Un incidente tra navi da guerra di Turchia e Grecia nelle acque del Dodecanneso, a oriente dell’isola di Rodi. La Turchia compie un altro passo nella rivendicazione delle attività di ricerca energetica, all’interno della cosiddetta Zona economica che la Grecia ritiene esclusiva.
EGITTO E ISRAELE CON LA GRECIA
In palio c’è il controllo delle enormi riserve energetiche del Mediterraneo orientale. Secondo la ricostruzione turca, la fregata greca Limnos avrebbe disturbato la nave da esplorazione turca Oruc Reis. A questo punto è intervenuta la nave di scorta Kemal Reis, che avrebbe urtato la fregata greca, danneggiandola e costringendola al rientro.
Secondo fonti greche, invece, la collisione sarebbe dovuta ad un errore di manovra della nave da guerra turca, che avrebbe riportato i danni maggiori. Sullo sfondo del confronto tra Turchia e Grecia, ci sono anche l’Egitto e Israele che appoggiano le posizioni greche.
ANCHE LA FRANCIA NELL’EGEO
Al fianco di Atene, è scesa in campo anche la Francia. Il presidente Macron ha deciso di inviare nel Mediterraneo orientale la porta elicotteri Tonnerre, diretta a Beirut per portare aiuti dopo l’esplosione, e la fregata La Fayette, che aveva partecipato a manovre congiunte con i greci nelle acque di Cipro.
A riaccendere le tensioni nel Mediterraneo Orientale sono stati due accordi diametrali e opposti sulla delimitazione dei confini marittimi. Quello, siglato da Turchia e governo libico di Fayez Al Sarraj e quello, firmato il 6 agosto al Cairo, dai capi delle diplomazie di Grecia ed Egitto, che di fatto ha reso nullo il primo.
LA MEDIAZIONE TEDESCA
L’incidente avvenuto mercoledì 12 agosto, è l’ultimo di una serie di provocazioni aeree e marittime della Turchia, finalizzate a saggiare la reazione greca. Azioni militari che sono sviluppate al largo dell’isola di Kastellorizo, a sole 2 miglia dalla costa turca. L’isola in cui è ambientato il film Mediterraneo, vincitore dell’Oscar.
La conseguente messa in stato di allerta delle forze armate greche, seguita da una serie di prove di forza da parte della Marina militare turca, ha indotto la mediazione di Angela Merkel e convinto i turchi a spostare le proprie ambizioni sull’isola di Cipro.
LA NATO RISCHIA LA CRISI
Quest’ultima, pur essendo uno Stato membro dell’Unione Europea, vede, sul proprio territorio, la Repubblica Turca di Cipro che dal 1974, anno dell’intervento militare turco, copre il 36% della superficie dell’isola ed è riconosciuta dal solo governo di Ankara.
Cipro e Francia hanno stipulato un accordo di difesa, recentemente respinto dalla Turchia, secondo cui, “l’amministrazione greco-cipriota – la quale non rappresenta né l’isola nella sua interezza né i greco-ciprioti – non ha la competenza né le autorizzazioni per un simile accordo”. La nota si conclude con l’invito ad “agire più responsabilmente in merito alle questioni legate a Cipro”.
Ad ispirare la ritrovata vocazione marittima del presidente Erdogan, pare essere la dottrina “Patria blu”, Mavi Vatan in turco. La teoria militare dell’ex ammiraglio Cem Gurdeniz, chiede ad Ankara ad aprirsi al mare e di unire l’Anatolia al Mediterraneo. Una rivendicazione che rischia di mettere in crisi la Nato e di collocare definitivamente la Turchia nell’orbita russa.