I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito il sequestro di quattro tra bar ed esercizi di ristorazione siti nella capitale, per un valore complessivo ammontante a oltre cinque milioni di euro, misura disposta dalla Sezione specializzata misure di prevenzione del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
Il destinatario della misura è Gaetano Vitagliano, arrestato dai Carabinieri nel giugno 2017 all’esito delle indagini coordinate dalla Dda di Roma nel quadro dell’operazione «Babylonia», poiché ritenuto al vertice di un’associazione per delinquere dedita al riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni, nonché contiguo al clan camorristico Amato-Pagano (i cosiddetti «scissionisti»), attivo nella zona nord di Napoli.
Nel dicembre 2018, in ragione dei reati ascrittigli, egli è stato condannato in primo grado di giudizio dal Tribunale di Roma alla pena di anni undici e mesi sei di reclusione, nonché alla confisca di beni per circa nove milioni di euro.
Contestualmente all’arresto l’uomo si era visto sequestrare anche un patrimonio composto da società, immobili, veicoli e disponibilità finanziarie frutto del reimpiego dei proventi di attività illecite, tra le quali il traffico di stupefacenti.
Tra i sequestri operati nel 2017 figurano i noti bar “Mizzica!” di via Catanzaro e Piazza Acilia, attualmente affidati alla gestione di un amministratore giudiziario.
Alcuni mesi dopo quella operazione, gli specialisti del Gruppo investigazione criminalità organizzata delle Fiamme gialle (Gico) rilevarono l’avvio dell’attività commerciale “Katanè sapori di Sicilia”, bar rosticceria nel quale venivano somministrate specialità alimentari siciliane.
In poco più di anno sono stati avviati ben quattro esercizi di ristorazione a ditta “Katanè”, l’ultima apertura, dopo quella delle sedi attive nelle zone della stazione Termini e di quella Tiburtina, è avvenuta presso la struttura dello storico “Caffè dell’Orologio”, sito nel centralissimo Piazzale Flaminio e da mesi inattivo.
Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Gico su delega della Dda è emerso che le società gestrici i nuovi bar erano state costituite tra il 2018 e il 2019 da ex dipendenti delle aziende sottoposte all’originario provvedimento ablativo, i quali,
nonostante i loro modesti profili reddituali, avevano sostenuto rilevanti spese per la costituzione delle imprese e l’avvio delle attività.
Gli univoci elementi raccolti hanno consentito al Tribunale di disporre il sequestro dei bar e degli esercizi di ristorazione, in quanto ritenuti frutto (al pari di quelli cautelati nel 2017) del reimpiego dei proventi di attività illecite poste in essere dal Vitagliano, che li avrebbe gestiti per il tramite di familiari e persone di fiducia.
Gli esercizi commerciali verranno ora affidati a un amministratore giudiziario.
In sede di esecuzione del sequestro dei quattro esercizi di ristorazione a marchio “Katanè”, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno rilevato che il Vitagliano, per mezzo di una società a lui riconducibile, una settimana prima aveva acquistato altri due bar tavola calda, stavolta a insegna “I Siciliani”, ubicati in Via Catania (esercizio con annesso laboratorio in via Lomellina) e in Via XX Settembre, oltre a un bar gelateria in Via del Corso.
A seguito delle direttive tempestivamente impartite dal Tribunale e dalla Dda di Roma, la misura cautelare patrimoniale è stata estesa anche ai quattro locali commerciali recentemente entrati a far parte del patrimonio del condannato.