«In questo momento l’indotto fortunatamente mantiene una forte resistenza ancora per qualche mese contro un player inaspettato chiamato Covid-19. Un prezzo del greggio in forte caduta non era previsto nei piani annuali di investimento sul presente e sul futuro, almeno nell’arco temporale di 3 anni, mentre, ci siamo trovati, come tutti, a fare i conti con questa anomala situazione sociale e di mercato».
Lo afferma il presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia, riferendosi alla delicata fase che caratterizza gli scenari internazionali dopo la diffusione della pandemia da coronavirus.
«A oggiAggiungi un appuntamento per oggi, grazie alle politiche di smart-working si lavora con un regime che visto i tempi possiamo ritenere ottimale. Riunioni e conference-call del management vengono regolarmente svolte attraverso i devices e altri tools di interconnessione. La parte operativa/gestionale, non trovandosi in luoghi di Ufficio riscontra qualche difficoltà in più per i documenti ma comunque regge l’operatività».
«Sull’asset della rete carburanti – prosegue Marsiglia – in questo momento riscontriamo la perdita maggiore in termini di consumi. La fotografia è internazionale, tuttavia, se ci si riferisce agli Impianti di carburante alle stazioni di servizio sul territorio nazionale l’erogato è sceso di oltre l’80% dai flussi giornalieri pre-epidemia. Un gestore (benzinaio) guadagna circa 3-5 centesimi di euro per litro venduto su self-service e servito, negli ultimi giorni i guadagni giornalieri a lordo di tasse si aggirano in media sui 35 euro, la situazione e disastrosa. Le compagnie petrolifere, a iniziare dall’Eni, hanno fornito segnali incoraggianti ai gestori consentendo loro dilazioni di pagamento sugli acquisti delle autocisterne e sostenendoli mediante l’acquisto e la distribuzione di dispositivi di Protezione Individuale (DPI), al fine di consentirgli l’adeguamento nell’immediato alle direttive emanate dal Governo in materia di sicurezza. Questo è stato un grande aiuto ma se la situazione non cambierà molti di loro saranno al collasso e si vedranno costretti a cedere o a chiudere l’attività».
Per quanto concerne invece il prezzo del greggio, precipitato a 20 dollari a barile, e la flessione sulle borse valori dei titoli azionari petroliferi, secondo Marsiglia «l’Oil & Gas internazionale ha dovuto rivedere investimenti, dividenti e piani di sviluppo, ma era inevitabile. Il surplus di materia prima energetica, sia nella lavorazione delle raffinerie in tutto il mondo che nei depositi di stoccaggio, fa fatica a essere smaltito e venduto. Col greggio che oscilla attorno agli attuali prezzi al barile numerosi investimenti non possono essere più supportati, mentre l’arco temporale di attesa è ormai divenuto minimo. Nel breve quindi – conclude il presidente di FederPetroli Italia – assisteremo a grandi mutamenti sugli scenari geopolitici che interesseranno le nuove quote di mercato petrolifere».