Palermo come Caracas? Mentre al Nord è un’ecatombe, in alcuni centri del Meridione monta la tensione sociale tra le fasce meno abbienti della popolazione. Negli scaffali dei supermercati non mancano né generi alimentari né altri beni di consumo, tuttavia a scarseggiare sono i soldi nelle tasche di chi li dovrebbe acquistare, questo mentre si registrano aumenti dei prezzi di farina, frutta e verdura.
Quale futuro? Continuano ad arrivare le voci delle massime personalità, che intervengono esplicitamente o sibillinamente nei confronti di un’Unione europea non scarsamente solidale al suo interno, interventi che assumono contorni inquietanti se percepiti come segnali indirizzati alle cancellerie dei Paesi membri.
Per primo si era espresso Romano Prodi, poi ad appellarsi dalle colonne del Financial Times era stato nientemeno che Mario Draghi, infine, a parlare in televisione a reti unificate è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, questo mentre l’amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi acquistava un corposo pacchetto azionario della società che lui stesso dirige.
Cosa significa? Dove sta andando l’Europa? E l’Italia?
Le tensioni esplose al Sud sono uno degli effetti del “buco di liquidità” generato dal necessitato blocco delle attività produttive in Italia, misura decisa dal Governo allo scopo di contenere la diffusione dei contagi da Covid-19.
Di fronte ai – per fortuna ancora isolati – assalti ai supermercati nel Meridione, il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano è giunto addirittura a dichiarare che «è a rischio la tenuta democratica nel Paese», mentre invece quella dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha annunciato che «non verranno tollerate illegalità».
In serata è poi intervenuto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha annunciato, tra l’altro, la prossima erogazione di “buoni spesa” per chi versa in difficoltà economiche.
Bisogna dunque comprendere cosa sta davvero accadendo e quindi intervenire in maniera tempestiva.
Gli italiani stanno vivendo in una sorta di limbo, in isolamento nell’attesa dell’uscita dal tunnel della pandemia ma privi di certezze riguardo al domani.
Il professor Becchetti è ottimista, egli infatti è convinto che quello attuale è uno shock temporaneo destinato a essere superato, e questo deve tranquillizzare, poiché la vita tornerà normale.
Al contrario, se la gente venisse assalita dall’emotività e dalla paura incontrerebbe maggiori difficoltà nello scorgere l’uscita dal tunnel.
Ma allora tutto tornerà come prima?
Lessons learned. L’attuale «narrativa» sembrerebbe deporre il contrario, «tuttavia – afferma Becchetti – se l’umanità farà tesoro della lezione appresa con questa devastante epidemia, il mondo non sarà più quello di prima, e questo in positivo, perché assisteremo a una ripresa di tipo diverso».
Si dovrà però ripartire da ambiente, salute, il lavoro, benessere economico, tutte cose che non dovranno confliggere tra loro, «dobbiamo puntare a un tipo di sviluppo diverso».
Cosa ci sta insegnando il Covid-19? Ad esempio che il tasso di contagi e mortalità più elevato è stato registrato nelle zone maggiormente produttive del Paese, quelle anche più inquinate, dove i livelli di polveri sottili (PM10 e PM2,5) son più elevati.
È altresì noto che esiste una correlazione accentuata tra polveri sottili e ospedalizzazioni di emergenza causate da polmoniti o patologie tumorali, seppure sia presto per avere risultati sulla specifiche correlazioni dell’attuale coronavirus, ma è un dato di fatto che le persone che abbiano respirato aria peggiore si trovino in oggettive condizioni di debolezza nel rispondere al Covid-19.
Inoltre, nelle zone dove maggiore era l’attività economica gli impianti non si sono fermati subito alle prime avvisaglie dell’epidemia e la gente ha continuato ad andare a lavorare, una decisione (assunta dai vertici delle imprese e dai decisori politici) che ha sicuramente aggravato la situazione in termini di contagi.
«Dopo non sarà più lo stesso», economisti come Becchetti propongono dunque l’istituzione di “zone economiche franche” attraverso una notevole incentivazione di natura fiscale alle imprese che si impegnino in investimenti nella sostenibilità nelle province maggiormente inquinate e a i privati che intervengano sui propri sistemi di riscaldamento e mezzi di trasporto.
Questo significherebbe, tra l’altro, la transizione verso processi produttivi ambientalmente sostenibili, la digitalizzazione e la mobilità elettrica.
Imparare questa lezione farebbe sì che il sistema non incorra nuovamente in uno shock come quello che sta subendo ora, riducendone per lo meno i rischi.
«Per ottenere tutto questo bisognerà però innanzitutto mantenere la lucidità per ragionare su quali sono davvero le cose da fare, poi battere i pugni sul tavolo quando necessario ma, soprattutto, cercare sempre di trovare gli equilibri cooperativi, poiché soltanto questi ultimi sono in grado di fare aumentare le nostre forze».
Oggi: disagi economici e provvedimenti del Governo. Autonomi e commercianti soffrono di più in questa fase di “buco” che, si spera, durerà un paio di mesi, tuttavia bisogna colmare questa carenza di liquidità. Ma in che modo?
L’Inps trasferirà denaro a undici milioni di persone attraverso una serie di canali in parte già attivati, quali il finanziamento della cassa integrazione, quello dei bonus di cui avranno diritto quei lavoratori e lavoratrici che resteranno a casa con i propri figli, mediante l’assegno di 600 euro destinato ai lavoratori autonomi (del quale il Governo sta pensando di aumentare l’importo).
Ma lo Stato italiano dove può reperire tutti questi soldi?
Intanto indebitandosi ulteriormente, collocando cioè propri titoli sul mercato nella speranza che i risparmiatori e le banche li acquistino, poi usufruendo del nuovo Quantitative easing illimitato (Qe) deciso dalla Banca centrale europea, che dovrebbe aiutare a mantenere bassi i tassi di interessi applicati sul debito pubblico italiano.
Tuttavia, secondo il professor Becchetti tutto questo non è sufficiente, infatti egli auspica un intervento tipo helicopter money di Trump negli Usa da parte della Banca centrale europea (Bce), cioè l’accredito diretto di somme di denaro sui conti correnti dei cittadini.
Il docente di economia politica a Tor Vergata ritiene che l’euro abbia la forza per poter sostenere questo genere di operazione emergenziale, però è noto che su questo argomento il Consiglio europeo è spaccato, con alcuni Paesi del Nord che vi si oppongono fermamente.
L’Unione europea potrebbe inoltre emettere lei stessa dei titoli del debito, i noti «eurobond», ma anche in questo caso c’è una spaccatura tra i ventisette Paesi membri, seppure tutta una serie di canali restano ancora aperti.
La Bce ha aperto una linea di credito alle banche europee consentendo loro di finanziarsi a tassi estremamente bassi, addirittura negativi (-0,25%), a loro volta le banche anticipano denaro alle imprese a tassi vicini allo zero e con la fornitura di una garanzia pari a circa il 90% da parte dello Stato, l’Europa ha sbloccato dei fondi comunitari che le regioni potranno utilizzare direttamente, ovviamente si dovrà capire su tutto questo basterà oppure no, con un occhio rivolto anche a ciò che fanno e faranno anche gli altri Paesi.
È possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervista con il professor Leonardo Becchetti su questo sito (A235)