“La casa di carta” è la seconda serie più vista al mondo su Netflix, la piattaforma che nel periodo di quarantena ha avuto un vero e proprio boom di abbonati e di visualizzazioni. Fino a una settimana fa, il docufilm che conteneva riprese nel backstage e interviste ai protagonisti è stato il prodotto Netflix più visto in Italia.
Ebbene, uno degli sceneggiatori, nell’elencare i tre motivi del successo planetario della serie spagnola, ha parlato dell’uso metaforico di una canzone, “Bella Ciao”, della bellezza del testo e della musica e del suo valore simbolico.
In questa serie, che pure non parla di politica ma delle rapine del secolo alla Banca di Spagna e alla zecca di Stato spagnola, la Resistenza è rappresentata dal restare barricati dentro una banca contro un nemico infinitamente più forte, lo Stato e le sue forze dell’ordine, ma con una folla di comuni cittadini sempre più folta dalla parte dei “cattivi”.
Bella Ciao viene cantata dai protagonisti più volte. Viene usata in sottofondo, ne vengono utilizzate le prime cinque note nei momenti più drammatici: insomma, Bella Ciao è diventata la colonna sonora della serie.
Nelle varie versioni tratte dalla serie, il video più visionato su Youtube è stato aperto da 65 milioni di persone e, complessivamente – tra i vari filmati che girano sulla piattaforma – si superano ampiamente i 150 milioni di visualizzazioni e i 20 milioni di like.
Verificare per credere: basta cliccare su “Bella ciao Casa de papel”.
Durante la pandemia da coronavirus si è assistito ad almeno due episodi nei quali Bella Ciao è stata scelta come simbolo della solidarietà nei confronti del popolo italiano.
Il primo, proprio nei giorni più difficili, è arrivato da Bamberg, una piccola città della Baviera dove un gruppo di persone ha intonato Bella Ciao dai balconi delle proprie case dedicandola alla nostra sofferenza, alla nostra Resistenza.
Il video è stato visto a oggi da oltre 700.000 internauti.
Il secondo episodio, verificatosi qualche giorno fa, ha visto invece protagonisti i pompieri del Fire Brigades Union.
Il video caricato in Rete inizia con uno di loro che parla dedicandoci la canzone: «forza, amore, speranza e questa canzone» afferma il giovane vigile del fuoco, poi parte Bella Ciao.
Due interpretazioni da brividi per il sentimento e il cuore degli interpereti.
Ci si domanda il perché abbiano scelto proprio Bella Ciao, perché proprio la nostra canzone?
Probabilmente perché è il simbolo della Resistenza italiana, che ha fatto il giro del mondo divenendo un motivo ideale conosciuto da tutti e nel quale tutti ci riconoscono e si riconoscono.
Da canzone partigiana della lotta antifascista a inno universale, simbolo di Resistenza, libertà e democrazia.
Ma, allora, qui sorge un’ulteriore interrogativo: perché proprio in Italia Bella Ciao da alcuni viene snobbata, se non addirittura disprezzata?
È duro affermarlo, ma la causa risiede nel fatto che non rappresenta più per tutti dei Valori condivisi, questo in una fase di negazionismi più o meno nascosti e di grandi incertezze che turbano la gente.
Oggi è il 25 aprile, la Liberazione. Una ricorrenza voluta da Alcide De Gasperi nei mesi immediatamente successivi alla guerra e addirittura controfirmata da re Umberto di Savoia pochi giorni prima dell’esilio. Una ricorrenza che in questo Paese divenne ufficialmente festa nazionale nel 1949.
E Bella Ciao, la popolare canzone partigiana, divenne spontaneamente il suo inno ufficiale.
Era talmente nel sentimento comune che in seguito venne interpretata in molte occasioni da numerosi celebri artisti, quali Ives Montand, Giorgio Gaber, Milva e tanti altri.
Oggi è il 25 aprile, la Liberazione. Una festa che celebriamo in un momento funesto e pieno di incertezze, un giorno che però non può non essere occasione di ritrovata unione.
Di tutti. Soprattutto e anche grazie alla solidarietà che dalla gente, in Europa e altrove, ci viene fatta pervenire e che rincuora, facendoci comprendere che quello che nel passato è stato edificato al costo di tanti sacrifici non possiamo perderlo soltanto perché in noi albergano sempre più inquietanti i dubbi.
Questo momento passerà, e allora ce lo metteremo dietro le spalle come i nostri vecchi fecero con la tragedia della guerra.
E ricostruiremo meglio di prima, e con letizia nei cuori insegneremo ai nostri figli a cantare Bella Ciao.