CRIMINALITÀ, camorra. Infiltrazione in Emilia Romagna: sequestrate dalla Guardia di Finanza 17 aziende, 9 le misure cautelari eseguite

L’operazione «Darknet» ha disarticolato un’associazione criminale di matrice camorristica avente la propria base nella città di Cattolica e con ramificazioni e interessi economici oltreché in Campania, anche in Basilicata, Piemonte e Lombardia

La Guardia di Finanza di Rimini, in collaborazione con il GICO di Bologna e altri 14 Comandi Provinciali, hanno effettuato una vasta operazione di polizia – Operazione «Darknet» -, che ha interessato il territorio dell’Emilia Romagna e, in contemporanea, di Campania, Calabria, Lazio, Lombardia, Marche, Basilicata e Piemonte.

Disarticolata un’associazione criminale di matrice camorristica avente la propria base nella Bassa Romagna, in particolare nella città di Cattolica, e con ramificazioni e interessi economici anche nelle province di Avellino, Napoli, Salerno, Potenza, Matera, Pesaro-Urbino, Forlì-Cesena, Parma, Torino, Milano.

Al vertice della struttura elementi legati al clan Sarno e a quello dei «casalesi», organizzazioni criminali rispettivamente egemoni sul quartiere napoletano di Ponticelli e nell’Agro aversano, in provincia di Caserta.

Trecento militari della Guardia di finanza, coordinati e diretti dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a ottanta perquisizioni e a un’ordinanza emessa dal Gip presso il Tribunale di Bologna, che ha disposto misure cautelari nei confronti di nove persone (cinque già detenute in carcere e tre agli arresti domiciliari, oltre a un obbligo di dimora) per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, intestazione fittizia di beni,

turbativa d’asta, corruzione, emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.

Nell’operazione sono state coinvolte a vario titolo cinquantacinque persone. Le indagini svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Rimini, avevano preso avvio nel novembre 2017 dalla città di Cattolica, ove risultano domiciliati diversi esponenti della criminalità organizzata campana e i loro familiari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Rimini e, successivamente, atteso il coinvolgimento della criminalità organizzata, trasferite per competenza alla Procura distrettuale di Bologna, al Pubblico Ministero Marco Forte.

Esse hanno fatto emergere l’esistenza di una compagine criminale stabilmente stanziata nella provincia riminese, che in breve tempo si era infiltrata nell’economia legale locale mediante il controllo di diverse attività in diversi settori imprenditoriali, come l’edilizia, la ristorazione e l’impiantistica industriale, drenando risorse mediante fatturazioni per operazioni inesistenti tra le società a loro riconducibili.

Secondo l’accusa, le organizzazioni criminali avevano affermato il loro controllo egemonico sul territorio basso romagnolo e potentino, attraverso la repressione violenta dei contrasti interni.

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