon

Più che di «distanziamento sociale» si dovrebbe parlare di «alcoolismo a-sociale», ma, chissà, non infrequentemente i termini non vengono scelti a caso, infatti, come si suole affermare, «le parole sono pietre». E allora, sarebbe stato meglio coniare il termine «distanziamento personale» per indicare la buona pratica alla quale tutti dovrebbero adeguarsi al fine di evitare contagi di massa, tuttavia, forse qualcuno ha pianificato per davvero un distanziamento sociale per il futuro della nostra società…

Comunque, restando al termine ormai di uso comune, va rilevato che di «distanziamento sociale» in giro se ne vede poco.

Non si vede sulle linee urbane di autobus (provate a prendere il 409 o il 163 a Roma alla mattina o alle cinque di sera), non si vede sulle spiagge (dove spesso non vengono rispettate né le distanze e neppure gli obblighi relativi al ricorso ai dispositivi di protezione individuale), e non si vede nei luoghi della movida, sia nelle afose città sia nelle località di vacanza, soprattutto al mare.

Le immagini della brutta vicenda di Marina di Carrara sono emblematiche, esse infatti registrano la stupidità di certe persone (che in branco trovano il coraggio di esprimere il loro ribellismo gratuito) e anche la condizione nella quale si trovano a operare i lavoratori del comparto Sicurezza, esposti quotidianamente al dileggio e alla violenza, nel caso di specie (quello del filmato girato nella notte tra sabato e domenica scorsa a Marina di Carrara), un gruppo di giovanotti, senza distinzione di genere, in massima parte ubriachi che opponevano resistenza agli agenti di una volante della Polizia di Stato che era intervenuta perché in quel luogo era scoppiata una rissa.

Le immagini si commentano da sole. Erano tutti appiccicati, sudati e sputacchianti gli energumeni ebbri di alcole (naturalmente privi di mascherina), con la mascherina indosso, invece, e armati di una opportuna dose di buon senso i poliziotti, che, nonostante gli insulti, gli spintoni e i tentativi di sottrazione della loro arma da fuoco di ordinanza, hanno mantenuto la calma e sono riusciti a tradurre al commissariato almeno uno degli esagitati.

È evidente che si tratta di una situazione inconcepibile in condizioni del genere, a pochi giorni dall’apertura delle scuole.

Ovviamente – e ne avevano ben d’onde -, gli esponenti dei sindacati del comparto Sicurezza hanno rimostrato con indignazione.

«Lo scempio di quelle scene immortalate nel solito video della vergogna a Marina di Carrara – ha affermato Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione FSP Polizia di Stato -, dove le Forze dell’Ordine sono state aggredite per impedire loro di svolgere il proprio lavoro, è il simbolo dell’ipocrisia di un paese privo delle garanzie minime dovute agli operatori della sicurezza. Sono scene che indignano, per la prepotente e arrogante pervicacia di un branco di incivili che violano la legge con una naturalezza agghiacciante. Ma indigna con pari, se non con maggiore intensità, il silenzio che segue certi comportamenti inammissibili da parte di ogni rappresentante istituzionale che avrebbe invece il dovere di prendere energicamente posizione a favore dei poliziotti che subiscono senza alcuna reazione di difesa, come accade esclusivamente nel nostro Paese».

A Marina di Carrara quel gruppo di ragazzi ha opposto una ferma resistenza ai poliziotti, anche lanciando contro di loro oggetti di vario tipo e tentando in tutti i modi di impedire che venisse portato via dalla pattuglia una delle persone fermate che era risultata coinvolta nella rissa.

«È bene ricordare – ha aggiunto Mazzetti – che le Forze dell’Ordine nell’esercizio delle deputate funzioni rappresentano lo Stato. Gli operatori della Sicurezza, a partire dal più giovane sono quotidianamente chiamati e obbligati, in circostanze avverse e in frazioni di secondo, ad assumersi responsabilità penali e civili che nessun altro burocrate si assumerebbe senza interpellare prima una serie di uffici legali. Solo per questo gli agenti meriterebbero ben altro rispetto e che fosse chiaro a tutti come il loro lavoro non si può e non si deve ostacolare, perché questo vuol dire commettere un reato molto grave».

Condividi: