Gli sforzi dell’Italia per limitare la diffusione dei contagi da Covid-19, profusi anche mediante il blocco delle attività sull’intero territorio nazionale, vigente dal 9 marzo scorzo in forza di un decreto emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri, hanno portato anche a una sensibile diminuzione del traffico di barche nelle vie d’acqua di Venezia.
Come documentato dalle immagini scattate dal satellite della missione europea Copernico Sentinel-2, nella laguna non si vedono più né vaporetti, né gondole e né tantomeno le gigantesche navi da crociera che attraversavano il Canal Grande.
L’immagine in alto, scattata il 13 aprile 2020, mostra la netta differenza nei volumi di traffico rispetto all’altra immagine, scattata invece un anno prima, il 19 aprile del 2019.
Infatti, il Canal Grande e quello della Giudecca appaiono praticamente vuoti rispetto all’anno precedente, mentre il traffico nei due sensi da Venezia all’isola di Murano è inesistente.
Nella foto del 2019 sono distinguibili due grandi navi da crociera ormeggiate in porto, nella zona occidentale della città, quest’anno il porto è invece vuoto.
Calli e canali sono durante le scorse festività pasquali erano deserti, attraversati soltanto dagli agenti di polizia che in servizio di pattuglia.
Ovviamente, così come riscontrato anche altrove (ad esempio nell’industrializzata regione della Lombardia) il «lockdown» ha fatto registrare un forte calo dell’inquinamento atmosferico.
Questa emergenza, efficacemente emblematizzata dalla spettrale immagine satellitare della laguna, ripropone con urgenza il problema del futuro economico e produttivo della storica città d’arte e cultura.
Quali potranno essere le strade percorribili per fare uscire Venezia dalla sua sostanziale «monocoltura» del turismo?
Quali strumenti si rendono concretamente possibili in una situazione disastrosa come quella attuale per concepire una Venezia diversa e iniziare l’eventuale trasformazione al momento della ripartenza?
Venezia vive drammaticamente la propria specificità, vedendosi costretta ad affrontare l’emergenza della pandemia da Covid-19 dopo che nello scorso novembre era stata duramente colpita dall’aqua granda, l’alluvione che l’aveva messa in ginocchio.
Riguardo alle iniziative locali per il sostegno della ripresa economica e sociale si attende il piano di rilancio da parte della Regione Veneto presieduta da Luca Zaia.
Alcuni mesi fa il Governo ha varato alcuni provvedimenti per l’area di Venezia, Rovigo e i sedici comuni del Polesine, mediante la Zls (zona logistica semplificata) si tenterà di attrarre investimenti mediante la concessione di facilitazioni sui piani fiscale e previdenziale.
Al riguardo, in questa fase la procedura prevede che la Regione si attivi di concerto con le municipalità interessate per definire un piano di sviluppo strategico che individui le tipologie di attività, le specializzazioni territoriali e che indichi nello specifico la natura delle agevolazioni e delle incentivazioni da prevedere.
Nel recente passato la legge speciale per Venezia (che adesso impone una revisione) era stata rifinanziata, mentre sono stati erogati i finanziamenti stanziati per coprire le spese relative ai rimborsi per i danni derivati dall’alluvione del 2019.
Permane comunque irrisolta la questione della diversificazione produttiva della città, poiché si è visto che di turismo e servizi non si potrà prevedibilmente tornare a campare come lo si faceva prima, e questo per lo meno nel prossimo non breve periodo che seguirà la fine del lockdown.
Infatti, la monocoltura turistica non regge più, gli effetti della pandemia hanno evidenziato brutalmente le sue fragilità e adesso Venezia non potrà più vendere ai turisti la dolce ossessione dei suoi ultimi giorni tristi, quei turisti “mordi e fuggi” giunti in massa in laguna da tutto il mondo che, fino a poche settimane, fa venivano addirittura considerati «fastidiosi» dai residenti.
Ebbene, paradossalmente, ora Venezia rischia di morire asfissiata proprio a causa della mancanza di quell’ossigeno che respirava quando quei turisti invece c’erano.
Tuttavia, la questione del rilancio della città è oggettiva e andrebbe affrontata partendo da basi diverse rispetto a quelle sulle quali sono state impostate le politiche negli ultimi anni, quando si è fatto quasi esclusivo affidamento a un’unica prospettiva di sviluppo, quella appunto del turismo.
Oggi si riflette su una riqualificazione dell’offerta, immaginando soluzioni integrate fra turismo, cultura e sviluppo.
Dunque, caratteristiche in parte innovative che rinvengono un esempio nella decisione di rendere Venezia sede degli studi sui mutamenti climatici con particolare riguardo agli effetti che generano e genereranno sulle acque.
Anche l’Agenzia per Venezia avrà importanti competenze in materia nel nuovo contesto della ripartenza nel dopo fase uno.
Inoltre, il blocco imposto dai contagi da coronavirus prima o poi finirà e allora sarà sperabile che, su basi concettuali diverse, di tutto questo si ricominci a discutere anche nell’ambito del cosiddetto «Comitatone», cioè il comitato interministeriale per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna.
Venezia è uno dei diciotto capoluoghi di regione dei quali è previsto il rinnovo di consiglio comunale, giunta e sindaco, elezioni che potrebbero venire fatte coincidere in un turno unico con quelle regionali.
Il programma Copernicus, in fase di realizzazione da parte dell’Esa (Ente spaziale europeo) attraverso l’impiego di una flotta di satelliti di osservazione di proprietà dell’Unione europea e sotto il coordinamento della Commissione europea, si pone l’obiettivo della fornitura di dati e immagini fondamentali alle attività di salvaguardia ambientale poste in essere in ambito comunitario.
L’Esa è responsabile della componente spaziale, dello sviluppo della famiglia di satelliti Sentinel-Copernicus e del flusso dei dati ottenuti a beneficio dei successivi fruitori, allo svolgimento delle operazioni partecipa anche Eumetsat (European Organisation for the Exploitation of Metereological Satellites).