Il professor Norbert Lammert non è una persona qualunque, egli infatti ha presieduto il Bundestag e, attualmente, è a capo della Konrad Adenauer Stiftung, la fondazione affiliata alla CDU, il Partito cristiano democratico della cancelliera Angela Merkel.
Ebbene, il fatto che una personalità di vaglia come lui abbia ritenuto opportuno intervenire pubblicamente per mezzo di una nota critica sulla posizione del Governo federale tedesco in merito alle obbligazioni comuni europee, è indice del livello che ha raggiunto la “dialettica” politica interna al suo Paese.
Esprimendosi in un’intervista concessa ieri a Robert Roßmann della Süddeutsche Zeitung, Lammert ha inteso mettere in guardia i tedeschi sulle conseguenze negative di un’impressione riguardo a una «solidarietà limitata».
Il fatto che in un momento critico come questo la Germania rifiuti categoricamente di saldare ulteriormente il legame europeo comune «possa provocare più danni politici di quanto ci si possa aspettare da un sollievo economico».
Parole pesanti come macigni, indirizzate soprattutto ai decisori della compagine governativa di Berlino e all’establishment nazionale, gli uni e gli altri impegnati nella grave decisione del varo di misure in sostegno dei Paesi membri dell’Unione europea maggiormente colpiti da questa epocale pandemia.
Un ammonimento che non potrà non venire recepito dalle orecchie del vertice della Cdu, il suo stesso partito che fu dell’europeista Helmut Kohl, formazione politica all’interno della quale si dibatte riguardo all’opportunità o meno di pronunciarsi positivamente sui “corona bond”.
Lammert si è pronunciato dopo che martedì scorso alcuni esponenti di spicco della Cdu per la prima volta avevano criticato la veemente resistenza del Governo federale contro le obbligazioni europee comuni.
E proprio al cancelliere dell’unificazione tedesca ha fatto riferimento, affermando senza mezzi termini che: «Gli europei illuminati e determinati come lo è stato Kohl si sarebbero comportati diversamente – aggiungendo che -, in vista della eccezionale situazione e della crescente disperazione in importanti Paesi partner, l’impressione di una solidarietà limitata è tanto economicamente rischiosa quanto difficile da sostenere a livello umanitario».
Ovviamente, il presidente emerito del Parlamento tedesco non ha negato che sui titoli comuni europei si possa discutere, poiché è evidente che «molte obiezioni ai corona bond sono in linea di principio giustificate, tuttavia è sorprendente che ora ci siano voci di spicco provenienti dalla politica e dall’ambiente economico tedesco che in questa situazione si dicano favorevoli ad un legame fattuale e temporaneo».
Egli non ha poi mancato di sottolineare che «le alternative ai corona bond proposte dal governo di Berlino porterebbero a una simile, se non alla stessa, responsabilità comune delle obbligazioni di Stato richieste da molti altri Paesi membri dell’Unione europea».
Alla domanda sul perché, allora, la cancelliera Merkel e il suo partito abbiano respinto ancora le proposte rivolte al riguardo, Lammert ha replicato che: «Probabilmente ella ha a che fare con l’effetto molto umano che induce a essere più riluttanti a cambiare posizione una volta che questa sia stata presa».
Si tratterebbe dunque di un inquietante fenomeno di determinismo politico in una fase che vede l’Europa scricchiolare sotto il micidiale colpo assestatole dal coronavirus, un potente maglio al suo ventre molle, reso ancora più flaccido e debole da vecchi e nuovi attriti e discordanze di interessi.
Fortunatamente, però, non tutto è perduto e a ricordarlo agli europei è lo stesso Lammert nella sua intervista alla SDz: «In un’evidente emergenza come questa – ha egli infatti proseguito – europei illuminati e determinati come Helmut Kohl avrebbero presumibilmente promosso un meccanismo di finanziamento fattuale e temporaneo in grado di soddisfare le giustificate aspettative politiche ed economiche, e non sarei affatto sorpreso se Angela Merkel, al più tardi dopo aver assunto la presidenza dell’Unione europea, lo sostenesse, se non fosse troppo tardi per un tale segnale».
Lammert non si è dunque fatto sfuggire l’opportunità della prossima presidenza tedesca del Consiglio europeo, che Berlino, nella figura della sua cancelliera, assumerà il prossimo mese di luglio.
L’autorevole personalità politica della Cdu, oggi alla presidenza della fondazione che porta il nome di uno dei padri dell’Europa unita, Konrad Adenauer, ha concluso il suo intervento pubblico ammonendo che l’attuale controversia sulle obbligazioni comuni europee minaccia di «trasformarsi in una guerra di principio tra sostenitori e oppositori, un conflitto che avrebbe quale unico risultato prevedibile l’ulteriore indebolimento della Comunità europea degli Stati, che invece in questo momento ha soltanto bisogno di un convincente segnale di uno sforzo comune».