Nell’ambito di specifica attività volta al contrasto della criminalità organizzata ramificata nel territorio della Capitanata, nella mattinata di oggi gli uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione a una misura di prevenzione patrimoniale di sequestro anticipato d’urgenza emessa dalla III Sezione Penale Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari su richiesta del Questore di Foggia.
Oggetto dell’atto di sequestro emanato dall’Ufficio presieduto dalla dottoressa Giulia Romanazzi, sono stati i beni ricondotti a una figura ritenuta apicale della criminalità organizzata locale attiva sul territorio di San Severo che, attualmente, si trova detenuto in un carcere siciliano.
Gli agenti della Polizia di Stato della Questura di Foggia, unitamente a quelli del Reparto prevenzione del crimine di San Severo e ai militari delle Fiamme gialle del Comando Provinciale di Foggia, hanno apposto i sigilli a un ristorante, un’autorimessa, due abitazioni, un locale commerciale, un autoveicolo, otto conti correnti bancari e tre conti deposito.
Il provvedimento è stato adottato all’esito di approfondite indagini patrimoniali eseguite dai finanzieri della Compagnia di San Severo e dagli specialisti della Polizia di Stato della Divisione polizia anticrimine Ufficio misure di prevenzione della Questura, che hanno esaminato nel dettaglio la posizione patrimoniale del soggetto, destinatario in passato della misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, con precedenti penali per associazione mafiosa, droga e reati contro il patrimonio.
Si tratta di un elemento di spicco della criminalità organizzata locale, che da tempo si è ramificata nella zona di San Severo, l’uomo era già stato sottoposto a misura cautelare personale nel corso dell’operazione “Ares”, effettuata dalla Polizia della Capitanata lo scorso anno, che portò anche alla cattura di altri esponenti della criminalità organizzata sanseverese.
A detta degli inquirenti, le indagini patrimoniali, che sono state estese ai familiari conviventi e ad alcuni prestanome, hanno dimostrato la disponibilità diretta e indiretta da parte del proposto di beni di valore sproporzionato ai redditi da lui dichiarati, tanto da ritenere che siano stati i proventi di attività illecite o che, comunque, ne costituiscano il reimpiego.
Nello specifico, i beni mobili e immobili intestati ai familiari conviventi e ai prestanome, alla luce dell’analisi dei flussi finanziari in entrata (fonti) e in uscita (impieghi), non hanno trovato giustificazione nei modesti redditi prodotti, appena sufficienti per il sostentamento dell’intero nucleo familiare.
Il Tribunale di Bari, condividendo la ricostruzione degli investigatori, ha quindi accolto la proposta del Questore di Foggia e ha ordinato il sequestro di beni per un valore complessivo di circa 800.000 euro.