LIBANO, esplosione al porto di Beirut. Probabile tragico bilancio delle vittime. Forse colpiti anche i paraggi della casa di Saad Hariri

Ancora non sono chiare le cause dell’evento accaduto al porto, seppure l’emittente televisiva satellitare libanese Al Mayadeen abbia diffuso la notizia che non si tratterebbe di un attentato terroristico. Sull’accaduto insidertrend.it ha raccolto il parere del professor Ely Karmon, esperto israeliano di terrorismo

Registrate violente esplosioni nel centro di Beirut, a essere sconvolto principalmente il porto, ma, sulla base delle prime confuse notizie pervenute dalla capitale libanese, si sarebbe verificato un evento del genere anche nei pressi della residenza dell’ex premier del Paese dei cedri, Saad Hariri.

Ancora non sono chiare le cause dell’evento accaduto al porto, seppure l’emittente televisiva satellitare libanese Al Mayadeen abbia diffuso la notizia che non si tratterebbe di un attentato terroristico.

A un primo approssimativo bilancio effettuato dalle autorità libanesi si conterebbero decine di feriti, tuttavia è da ritenere che purtroppo esso sia in difetto, poiché la natura dell’esplosione, evidenziata dal violento spostamento d’aria, dalla distruzione degli edifici dell’area portuale e dal colore e dalla densità del fumo sprigionatosi nel successivo incendio che è divampato, sono elementi che indurrebbero a ritenere il numero delle vittime più elevato, con addirittura alcuni morti e, forse, a essere colpito è stato un magazzino che conteneva armamenti e sostanze chimiche. Inoltre, numerose persone sono rimaste intrappolate tra le macerie.

Perché si è parlato subito di un possibile attentato e perché di Saad Hariri? insidertrend.it ha rivolto questi interrogativi al professor Ely Karmon, esperto israeliano del fenomeno terroristico e delle forme di suo contrasto, docente presso l’Interdisciplinary Center di Herzliya (IDC), non distante da Tel Aviv, cioè laddove le vicende del vicino Libano vengono continuamente osservate e analizzate con la massima attenzione.

Nel Paese arabo che confina a settentrione con lo Stato ebraico negli ultimi tempi le tensioni si sono andate acuendo e con esse si è incrementato il livello di instabilità politica, mentre ad aggravare la situazione di per sé difficile ha contribuito il deterioramento delle condizioni economiche.

Ma c’è un altro elemento potenzialmente destabilizzante che nell’immediatezza ha indotto a ritenere possibile un attentato: l’atteso verdetto del processo per l’assassinio del premier Rafiq Hariri (il padre di Saad) e della sua scorta, atto compiuto nel 2005 per mezzo di una potentissima road bomb sul lungomare di Beirut.

Queste sono infatti giornate estremamente cruciali per il Paese dei cedri poiché venerdì prossimo il tribunale delle Nazioni Unite dovrebbe emettere il suo verdetto a carico delle quattro persone sospettate della strage che eliminò il popolare miliardario e uomo politico sunnita allora inviso ai siriani.

Gli imputati sono quattro esponenti della formazione sciita Hezbollah, da sempre sostenuta da Iran e Siria, che tuttavia ha sempre costantemente negato qualsiasi ruolo nella morte di Hariri, esponente di una potente famiglia originaria di Sidone a quel tempo fortemente vicina alla casa regnante saudita.

Ed ecco quindi la segnalazione della non confermata seconda esplosione che sarebbe avvenuta nei pressi nella residenza di Saad Hariri a Beirut.

Da quanto risulta, fino a ora gli organi di stampa e l’apparato della comunicazione di Hezbollah, con la televisione Al Manar in testa, non ha commentato questa ipotesi.

A256 – LIBANO, ESPLOSIONI A BEIRUT: ATTENTATI O INCIDENTI?. Da Tel Aviv insidertrend.it ha raccolto il parere del professor ELY KARMON, docente presso l’Interdisciplinary Center di Herzliya (IDC), esperto in materia di terrorismo e profondo conoscitore delle dinamiche libanesi con particolare riferimento al partito/milizia sciita Hezbollah.

A un primo approssimativo bilancio effettuato dalle autorità libanesi si conterebbero decine di feriti, tuttavia è da ritenere che purtroppo esso sia in difetto, poiché la natura dell’esplosione, evidenziata dal violento spostamento d’aria, dalla distruzione degli edifici dell’area portuale e dal colore e dalla densità del fumo sprigionatosi nel successivo incendio che è divampato, sono elementi che indurrebbero a ritenere il numero delle vittime più elevato, con addirittura alcuni morti e, forse, a essere colpito è stato un magazzino che conteneva armamenti e sostanze chimiche. Inoltre, numerose persone sono rimaste intrappolate tra le macerie.

Perché si è parlato subito di un possibile attentato e perché di Saad Hariri? insidertrend.it ha rivolto questi interrogativi a un esperto israeliano del fenomeno terroristico e delle forme di suo contrasto, un docente presso l’Interdisciplinary Center di Herzliya (IDC), località non distante da Tel Aviv, cioè laddove le vicende del vicino Libano vengono continuamente osservate e analizzate con la massima attenzione.

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