Il problema evidenzia le difficoltà attraversate da una realtà, quella del Ternano, oggi aggravata dalle incertezze relative al futuro del locale polo chimico (le maestranze del gruppo Treofan Italy sono in agitazione per l’annunciata cessione dello stabilimento umbro da parte di Jindal) e delle acciaierie, che la Thyssen-Krupp ha deciso di mettere sul mercato.
Non è dunque casuale l’interrogazione parlamentare (la nr.31273) presentata dall’Onorevole Walter Verini (PD), concernente iniziative in ordine alla crisi produttiva e occupazionale che interessa il Polo di mantenimento delle armi leggere di Terni, alla quale è stata fornita una risposta dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo.
«Assumere personale allo stabilimento militare – ha affermato Verini – significherebbe lanciare un segnale nel senso di una inversione della tendenza consolidatasi in questi ultimi anni».
Il Polo Armi di Terni. Quello di Terni è un ente storico (ha infatti centocinquanta anni) che appartiene all’aerea tecnico-operativa del Ministero della Difesa ed è posto alle dipendenze del Comando Logistico dell’Esercito italiano per il tramite del Comando dell’Arma Trasporti e Materiali, la quale ha la competenza sul mantenimento in efficienza di materiali, mezzi ed equipaggiamenti in dotazione alle Forze armate e ai Corpi armati dello Stato.
Esso, attualmente si occupa in modo particolare di armi leggere, di protezioni balistiche personali e veicolari, di strumenti verificatori e di attrezzature balistiche in genere.
Tuttavia, negli anni si è assistito a un deperimento di questa importante struttura, causato dalla mancanza di organico dovuta in parte all’assenza di turn over, ma anche dalla carenza di parti di rispetto necessarie alle lavorazioni, al punto da fare venire meno alcune importanti commesse che – ha affermato il parlamentare interrogante – «potrebbero invece rilanciare una produzione di qualità e, quindi, anche il livello di occupazione lavorativa del sito, commesse che, in particolare l’Arma dei Carabinieri, potrebbe assolutamente assegnare allo stabilimento».
Quante unità di nuovo personale assunto verranno dunque indirizzate a Terni e quante, invece, agli arsenali di Nola e di Piacenza, anche loro in gravi difficoltà?
Quali iniziative intraprenderà il Governo in risposta delle richieste dei lavoratori del Polo, struttura in crisi sulla quale ora si sono accesi anche i riflettori della politica, tanto è che di recente è stata visitata anche dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini?
Ebbene, «nell’ambito della procedura concorsuale tesa ad assumere per l’intera Amministrazione della Difesa dieci unità nel profilo di assistente tecnico per la motoristica, la meccanica e le armi (Area funzionale II, fascia retributiva F2, ruoli del personale civile del Ministero della Difesa) – ha illustrato alla Camera dei Deputati il sottosegretario interpellato -, sei unità erano destinate presso il Polo di mantenimento armi leggere di Terni, nel quale, quattro vincitori del concorso hanno successivamente preso servizio».
«Conseguentemente – ha egli poi aggiunto -, si sta procedendo, mediante apposita richiesta di rimodulazione al Dipartimento per la Funzione pubblica – all’assunzione di tutti gli idonei non vincitori della citata procedura concorsuale al fine di esaurire la relativa graduatoria assegnando altre tre unità al Polo ternano».
Assunzioni straordinarie. Con riferimento, invece, alle assunzioni straordinarie di cui alla legge nr.145 del 30 dicembre 2018, articolo 1 comma 305, volta al reclutamento nel triennio 2019-2021 di complessive 294 unità tra assistenti e funzionari tecnici, la competente Direzione Generale per il personale civile ha trasmesso al Dipartimento per la Funzione pubblica un prospetto riepilogativo delle unità di personale da assumere mediante concorso unito tramite la Commissione per l’attuazione del progetto di riqualificazione delle Pubbliche amministrazioni (RIPAM).
In particolare, il citato prospetto, con riferimento alle unità da assumere per l’intera Amministrazione della Difesa nell’anno 2019 include cinque unità complessive da destinare al Polo di Terni.
Si tratta di un funzionario tecnico per la motoristica e la meccanica, un assistente tecnico per le lavorazioni, un assistente tecnico per la motoristica, la meccanica e le armi, due assistenti tecnici per le lavorazioni e la meccanica.
Per l’anno 2020, sempre con riferimento alle assunzioni straordinarie – 98 unità del profilo tecnico delle quali 88 di II Area e 10 di III Area -, al fine di assicurare la funzionalità e l’efficienza dell’area produttiva industriale, in particolare degli arsenali e degli stabilimenti militari, la relativa esigenza è stata comunicata al Dipartimento della Funzione pubblica.
Per quanto invece concerne il piano di fabbisogno ordinario di personale civile per il triennio 2018-2020, sono previste 561 assunzioni, anche se al momento non sono state definite numericamente le unità da destinare al Polo.
«Si rappresenta infine che – ha quindi concluso il sottosegretario Tofalo -, in considerazione della prioritaria importanza che l’area tecnico-industriale riveste per la Difesa e tenuto conto dei rilevanti numeri di pensionamenti previsti per il personale civile del dicastero, è stato conferito mandato agli organi tecnici del Ministero di predisporre – con proiezione fino al 31 dicembre 2024 – una programmazione strategica delle esigenze funzionali di personale civile, già comprensiva delle assegnazioni suddivise per aree e per profili agli enti in carenza di organico».
E gli altri stabilimenti militari? Tuttavia, se Terni piange, gli altri arsenali – cioè quelli di Nola e di Piacenza, dove si interviene invece sui mezzi – di certo non ridono, poiché anche lì si registra ormai una carenza di personale civile e, inoltre, non arrivano i pezzi di ricambio necessari alle manutenzioni (non vengono acquistati).
Allo specifico riguardo va però rilevato che nel tempo nello specifico settore la logistica è mutata e, al momento dell’acquisizione di una linea di mezzi (ad esempio corazzati come i “Dardo” e i “Freccia”) per contratto sono stati stabiliti anche un certo numero di anni di manutenzione assegnati alle stesse imprese produttrici, che così facendo oltre ai profitti per i lavori mantenevano anche parte dei propri livelli occupazionali, impegnando le maestranze nelle linee manutentive dei mezzi. Una scelta di politica industriale che ha, di fatto, portato all’esternalizzazione di funzioni precedentemente svolte in house in stabilimenti e arsenali militari dal personale civile che, non sempre per la verità, raggiungevano adeguati livelli di produttività ed efficienza.
Oggi Nola e Piacenza sono quindi «pieni di roba da mettere a posto», con conseguenti effetti sulla concreta consistenza delle linee di sistemi d’arma schierati dalla Forza armata, con picchi negativi paurosi nei termini della loro efficienza operativa, soprattutto con riguardo alla linea corazzati.
Questo – si badi bene – in una fase nella quale la NATO per i propri dispositivi di reazione rapida non richiede più ai propri Paesi membri il contributo costituito da unità di fanteria leggera, bensì di unità “pesanti”.
Ma in Italia di “pesante” – cioè quello che secondo la nomenclatura oggi divenuta politicamente sconveniente fino a poco tempo fa si definiva «corazzato» oppure «meccanizzato» – oggi ci sono rimaste soltanto le brigate Ariete e Garibaldi, perché quasi tutto il resto è ruotato.