CORONAVIRUS, economia. Pensando al «Day after» senza economia sommersa: l’allarme lanciato dal presidente dell’Eurispes

Affermava John Maynard Keynes che «nel lungo periodo saremo tutti morti», nella lettera aperta di Gian Maria Fara le preoccupazioni per una componente “non ufficiale” ma per questo non meno importante del tessuto produttivo italiano

Come farà l’Italia senza sommerso? di Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes – Così come abbiamo sempre sostenuto, l’Italia ha tre Pil (prodotto interno lordo): uno ufficiale di circa 1.600 miliardi di euro, uno sommerso di circa 540 miliardi (l’equivalente del 35% di quello ufficiale) e uno criminale che supera abbondantemente i 250 miliardi.

La crisi riconducibile al Covid-19 ha, di fatto, bloccato in gran parte l’economia ufficiale, quasi del tutto l’economia sommersa e inflitto pesanti perdite a quella criminale. In quest’ultimo caso non possiamo che compiacerci anche se, come è noto, buona parte del fatturato criminale si riversa sull’economia sana attraverso il riciclaggio o si dematerializza attraverso complesse operazioni finanziarie.

Il vero problema sarà, nelle prossime settimane, quello di gestire la scomparsa del sommerso che è stato (piaccia o non piaccia) nel corso degli ultimi decenni un vero e proprio ammortizzatore sociale, che ha permesso agli italiani di superare l’onda provocata dalla crisi economica partita nel 2007-2008.

Il sommerso ha consentito a milioni di famiglie monoreddito di integrare le entrate familiari attraverso lavori occasionali o anche stabili non dichiarati. Numerose altre famiglie, che non possono contare sul lavoro ufficiale di almeno uno degli appartenenti, sopravvivono grazie all’arte di “arrangiarsi” messa in atto dai diversi componenti della famiglia che, faticosamente, riescono a mettere insieme il pranzo con la cena.

Ora, a produzione ferma o quasi, con alberghi, ristoranti, attività commerciali e artigiane, uffici chiusi e con il divieto di uscire di casa e considerando difficile che tali famiglie possano avere carte di credito o da parte risorse necessarie per la sopravvivenza per qualche mese, che cosa accadrà nell’immediato futuro?

Noi, la risposta ce la siamo già data e non vogliamo trasferirla all’opinione pubblica per non mettere “benzina sul fuoco”. Ma c’è da essere seriamente preoccupati e questa volta non solo per il Covid-19 ma, soprattutto, per la crisi economica, per la conseguente tenuta sociale e per l’ordine pubblico del Paese.

Per fronteggiare questa guerra, occorre però un Governo competente a cui poter affidare leggi emergenziali che se da un lato impongono limitazioni alle libertà, dall’altro devono superare le burocrazie e le loro lentezze nella distribuzione degli aiuti economici; è necessaria una guida autorevole e credibile a cui gli italiani possano affidare gli straordinari sacrifici che sono chiamati a fare e che dia speranza nel futuro.

E occorre far presto, perché, come diceva Keynes, “nel lungo periodo…”.

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