ECONOMIA, emergenza coronavirus. Unione europea: tutti insieme spassionatamente

È necessario un intervento rapido e comune, va infatti mantenuta la stabilità in vista di una futura ripresa, poiché sull’uscita dalla crisi incide fortemente il fattore tempo. Questo non soltanto nell’interesse dei Paesi membri maggiormente colpiti dalla pandemia, ma anche degli altri. A insidertrend.it il professor PAOLO GUERRIERI sottolinea le priorità e i rischi di un’impasse politica

In questo anomalo “limbo” caratterizzato dall’isolamento sociale le settimane scorrono via e con loro anche ogni quotidiana polemica politica sulla situazione in ambito nazionale e sui rimedi da adottare nel breve termine per rimediare agli effetti della catastrofica pandemia ancora in atto.

Oggi a Bruxelles il Parlamento europeo si è riunito in sessione plenaria straordinaria allo scopo di deliberare sulle misure urgenti per fare fronte alla situazione creatasi per effetto della diffusione del contagio da Covid-19.

Si tratta di provvedimenti che incideranno finanziariamente sul bilancio dell’Unione europea e che dunque sono vincolati all’approvazione preventiva dell’Assemblea.

I deputati convenuti in aula e quelli che invece hanno partecipato e votato da remoto hanno discusso del “pacchetto economico” precedentemente definito dall’Eurogruppo, vagliandolo nel dettaglio e che verrà nuovamente rinviato per la decisione definitiva alla prossima riunione dei capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dell’Unione europea.

All’ordine del giorno c’erano vari punti: lo stanziamento immediato di tre miliardi di euro a copertura delle spese dei vari sistemi sanitari nazionali, la modifica delle regole sull’impiego dei fondi europei (i cosiddetti «fondi strutturali») nell’attenuazione degli effetti della pandemia, le misure di sostegno alle fasce della popolazione che versano in difficoltà economiche e le misure straordinarie concernenti il settore della pesca.

Se molti auspicano che l’Europa fornisca una risposta forte nei termini della cooperazione e della solidarietà che possa consentire una rapida uscita dalla crisi, altri però mettono in discussione l’opportunità di fare ricorso agli strumenti di soccorso resi disponibili a livello comunitario.

Sono gli argomenti che in Italia stanno animando il dibattito politico di questi giorni, cioè se attivare o meno il meccanismo salva stati (European Stability Mechanism, Mes) che aprirebbe delle linee di «credito precauzionali» alle quali avrebbero accesso quei paesi che necessitano di un finanziamento urgente, un meccanismo reso più leggero rispetto alla sua conformazione precedente – infatti lo hanno definito «light» – che permetterebbe l’erogazione di prestiti con scadenze a lungo termine e condizioni di rimborso collegate al livello di ripresa economica ottenuto.

Tuttavia, su di esso vengono sollevati diversi interrogativi e l’opposizione di natura politica al provvedimento pone addirittura a rischio la maggioranza di governo che sostiene l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte.

Il Mes, per quanto “alleggerito”, sarà davvero il cappio che strozzerà i Paesi in difficoltà che vi faranno ricorso?

Attraverso di esso si renderebbe possibile la fruizione di finanziamenti fino al limite del 2% del prodotto interno lordo nazionale, che per l’Italia vorrebbe dire una cifra pari a circa 37 miliardi di euro, erogati per altro a fronte di tassi di interesse molto bassi (sono infatti titoli di categoria AAA), questo mentre i Btp su base decennale si aggirano all’1,6 per cento.

Coloro i quali si oppongono affermano che il meccanismo salva stati imporrebbe severe condizionalità alla politica economica e alla governance dei paesi che ne faranno ricorso, imponendo un rientro dal debito attraverso programmi nazionali di aggiustamento macroeconomico e strutturale.

Che fare dunque? Non esistono molte alternative. Presto si conoscerà il futuro di possibili eurobond, lo stesso vale per l’ipotesi di sterilizzazione del debito da parte della Banca europea per gli investimenti. Ma, anche ammesso che si decida di fare affidamento alla collocazione di titoli del debito pubblico italiano sul mercato, quale potrebbe essere la risposta degli investitori nei confronti di un Paese a tal punto indebitato – si arriverà probabilmente a oltre il 155% sul Pil – e a rischio insolvenza?

All’orizzonte vanno profilandosi scenari inquietanti, per l’Italia è atteso un calo del Pil di circa il 9%, ma un tracollo economico del Paese si trascinerebbe dietro il resto dell’Europa.

Lo shock economico provocato dalla pandemia ha già investito l’intera Europa, eurozona inclusa, ma un effetto “ricaduta” dai singoli paesi in crisi sul resto dell’Unione porrebbe in serie difficoltà anche membri più ricchi come Germania e Olanda, le cui economie risentirebbero della possibile segmentazione del mercato interno e potrebbe verificarsi anche una serie a catena di crisi bancarie, tutti fenomeni in grado di condurre a una fase di ristagno economico che porrebbe a rischio la zona euro.

Ecco dunque le ragioni alla base dell’urgenza di un intervento concertato che miri alla salvaguardia della stabilità, un bene che rientra anche negli interessi dei paesi che si oppongono a forme di solidarietà a vantaggio dei membri fortemente indebitati.

No si tratterebbe dunque di mera generosità, bensì di un pragmatismo che farebbe conseguire un’ulteriore obiettivo, ridare luce e significato alle funzioni svolte dall’Unione europea agli occhi delle opinioni pubbliche più disilluse.

Delle misure economiche necessarie al Paese per uscire dall’attuale crisi e della correlata necessità di un intervento rapido e comune in ambito europeo ha parlato il professor Paolo Guerrieri nel corso dell’intervista rilasciata a insidertrend.it, il cui audio integrale è possibile ascoltare di seguito (A241).

A241 – ECONOMIA, EMERGENZA CORONAVIRUS: COME FINANZIARE L’USCITA DALLA CRISI. È necessario un intervento rapido e comune, va infatti mantenuta la stabilità in vista di una futura ripresa, poiché sull’uscita dalla crisi incide fortemente il fattore tempo.
Questo non soltanto nell’interesse dei Paesi membri maggiormente colpiti dalla pandemia, ma anche degli altri. A insidertrend.it il professor PAOLO GUERRIERI sottolinea le priorità e i rischi di un’impasse politica.
Attivare o meno il meccanismo salva stati (European Stability Mechanism, Mes) che aprirebbe delle linee di «credito precauzionali» alle quali avrebbero accesso quei paesi che necessitano di un finanziamento urgente, un meccanismo reso più leggero rispetto alla sua conformazione precedente che permetterebbe l’erogazione di prestiti con scadenze a lungo termine e condizioni di rimborso collegate al livello di ripresa economica ottenuto.
Tuttavia, su di esso in Italia vengono sollevati diversi interrogativi e l’opposizione di natura politica al provvedimento pone addirittura a rischio la maggioranza di governo che sostiene l’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte.
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