MEDIO ORIENTE, conflitti attuali e potenziali. Cooperazioni militari e vendite di armi

Mentre Siria e Iran lavorano al rafforzamento delle loro difese aeree, i britannici rimuovono l’embargo sulle armi imposto all’Arabia Saudita

Siria e Iran hanno firmato un accordo di cooperazione militare che prevede l’impegno da parte di Teheran nel potenziamento dei sistemi della difesa aerea del suo alleato damasceno.

Lo ha reso noto il portale d’informazione libanese “Al Mayadeen”, accreditato come vicino al movimento sciita Hezbollah.

L’accordo è stato firmato dal ministro della Difesa siriano Ali Abdullah Ayyoub e dal capo di stato maggiore delle Forze armate della Repubblica Islamica iraniana Mohammad Bagheri.

Nell’occasione Ayyoub ha avuto modo di dichiarare che «il Caesar Act statunitense non è altro che uno strumento di contrasto del popolo siriano ed è quindi necessario affrontare le sanzioni che ha imposto».

Il titolare dello strategico dicastero di Damasco ha poi aggiunto che: «L’esercito siriano punta dritto alla vittoria», richiamando retoricamente il ruolo di Israele nella guerra contro la Siria, aggiungendo che i gruppi ribelli (siriani e stranieri) sono «parte dell’aggressione dello Stato ebraico».

Il generale Bagheri ha invece dichiarato che: «La Turchia è in ritardo nell’attuazione dei propri impegni assunti nel quadro degli Accordi di Astana», poiché «non ha espulso i terroristi dalla Siria», concludendo che «Ankara deve comprendere che la soluzione ai propri problemi securitari è rappresentata dal negoziato e dal raggiungimento di un accordo con Damasco, non dalla sua presenza militare sul territorio siriano».

Intanto, la Gran Bretagna ha rimosso l’embargo temporaneo che era stato imposto all’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita.

Nel giugno 2019 la Corte d’appello britannica, a seguito di una deliberazione su una causa intentata dall’organizzazione Campaign Against Arms Trade (CAAT), aveva imposto il blocco a nuove esportazioni di sistemi d’arma verso Riyadh, obbligando il Governo di Londra a valutare gli episodi relativi alle violazioni dei diritti umani da parte dei sauditi, in particolare i bombardamenti che hanno provocato ingenti perdite tra i civili,  effettuate dalle forze di Riyadh e dai suoi proxi mediante l’impiego di sistemi d’arma forniti di imprese britanniche.

Nel 2019 Londra ha rivalutato i precedenti l’intera questione, ma, malgrado siano stati confermati senza ombra di dubbio diversi casi di violazioni dei diritti umani perpetrati nel conflitto in corso nello Yemen, si è però giunti alla conclusione che i essi non siano tuttavia sufficienti a ritenere che il Regno degli al-Saud costituisca un pericolo sistematico per il rispetto dei diritti umani.

Quindi, d’ora in avanti potranno essere perfezionati nuovi contratti per la fornitura di armamenti ai sauditi.

Al riguardo va in ogni caso sottolineato che durante tutto questo periodo il complesso delle forniture già in essere sulla base di precedenti contratti non sono state interrotte, mentre il bando ha avuto a oggetto soltanto le nuove commesse richieste da Riyadh, che sono state sospese.

L’Arabia Saudita costituisce un partner fondamentale per il Regno Unito, oltreché uno dei tradizionali maggiori clienti del sistema  industriale britannico, in particolare del settore armiero.

Riyadh schiera in linea i velivoli Panavia Tornado, Eurofighter Typhoon, BAE Systems Hawk, nonché sofisticati sistemi d’arma, tra i quali figurano la bomba di precisione Paveway IV  prodotta dalla Raytheon UK, e i missili per l’attacco al suolo Brimstone e Storm Shadow prodotti dalla MBDA.

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