Il procedimento relativo alla presunta sepoltura nel Cimitero Teutonico del Vaticano, dei resti di Emanuela Orlandi, è stato archiviato dal Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano, che ha integralmente accolto la richiesta dell’Ufficio del Promotore di Giustizia.
Un comunicato della Sala stampa della Santa Sede riferisce che: «Il fascicolo era stato aperto nell’estate scorsa, dopo la denuncia dei familiari della giovane scomparsa nel 1983, a seguito della quale il Promotore di Giustizia, Gian Piero Milano e il suo aggiunto Alessandro Diddi, avevano autorizzato l’accesso a due tombe ubicate all’interno del Cimitero Teutonico, poi risultate vuote».
In quel contesto istruttorio, un ulteriore accertamento disposto dai magistrati di oltre Tevere ed effettuato in un locale sotterraneo sito all’interno del complesso cimiteriale aveva reso possibile il rinvenimento di migliaia di frammenti ossei di diversa epoca e origine.
Le verifiche su tali reperti – per le quali era stato conferito incarico in qualità di perito di ufficio al professor Giovanni Arcudi e che hanno avuto luogo alla presenza dei consulenti della famiglia Orlandi -, hanno portato alla conclusione che i frammenti rinvenuti sono databili a epoca anteriore alla scomparsa della ragazza , poiché quelli più recenti risalgono ad almeno un secolo fa.
Da qui la conseguente richiesta di archiviazione, che conclude anche questo capitolo della lunga e finora infruttuosa ricerca della ragazza sparita nel 1983.
Tuttavia, a trentasette anni di distanza alla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano, oltre al mancato ritrovamento del suo corpo, permangono irrisolti numerosi altri interrogativi.
Nel corso di questi trentasette anni sulla vicenda sono stati delineati almeno tre ipotetici scenari.
Il primo è quello della possibile ritorsione da parte della criminalità organizzata a causa della mancata restituzione di ingenti somme di denaro versati da cosa nostra e banda della Magliana nelle casse del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi per il tramite dello IOR, la banca vaticana a quel tempo gestita dal controverso monsignor Paul Casimir Marcinkus.
Il secondo fa riferimento alla situazione internazionale dell’epoca e alle sue ripercussioni sullo scontro intestino al Vaticano tra le due potenti e contrapposte fazioni, l’una favorevole all’Östpolitik del cardinale Agostino Casaroli e di Giulio Andreotti, l’altra invece contraria; in queste oscure dinamiche si impone la figura del killer dei Lupi grigi turchi Mehmet Ali Agca, con i correlati timori riguardo a una sua «imbeccata».
Il terzo si colloca in un ambito del tutto diverso, infatti si tratterebbe di una vicenda a sfondo sessuale nella quale la morte della ragazza e il successivo occultamento del suo cadavere sarebbero avvenuti nel quadro di un rapporto sessuale (o un orgia) con un uomo che lei forse conosceva; si tratta dell’ipotesi investigativa a suo tempo esplorata dalla dottoressa Margherita Gerunda della Procura della Repubblica di Roma, la cosiddetta pista «Monte del Gallo», che assume come possibile il anche coinvolgimento di un religioso.
Il provvedimento di archiviazione emesso dalle autorità vaticane non preclude comunque alla famiglia Orlandi di procedere privatamente a eventuali ulteriori accertamenti su alcuni frammenti repertati e custoditi in contenitori sigillati presso la Gendarmeria vaticana.
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A039B – VATICANO, MISTERI: LE SCOMPARSE DI EMANUELA ORLANDI E MIRELLA GREGORI. A 35 anni dai fatti soltanto ipotesi e nessuna verità. Intervista con Marco Bertrandi del Partito Radicale (2 maggio 2018).