ECONOMIA, fisco. Analisi e statistiche sulle dichiarazioni del 2019

Pubblicati dal Dipartimento delle Finanze i dati relativi agli Indici sintetici di affidabilità fiscale, alle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita Iva e in base al reddito prevalente trasmesse dai contribuenti relative al periodo d’imposta 2018

Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche relative agli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale, alle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita Iva e in base al reddito prevalente trasmesse dai contribuenti nel 2019, relative al periodo d’imposta 2018.

Si tratta di dati riferiti ad un periodo di crescita del Pil (+1,7% in termini nominali nel 2018), quindi relativi ad uno scenario economico completamente diverso da quello attuale, caratterizzato dagli effetti della crisi Covid-19.

Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale (ISA). Con l’introduzione degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) a partire dall’anno 2019 per il periodo d’imposta 2018, è terminata l’applicazione degli Studi di settore.

Gli ISA rappresentano, dunque, i nuovi indicatori statistici introdotti dall’Agenzia delle Entrate per valutare l’affidabilità fiscale di imprese e lavoratori autonomi, concepiti con l’obiettivo di passare da strumenti con mera funzione di accertamento a strumenti basati sull’adempimento spontaneo degli obblighi tributari e che stimolino la cooperazione tra Fisco e contribuenti.

Il numero di soggetti interessati dagli ISA nel 2018 ha riguardato 3.189.124 contribuenti (di cui il 60% persone fisiche), in leggero aumento (+ 0,18%) rispetto alla platea dei soggetti a cui sono stati applicati gli Studi di settore del 2017. Analizzando la distribuzione territoriale, il numero dei soggetti degli ISA 2018 è concentrato per il 51% al Nord Italia: nel Sud e Isole la percentuale è pari al 27%, mentre al Centro del 21% sul totale.

Per quanto riguarda la distribuzione per macrosettore economico, gli ISA individuati per l’anno d’imposta 2018 sono 175, di cui 61 relativi ai servizi, 23 ai professionisti, 52 al commercio, 37 al settore delle manifatture e 2 all’agricoltura[1].

Il 51% dei soggetti appartiene al settore dei servizi. I ricavi/compensi totali dei contribuenti soggetti agli ISA, riferiti all’anno d’imposta 2018, sono risultati pari a 795,5 miliardi di euro, in aumento del 9,1% rispetto al totale dichiarato dagli Studi di Settore del 2017, mentre i ricavi/compensi medi dichiarati sono pari a 249.430 euro, in aumento dell’8,9 per cento.

L’incremento dei ricavi/compensi medi dichiarati per macrosettore economico va da un minimo del 5,4% del commercio, ad un massimo dell’11,0% del settore dei servizi, seguito dalle manifatture (+8,8%) e dal settore dei professionisti (+8,6%).

Per l’agricoltura non è possibile analizzare la variazione percentuale, poiché tale settore non era preso in esame dagli Studi di Settore. Il valore aggiunto medio degli ISA del 2018 è pari a 95.480 euro: questo è più elevato per le società di capitali, nel Nord Italia e per il settore delle manifatture.

Il reddito totale dichiarato nel 2018 è pari a circa 113,9 miliardi di euro, in considerevole aumento (+ 24%) rispetto a quello calcolato con gli Studi di Settore del 2017.

Occorre ricordare come il reddito totale dichiarato nel 2017 sia stato particolarmente basso in virtù della modifica del criterio di determinazione del reddito d’impresa in contabilità semplificata da “competenza” a “cassa”.

Il reddito medio totale dichiarato nel 2018 è pari a 35.735 euro: 33.200 euro per le persone fisiche, 45.000 euro per le società di persone e pari a 35.200 euro per le società di capitali ed enti.

Al raggiungimento di un ISA pari almeno a 8, su una scala da 1 a 10, è previsto per tutti i contribuenti un regime premiale crescente[2].

Negli Studi di settore l’accesso al regime premiale, invece, era subordinato ai requisiti soggettivi di congruità (naturale o per adeguamento), coerenza e normalità ed era comunque escluso per alcuni Studi. Nel 2018 il numero di contribuenti ISA pari almeno a otto è aumentato del 14,6% rispetto ai congrui, coerenti e normali degli Studi di Settore del 2017: se nel 2017 solo il 34% dei soggetti era congruo, coerente e normale, nel 2018 i soggetti con un ISA almeno pari a otto sono il 39 per cento.

Considerando solo i soggetti con accesso al regime premiale nel 2018, i ricavi o compensi medi dichiarati salgono a 276.402 euro (+10,8% rispetto al totale dei soggetti), mentre il valore aggiunto è pari a 120.944 euro e il reddito medio dichiarato è pari a 57.634 euro, valore molto più elevato rispetto a quello medio dichiarato dal totale dei soggetti (+61,3%).

Statistiche Irpef titolari di partita Iva. Nel 2018 i titolari di partita Iva che hanno presentato dichiarazione sono oltre 3,6 milioni, in lieve flessione rispetto all’anno precedente (-0,5%) e composti da imprenditori (41,8%), lavoratori autonomi (20,6%), agricoltori (6,9%) e contribuenti in “regime fiscale di vantaggio” e “regime forfetario” (30,7%).

