COREA DEL NORD, Kim Jong-un. Che fine ha fatto il «Rispettabile Maresciallo»?

Una fotografia della sua salma è stata diffusa da un network di televisioni di Hong Kong. Qualora Kim non dovesse essere più nelle condizioni di esercitare il suo comando a Pyongyang si velocizzerebbe la dinamica della sua successione

La possibilità che l’elemento di vertice della Repubblica Popolare Democratica di Corea fosse morto ha iniziato a essere ventilata la scorsa settimana in Corea del Sud, dove un periodico locale Online, ritenuto bene informato sulle vicende nordcoreane, aveva diffuso la notizia relativa alla sottoposizione di Kim Jong-un a un intervento chirurgico a causa di sopravvenute complicazioni di natura cardiaca.
La notizia era stata successivamente rilanciata dalla CNN e da Bloomberg, che l’aveva in qualche modo suffragata attraverso conferme fornite da fonti anonime riconducibili all’intelligence statunitense.
In effetti, il «Rispettabile Maresciallo» – questo è l’appellativo conferito al terzo leader della dinastia comunista Kim – non appare in pubblico ormai da un mese e, come è accaduto spesso in passato nei sistemi totalitari orientali del genere (Nord Corea inclusa), certe assenze possono risultare indicative di un evento causa di passaggio dei poteri al vertice dei regimi.
Un evento come la morte del leader, o comunque una sua malattia invalidante, quando non addirittura una sua rimozione mediante una congiura di palazzo.
Ma in un paese ermeticamente chiuso come la Corea del Nord, dove il controllo delle notizie è capillare e sistematico, la verifica di indiscrezioni o voci volutamente fatte filtrare è oltremodo difficile, dunque è possibile soltanto tentare di ricostruire una plausibile verità basandosi sulle poche informazioni certe e su uno spettro definito di ipotesi realmente esplorabili.
Intanto va rilevato che non è la prima volta che Kim Jong-un risulta assente a importanti cerimonie pubbliche nel suo Paese, poiché si era già verificato nel 2014, per poi riapparire claudicante appoggiandosi a una gruccia, un evento che aveva fatto fare gli straordinari a tutti quei medici che lavoravano per i maggiori servizi segreti del mondo, professionisti specializzati nella delineazione a distanza sulla base delle immagini dei quadri clinici di leader politici (avversari ma anche “amici”), di terroristi internazionali e di altre personalità d’interesse.
Il trentaseienne Presidente della Commissione per gli Affari di Stato, uomo in sovrappeso e grande fumatore, che vanta una serie di infartuati nella propria famiglia (compreso suo padre Kim Il-Jong).
Un segnale era pervenuto il 15 aprile scorso, quando Kim non aveva presenziato alle annuali celebrazioni del “Giorno del Sole”, la festa nazionale che ricorda la nascita di Kim Il-sung, «Grande Leader», fondatore e «Presidente eterno» della nazione coreana. In questa occasione nella capitale ha luogo una imponente parata militare nel corso della quale la nomenklatura di Pyongyang appare in pubblico accanto al capo supremo.
Una fotografia della sua salma, composta, con la testa appoggiata su un cuscino e il resto del corpo ricoperto da una bandiera rossa è stata diffusa da un network di televisioni di Hong Kong.
Qualora Kim fosse davvero morto – o, comunque a tal punto invalidato da non essere più nelle condizioni di esercitare il suo comando – a Pyongyang si velocizzerebbe la dinamica per la sua successione.
Una situazione più incerta rispetto al passato, poiché il padre del defunto leader aveva in qualche modo pianificato la propria successione indicando in Kim Jong-un il nuovo capo, mentre oggi – anche in ragione dell’anagrafica dei figli del Presidente della Commissione per gli Affari di Stato dato per morto, che sono ancora dei bambini – potrebbe risultare più complicata.
Come farà la composita classe dirigente comunista a garantire continuità al sistema dinastico?
L’apparentemente monolitica piramide del potere nordcoreano rinviene nel suo apice il proprio cemento di coesione e, almeno fino a oggi, questo è stato Kim Jong-un, tuttavia con la sua uscita di scena a Pyongyang potrebbero rimettersi in discussione gli equilibri del potere.
La cerchia di palazzo di Kim, sia quella strettamente familiare che quella dell’inner circle, giocherà sicuramente un ruolo importante. In seno a essa – negli ultimi tempi in parte falcidiata nei suoi elementi più “aperturisti” dall’azione del giovane e deciso autocrate – emerge sicuramente la figura di Kim Yo-jong, sorella minore di Kim Jong-un, personalità accreditata tra le élite e ascoltata dal suo stesso fratello.
Ella discende della «stirpe del Monte Paektu», educata in un collegio svizzero, è attualmente membro non permanente del politbüro del Partito, inoltre, nel recente passato per la prima volta ha rilasciato personali dichiarazioni a commento della reazione del presidente statunitense Donald Trump alla missiva che gli era stata inviata da Kim.
Se si affermasse si tratterebbe della prima donna alla guida della Corea del Nord, tuttavia le dinamiche del potere contemplano anche l’assenso di due fondamentali architravi del sistema: il Partito Comunista, appunto, e la casta dei militari.
La giovane e graziosa potenziale leader dagli occhi di ghiaccio potrebbe anche condurre la potenza nucleare coreana avanti nel processo di disgelo con gli Usa, traendo il Paese fuori dal grave stato di arretratezza economica nel quale versa.
Il cadavere del «Rispettabile Maresciallo», coperto dal drappo scarlatto del Partito e da variopinti e profumati fiori, è ancora caldo, caldo come l’atmosfera che regna nei palazzi del potere di Pyongyang.
In questo momento il paese che fino a poco tempo fa ha guidato con polso fermo rappresenta una totale incognita e soltanto nei prossimi giorni si potrà forse conoscerne il destino.

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