L’azienda leader del noleggio auto ha dichiarato bancarotta negli Usa e in Canada, presentando istanza di fallimento in due dei suoi principali mercati a causa dell’epidemia di coronavirus che ha messo in ginocchio il settore dell’automobile. Il titolo ha perso in un colpo solo il 43,66% in Borsa.
Infatti, l’impatto del Covid-19 sulla domanda di mobilità dei cittadini di questi due Paesi americani è stato improvviso e profondo, e ha causato un brusco calo delle entrate dell’impresa del settore noleggio auto, nonché delle prenotazioni future.
Mentre le autorità di alcuni Stati dell’Unione ricorrevano nuovamente al lockdown a causa dell’incremento esponenziale di contagi e decessi da coronavirus, falliva la trattativa fra Hertz e suoi creditori e la compagnia si è dunque vista costretta ad avanzare istanza di bancarotta, dopo che in precedenza aveva richiesto il cosiddetto «Chapter 11».
Per il momento restano esclusi dal procedimento le branche della società in Europa, Australia e Nuova Zelanda.
Hertz si è trovata in difficoltà dopo le limitazioni agli spostamenti imposte dal governo. Inoltre, il fallimento della compagnia è un effetto collaterale della chiusura degli aeroporti, poiché gran parte dei suoi ricavi provengono dai viaggi da e per gli hub.
Le compagnie aeree riescono ancora a sopravvivere grazie a un grande flusso di liquidità derivante dagli aiuti statali, una soluzione che anche la Hertz ha cercato di perseguire, tuttavia senza successo.
La Hertz rappresenta un marchio storico, dato che è stata fondata a Chicago, Illinois, nel 1918, ora si ritrova con quasi venti miliardi di dollari di debiti, una prospettiva inquietante sia per i suoi manager che, soprattutto per i suo dipendenti, che alla fine dell’anno scorso erano 38.000 in tutto il mondo.