I soggetti aderenti al regime forfetario risultano oltre 856.800 (+25,9%), di cui oltre 161.800 hanno iniziato l’attività nel 2018. Il reddito imponibile è pari a circa 7,1 miliardi[3] di euro per un valore medio di 9.231 euro e l’imposta sostitutiva del 15% o 5% (per i primi cinque anni di attività) è pari a 788 milioni di euro per un valore medio di 1.026 euro. Si ricorda che l’imposta sostitutiva assorbe l’Irpef, le addizionali regionali e comunali, l’Irap e non prevede l’applicazione dell’Iva.

I soggetti in regime fiscale di vantaggio, che vi hanno aderito entro il 2015, risultano essere ancora oltre 253.000 (-26,8%)[4]; oltre l’83% degli utilizzatori dichiara un reddito imponibile di circa 2,6 miliardi di euro per un ammontare medio di 12.271 euro e un’imposta sostitutiva al 5% di 129,4 milioni di euro per un ammontare medio di 615 euro.

Si sottolinea pertanto che il numero dei titolari di partita Iva interessati complessivamente ai regimi agevolati nel 2018 ha superato 1,1 milioni di contribuenti; inoltre considerando gli ultimi dati sulle aperture 2019 pubblicati dall’Osservatorio sulle partite Iva, a seguito dell’innalzamento del tetto di ricavi a 65.000 euro, il numero dovrebbe avvicinarsi a 1,4 milioni nelle dichiarazioni relative al periodo d’imposta 2019 in corso di acquisizione.

Statistiche Irpef in base al reddito prevalente. I dati statistici delle dichiarazioni Irpef delle persone fisiche, pubblicati ad aprile, sono ora arricchiti dalla classificazione dei contribuenti in base al reddito prevalente.

Dal 2018 è stato rivisto il criterio di prevalenza, considerando nella scelta anche i redditi soggetti a tassazione sostitutiva dei contribuenti in regime forfetario e di vantaggio.

L’84,1% dei circa 41,4 milioni di contribuenti Irpef detiene prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 6,3% del totale ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, compreso anche quello in regime forfetario e di vantaggio. La percentuale di coloro che detengono in prevalenza reddito da fabbricati è pari al 4,0 per cento.

Dall’analisi integrata delle dichiarazioni dei dipendenti con quelle dei propri datori di lavoro si osserva che oltre il 75% dei dipendenti ha prestato servizio presso lo stesso datore di lavoro nell’arco dell’anno, mentre il restante 25% ha prestato servizio presso più datori di lavoro.

Rispetto alla natura giuridica del datore di lavoro, il 56% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti da coloro che sono occupati presso enti pubblici (15%), ditte individuali (9%), enti ospedalieri ed istituti di previdenza e assistenza sociale (6%) e società di persone (7%). Il reddito medio da lavoro dipendente presenta un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro[5]: il reddito medio più basso, pari a 9.951 euro, risulta quello dei lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica; il valore sale a 13.950 euro per i dipendenti di società di persone, a 21.590 euro per i dipendenti della Pubblica amministrazione[6], mentre si registra il reddito medio più elevato, pari a 23.630 euro, per i dipendenti delle società di capitali.[7]

Altre statistiche. Completano la pubblicazione le statistiche sulle dichiarazioni delle società di persone e le statistiche sul registro e sulle successioni.

Tutti i dati statistici sulle dichiarazioni fiscali e sugli Indici Sintetici di Affidabilità sono disponibili sul sito www.finanze.gov.it seguendo i percorsi “dati e statistiche/dichiarazioni” e “dati e statistiche/Indici sintetici di affidabilità”, dove sono presenti le analisi dei dati, le novità normative e le note metodologiche per la corretta interpretazione delle statistiche.

[1] Ai 193 Studi di Settore del 2017, gli ISA contrappongono 175 cluster individuati secondo specifici Modelli di Business (MoB), basati sulla “catena del valore”. Il settore dell’agricoltura, inoltre, non era compreso negli Studi di Settore 2017.

[2] Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 10 maggio 2019 ha individuato tre fasce di punteggio a cui corrispondono altrettante fasce di regimi premiali con benefici specifici.

[3] Il valore tiene conto dell’abbattimento di 2/3 della base imponibile per i soggetti che hanno iniziato l’attività nel 2016.

[4] A partire dal 2016 il regime naturale delle persone fisiche titolari di partita Iva di piccole dimensioni è rappresentato dal ‘regime forfetario’, pertanto il ‘regime di vantaggio’ continua ad essere utilizzato soltanto dai soggetti che hanno aderito prima del 2016 per il tempo di permanenza rimanente (pari a 5 anni o fino al raggiungimento di 35 anni di età).

[5] Il focus riguarda i lavoratori dipendenti il cui sostituto d’imposta dichiara un reddito da attività economica e i lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione individuati in base al codice ATECO del datore di lavoro.

[6] In questo caso la P.A. è stata individuata in base al codice ATECO e non in base alla natura giuridica del soggetto.

[7] Non sono stati analizzati i redditi medi di lavoratori presso datori di lavoro con altre forme giuridiche in considerazione della significativa eterogeneità che ne rende difficile una corretta interpretazione.

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