Una violenta esplosione nella grande struttura militare di Parchin ha squassato il silenzio della notte, un complesso localizzato a circa trenta chilometri di distanza dalla città di Teheran associato in passato allo sviluppo di testate nucleari.
La notizia è stata resa nota dal portavoce del ministero della difesa della Repubblica Islamica, che ha altresì voluto specificare come l’incidente sia avvenuto all’interno di un impianto di stoccaggio di gas situato nell’area civile della struttura, non in quella militare. Egli ha poi aggiunto che l’incendio è stato estinto e che non si registrano vittime.
In effetti, la preoccupante enorme e strana fumata di colore giallastro-arancio è stata osservata anche a chilometri di distanza e, ovviamente non è sfuggita ai satelliti spia dei Paesi che l’Iran monitorano continuamente, concentrando in particolar modo i loro focus sulle strutture – reali, potenziali o soltanto sospette – riconducibili al programma di sviluppo nucleare di Teheran.
Una fumata assai sospetta dunque, nonostante le rassicurazioni ufficiali delle autorità della Repubblica Islamica.
Un incidente, quello di Parchin, che si è verificato quasi contestualmente con quello avvenuto a Shiraz grossomodo nelle stesse ore, dove praticamente metà della città è stata oscurata da un’esplosione verificatasi nella locale centrale elettrica.
Due avvenimenti, entrambi sotto inchiesta, che hanno suscitato preoccupazioni sui social media riguardo a un possibile attacco sferrato al Paese.
In particolare, al sito di Parchin – che, va ricordato, è in parte militare – per anni è stato negato l’accesso agli ispettori internazionali che avrebbero dovuto verificare la fondatezza delle accuse mosse in passato al governo iraniano, che prima del 2004 avrebbe utilizzato la struttura per effettuare dei test segreti su componenti ad alto esplosivo destinate a una testata nucleare, fatto che, tuttavia, Teheran ha sempre negato.
Furono i servizi di intelligence israeliani nell’aprile del 2018 a indicare come Parchin fosse in realtà uno dei siti fondamentali del programma di ricerca e sviluppo di armi nucleari in corso nella Repubblica Islamica, una rivelazione seguita all’acquisizione da parte del Mossad di una documentazione da Tel Aviv ritenuta comprovante.
Intanto, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha reso noto che ai suoi ispettori viene ancora negato l’accesso a due siti sospettati di attività nucleare, questo con la motivazione formale che le strutture militari non rientrano tra quelle sottoponibili a ispezioni esterne secondo i termini stabiliti dagli accordi internazionali.